La ginestra di Giacomo Leopardi

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  1. uno
     
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    Contenuti:
    1° strofa: ginestra contestualizzata: opposizione Ginestra – deserto, aridità – profumo, vita – morte
    v. 37: brusco passaggio da momento lirico a momento polemico contro coloro che esaltano la vita umana di fronte alla furia distruttrice della natura. Sarcasmo pungente.
    2° strofa: domina ancora l’argomento polemico, questa volta contro il “secol superbo e sciocco”, contro la filosofia spiritualistica.
    3° strofa: continua la polemica. Comincia la metafora dell’uomo povero ed infermo che si manifesta agli altri per quello che realmente è, non vanta un fisico forte o ricchezze che non possiede.
    v.111: Nobiltà: quella che guarda in faccia alla realtà. Svolta del pensiero leopardiano. Non si limita più a posizione critiche, negative, a distruggere i miti ingannevoli rivelando il vero, ma viene proponendo con vigore una parte costruttiva, un’alternativa alle teorie spiritualistiche (che propongono all’uomo destini che non gli sono propri).
    Propone ancora una volta il vero della ragione, ma non in funzione passiva: individuare la nemica dell’uomo e combatterla… non c’è più rassegnazione, indifferenza verso i mali della società. Propone una sua idea di progresso. L’ingiustizia è fatta dalla natura: gli uomini resisi conto di ciò che devono costruire una società più giusta con rapporti più umani. Progresso di tipo morale e civile, si fonda sulla lucida consapevolezza della tragica condizione dell’umanità. Non nega assolutamente il suo pessimismo: si trasforma da pessimismo cosmico (che finiva per travolgere l’uomo) in pessimismo agonistico (nel quale l’uomo combatte contro la natura). L’uomo afferma la propria dignità. Recupera il ruolo dell’intellettuale: una persona che prima degli altri riesce a rendersi conto della sua situazione e combatte contro questa. Ha il compito di diffondere la consapevolezza del vero, ha il ruolo di indicare qual è il vero nemico contro cui combattere. Questo è in funzione di spingere gli uomini alla fraternità.
    4° strofa: rompe con la strofa precedente. Scorcio paesaggistico, stesso della 1° strofa, un paesaggio deserto (una distesa di lava pietrificata, che evoca immagini di morte). Da questo ritorno prende spunto per una riflessione che lo porta a mettere in discussione l’antropocentrismo dell’uomo. Universo fatto di stelle piccolissime che sembrano nebbia e perdono consistenza, rovesciando la prospettiva: è la terra stessa che perde consistenza (vedere l’uomo, la terra dalle stelle è come vedere le stelle dalla terra). È un’illusione creata dalle teorie spiritualistiche l’antropocentrismo.
    5° strofa: Parte dalla natura e arriva all’uomo. Metafora della mela che distrugge cadendo un formicaio, come un tumulto della terra che distrugge le cose dell’uomo. Si avverte la furia distruttiva della natura. Forze della natura: si scagliano contro le forme della natura (formiche) e contro l’uomo. Ma con più virulenza contro gli altri esseri rispetto all’uomo, questo perché le formiche sono molto numerose.
    6° strofa: tempo dell’uomo  muta continuamente. Tempo della natura  rimane immutato, fermo nelle sue minacce contro l’uomo. Prima parte: contrasto tra un quadro idillico (villa, vigneti) e l’immagine sinistra della forza distruttrice della natura, che nega ogni pace. Seconda parte: motivo della rovina delle antiche città, che tornano alla luce con gli scavi archeologici.
    Natura: continua ad incombere con la sua eterna minaccia.
    Conclusione della strofa: motivo riflessivo, la natura è ancora verde quando cadono i popoli.
    Fine: accusa all’uomo che si arroga il vanto di eternità
    7° strofa: struttura circolare: ritorna in primo piano la ginestra.
    Fiore: significato simbolico, pietà verso la condizione delle creature. Poi la lenta ginestra diviene un modello di comportamento eroico e nobile per l’uomo. Dovrà inevitabilmente chinare il capo alla furia distruttrice della natura, ma questa sua sconfitta non cancella la sua dignità. Non erge il capo per eguagliarsi al cielo, non vuole imporre il suo dominio sulle altre creature, è consapevole del proprio destino, afferma la propria identità adeguandosi a quello che la necessità della natura le impone. Ginestra = lenta, pieghevole perché si adatta senza rinunciare alla propria dignità.
    Messaggio nuovo: stimolare la fratellanza tra gli uomini per combattere un destino comune. Leopardi cerca di condurre gli altri dalla sua parte: contro la natura. C’è maggior contatto con la cultura del suo tempo, spirito ottimistico e romantico: la letteratura può educare (ad una dimensione di giustizia). Da leopardi parte una catena umana (né civile, né sociale) nella consapevolezza della vita.

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    Scritto nel 1836 a Torre del Greco, dove si era rifugiato per sfuggire all’epidemia di colera che imperversava a Napoli
    Lo spunto iniziale della poesia è dato dalla viva impressione suscitata in Leopardi dalla fioritura della ginestra sulle pendici del Vesuvio

    CONCETTI FONDAMENTALI:

    • STOLTA SUPERBIA DEL GENERE UMANO
    Il fiore è contrapposto all’orgoglio e alla ridicola illusione dell’uomo di essere padrone dell’universo
    Versi: 102,103 “e di fetido orgoglio empie le carte”
    188,189 “che te signora e fine credi tu data al tutto”
    296 “l’uomo di eternità s’arroga il vanto”

    • POLEMICA CONTRO LA FILOSOFIA SPIRITUALISTICA del secolo che crede nelle “magnifiche sorti e progressive” (vv 51) dell’uomo
    Polemica contro :
     la fiducia sulle capacità illimitate dell’uomo (illuminismo)
     L’IDEALISMO PROGRESSISTA (ottusa fiducia nella centralità dell’uomo e nella perfettibilità dell’universo)
     Gioberti, Manzoni , Rosmini,Mariani

    Il verso 51 è una citazione del cugino Terenzio Mariani , scrittore di orientamento cattolico-progressista che saltava le sorti magnifiche e progressive dell’umanità

    “e gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” (vangelo di Giovanni)
    tenebre = rappresentano l’idealismo progressista,ottimista , cattolico–liberale
    luce = l’uomo prende coscienza del proprio stato  l’uomo è nulla a confronto della natura
    Rinascimento rappresenta la natura umana così com’essa è ; ossia debole , in balia di forze infinitamente più potenti , e inoltre priva di qualsiasi consolazione provvidenzialistica

    • CADUCITA’ E MISERIA DELL’UOMO
    Il genere umano deve prendere coscienza della propria fragilità , dell’infima consistenza di quel granel di sabbia che è la terra in confronto all’immensità dell’universo.
    Versi: 173 “globo ove l’uomo è nulla”
    190 “in questo oscuro granel di sabbia”
    294 “caggiono i regni intanto,passan genti e linguaggi”

    • ASSOLUTA INDIFFERENZA DELLA NATURA E LA SUA OSTILITA’ NEI CONFRONTI DELL’UOMO
    La natura è indifferente di fronte al destino dell’uomo
    Versi: 231 “non ha natura al seme dell’uomo più stima o cura che alla formica”
    La ginestra , che il poeta vede fiorire sulle aride pendici del Vesuvio e che aveva già visto fra le rovine di Roma , sembra prediligere i luoghi desolati che testimoniano di gravi catastrofi naturali (eruzione del vulcano nel 79 d.c. che distrusse Pompei ,Ercolano e Stabia) o storiche
    La fragilità della ginestra sembra compiangere la realtà desolata .
    Il Vesuvio è incombente con la sua sinistra aridità e la sua enorme capacità distruttiva
    Versi: 2,3 “formidabil, sterminator”
    La natura , che pur ha generato l’uomo come madre , si rivela crudele matrigna
    Versi 119,123
    125 “madre è di parto e di voler matrigna”

    • INVITO ALLA FRATELLANZA UNIVERSALE PER OPPORSI ALLA NEMICA NATURA
    La solidarietà è un valore cristiano , ma nella poesia non ha un intento politico  soluzione positiva
    Dalla presa di coscienza della propria vulnerabilità e debolezza deriva la necessità per gli uomini di allearsi tutti assieme contro la natura , riscoprendo la solidarietà al posto delle insensate lotte fratricide che segnano la storia
    Versi 125,135 “nobil natura è quella che tutti fra sé confederati estima gli uomoni e tutti abbraccia con vero amor”
    149 “social catena”

    • ACCETTAZIONE DELLE TESI MATERIALISTICHE ,che considerano l’uomo “nato a perir” e non destinato a una vita immortale
    Versi 100 “nato a perir, nutrito in pene”

    Leopardi polemizza contro le credenze religiose , da lui ricondotte all’orgoglio dell’uomo nel ritenersi interlocutore privilegiato della divinità
    Versi : 189,194 allusione alle favole sulle divinità che scendono sulla terra per occuparsi degli uomini , riguarda ogni forma di credenza religiosa (cristianesimo, dogma dell’incarnazione)
    200 “non so se il riso o la pietà prevale” l’orgoglio e le patetiche illusioni sono oggetto di irrisione ma anche di compatimento

    • CONVINZIONE CHE LA VERA DIGNITA’ INTELLETTUALE DELL’UOMO
    Sta nel coraggio di alzare gli occhi per guardare in volto al destino comune a tutti, nel riconoscere “il mal che ci fu dato in sorte” e nel mostrarsi “grande e forte ..nel soffrir”

    • GINESTRA
    La fragile pianta ,pronta a soccombere alla violenza del vulcano ma non per questo vilmente rinunciataria (continua infatti a fiorire),né follemente orgogliosa da pensare di potersi opporre alla furia della natura , deve rappresentare un modello di comportamento per l’uomo, che a quella modestia e a quel coraggio dovrebbe ispirarsi , rinunciando per sempre alla propria superbia
    Versi:297,304
    Versi: 304,313 identificazione della figura del poeta con le ginestra

    La poesia è il profumo della vita
    La ginestra rappresenta l’umiltà che cerca con la sua forza vitale di reagire contro la natura
    Il profumo della ginestra riempie la nostra solitudine e cerca nel poco di rinascere

    ____________________________


    Fiore del centro-sud. Nasce a cespugli nelle aree deserte (Vesuvio). Distrutta da ogni colata lavica, ricresce.
    Poemetto di 317 versi, orchestrazione sinfonica.

    Intro: come il Vangelo: diffondersi della luce (ragione, consapovolezza della condizione umana) Vs le tenebre.

    • 1° strofa: deserto Vs ginestra, aridità Vs profumo
    paesaggio: antiidilliaco (novità), solo x contrasto usa quello idilliaco.
    - “formidabil monte” : potenza distruttiva della natura
    - “erme contrade”: desolazione, passare del tempo, perire
    - “ceneri infeconde” e “impietrata lava”: morte, destino delle creature
    - ginestra: abbellisce i deserti, compagna di sventure, gentile, commiserativa
    - valore simbolico: Pietà x la sofferenza degli esseri (perseguitati dalla natura)
    Pietà attraverso la Poesia (unico conforto dell’infelicità x Leopardi)
    - identificazione segreta Leopardi-ginestra: vita che resiste alla forza della Natura.
    - opposizione stilistica: sublimità grandiosa e orrida (vulcano) Vs delicatezza e musicalità (ginestra)
    - ultima parte: motivo polemico, sarcastico: a smentire l’ottimismo di chi esalta la potenza dell’uomo
    - fine: contrasto verità (nullità dell’uomo) Vs mito ingannevole di un progresso splendido

    • 2° strofa:
    - polemica antireligiosa: Leopardi materialista denuncia: -chi esalta il progresso e torna alle barbarie
    - chi vuole libertà e vuole il pensiero schiavo del dogma
    - solo il pensiero libero può guidare al meglio il destino degli uomini
    - trionfo della religione dovuto a vigliaccheria, egli contrappone il suo Io eroico-combattivo

    • 3° strofa:
    - nobiltà spirituale: nel guardare con coraggio il destino comune, dire il vero sulla condizione umana
    tragica, mostrandosi forti, fraterni e solidali (svolta di Leop).
    - Prima distruggeva solo i miti ingannevoli, ora è anche combattivo: pessimismo eroico-combattivo
    - continua a escludere la felicità, ma afferma la possibilità di un progresso, di una società + giusta (rapporti
    umani solidali), progresso vero: civile e morale, basato sulla consapevolezza della condizione umana.
    - Società coalizzata Vs la natura nemica. X la sopravvivenza.
    - Compito dell’intellettuale: diffondere la consapevolezza del vero, spingendo alla fraternità .

    • 4° strofa:
    - si apre con uno scorcio paesistico (immagini luttuose + il poeta immerso nella natura (novità) )
    prima (idilli) c’era un filtro tra realtà e poeta: x permettere l’immaginazione.
    - Realtà orrida, non + trasfigurata da illusioni, è il Vero.
    - Poi osserva il cielo: non + di immaginazione, ma x far riflettere sulla nullità della Terra
    - Poi Vs le posizioni religiose (tra il riso e la pietà)

    • 5° strofa: tema: potenza distruttrice della natura: descrive il cataclisma (eruzione)
    scena dinamica, rapidità delle fasi distruttive, metafora: “utero tonante”

    • 6° strofa: tema: tempo: variabilità tempo umano Vs immobilità tempo natura
    - 1° parte: contrasto: quadro potenzialmente idilliaco Vs grandiosa natura distruttrice
    - 2° parte: rovine di antiche città (gusto romantico)
    presenza costante del vulcano in lontananza

    • 7° strofa: ritorna la ginestra (significato simbolico)
    Modello di comportamento eroico: dovrà piegare il capo alla natura, ma la sconfitta non ne cancella la dignità (non ha mai piegato codardamente la testa, nè mai ha voluto imporre il suo dominio)
     
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  2. HuskyGentile
     
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    :clap: complimenti per l'analisi è ben fatta! se qualcuno avesse qualcosa da aggiungere sulla seconda strofa non mi dispiacerebbe affatto però...tipo qualcosa che riguardi i motivi d'esaltazione della ragione illuministica, i versi in cui compare il titanismo, la funzione dell'intellattuale...grazie comunque! :superlol:
     
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  3. ||max||
     
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    da studenti.it


    Qui sul fianco riarso del monte Vesuvio, tremendo annientatore, che nessun altro tipo di vegetazione rallegra, spargi i tuoi cespi solitari intorno, profumata ginestra, appagata dai deserti. Ti vidi anche un’altra volta adornare con i tuoi cespi le solitarie campagne che circondano le città che un tempo furono dominatrici di popoli, e sembrano rendere al viandante una testimonianza e costruire un monito dall’antica potenza ormai perduta della città con il loro cupo e silenzioso aspetto. Adesso torno a vedere in questo luogo te, che prediligi i luoghi tristi e abbandonati dalla gente, te che sei compagna di rovinate grandezze. Questi campi cosparsi di ceneri sterili e ricoperti dalla lava solidificata, che risuona sotto i passi del viandante, dove si annida e si contorce al sole il serpente, e dove all’abituale tana sotterranea torna il coniglio; furono villaggi prosperi e campi incolti, e biondeggiarono di messi, e risuonarono di muggiti di mandrie; furono giardini e ville sontuose, che offrirono gradita ospitalità al riposo dei potenti; e furono città famose che con i suoi torrenti di lava fuoriusciti dal cratere che erutta fuoco, il Vesuvio investendo con la lava seppellì con gli abitanti insieme. Oggi le rovine avvolgono il paesaggio desolato dove tu solo dimori, o fiore gentile e, quasi rivelando compassione per le altrui sciagure, emani un profumo dolcissimo che sale verso il cielo e che consola questo luogo di desolazione. Chi ha l’abitudine di esaltare con ottimismo la nostra condizione venga in queste campagne desolate e constati in che misura il genere umano stia a cuore alla natura che ci ama. E qui potrà anche giudicare opportunamente la potenza del genere umano, che la natura, crudele nutrice, quando l’uomo meno se lo aspetta, con una scossa impercettibile in parte distrugge in un momento e può con scosse un po’ più forti annientare del tutto. Su questi pendii sono rappresentate le sorti splendide e in continuo progresso dell’umanità.

    Vieni a guardare e a verificare le tue certezze in questi luoghi, secolo stolto e superbo, che hai lasciato la via percorsa fino ad ora prima di te dal pensiero risorto con il Rinascimento e, volti i passi in opposta direzione, esalti il ritorno alle passate dottrine e lo chiami progresso. Tutti gli intellettuali di cui il destino ingiusto ti rese padre esaltano il tuo ragionare infantile, benché, talvolta, nel loro intimo, ti scherniscano. Io non andrò sottoterra macchiato di una simile vergogna, ma avrò rilevato nel modo più esplicito il disprezzo che nutro verso di te, benché sia consapevole che chi non piacque ai propri contemporanei è destinato ad essere dimenticato: nonostante io sappia che dimenticare preme chi alla propria età increbbe troppo. L’essere dimenticato, che con te sarà comune, fin da questo momento assai mi rido. Elabori progetti di libertà politica e civile e nel contempo assoggetti a dogmi irrazionali quel pensiero in virtù del quale soltanto risorgemmo in parte dalla barbaria medioevale e in nome del quale soltanto si avanza sulla strada della civiltà, la civiltà che sola rende migliore il destino della società. Non avevi la forza di accettare le conclusioni a cui era giunto il pensiero, ossia che la natura ci ha assegnato una condizione dolorosa e infima nella gerarchia degli esseri. Per questo volgesti le spalle a quel pensiero filosoficocce rese evidenti queste verità e, mentre fuggi, definisci vile chi segue queste dottrine e, viceversa, chiami coraggioso colui che illuminando se stesso o gli altri innalza, esaltandola, la condizione umana fino al cielo.

    Un uomo di umile condizione ed infermo, che abbia grandezza d’animo e nobili sentimenti, non si vanta né si illude di essere ricco o forte e non ostenta ridicolmente una vita splendida o un fisico in piena salute fra la gente; ma senza vergognarsene non nasconde di essere debole e povero e si dichiara tale apertamente e giudica la sua condizione secondo quello che è in realtà. Non considero saggio e coraggioso, ma stolto quel essere vivente che, benché destinato a morire e cresciuto in mezzo ai dolori, dichiara di essere stato creato per provare piacere e stende scritti che trasudando orgoglio disgustoso, promettendo esaltanti destini e straordinarie felicità – quali non solo questa terra, ma anche il cielo intero ignora – a popoli che un maremoto, un’epidemia, una scossa di terremoto distruggono in un modo tale che a stento rimane il ricordo di essi. Considero indole nobile e dignitosa quella di colui che ha il coraggio di guardare in faccia il destino umano e che con franchezza, senza finzioni, riconosce la sorte dolorosa e l’insignificante e fragile condizione che ci furono assegnate; è quella che si rivela grande e forte nelle sofferenze, che non ritiene responsabili delle sue sciagure gli altri uomini, aggiungendo in questo modo alle sue miserie, tanto numerose, odio e ira tra fratelli, ossia un male ancora peggiore, ma attribuisce la colpa a colei che è la vera responsabile, che è madre degli uomini, in quanto li ha generati, ma, per il trattamento che riserva loro, è da considerarsi alla stregua di una matrigna. Considera la natura una nemica, pensando, come del resto è, che la società umana si sia unita e organizzata all’origine per combattere e contrastare la natura, ritiene che tutti gli uomini siano alleati fra loro, e tutti abbraccia con amore vero, prestando valido e sollecito aiuto e aspettando in cambio nei pericoli che a vicenda sovrastano gli uomini e nelle sofferenze della lotta che li accomuna contro la natura. Ritiene che sia da sciocchi armare la propria mano per contrastare un altro uomo e preparare insidie e danni al proprio vicino così come sarebbe sciocco in un campo circondato da nemici, proprio mentre infuriano gli assalti, dimenticandosi di questi, aprire ostilità crudeli e feroci contro i propri compagni. Così fatti pensieri quando saranno, come furono agli inizi dell’umanità, evidenti al popolo, e quel terrore che alle origini spinse agli esseri umani a stringere legami sociali contro le forze naturali ostili sarà ricondotto da una vera conoscenza, allora i rapporti civili ispirati ad onestà e rettitudine, la giustizia e la pietà, avranno un ben diverso fondamento che non le fantasie piene di presunzione e prive di consistenza, basandosi sulle quali l’onestà umana suole stare in piedi, così come può stare in piedi tutto quello che si fonda sull’errore.

    Spesso in questi luoghi alle pendici del vulcano che, desolate, la lava solidificata ricopre di scuro, e sembra accavallarsi come onde marine, trascorro la notte; e sulla campagna triste in azzurro purissimo vedo dall’alto brillare le stelle, cui da lontano il mare fa da specchio, e tutto in giro di scintille nella cavità serena, immensa, del cielo brillare il mondo. E poi che gli occhi a quelle luci rivolgo, che agli occhi sembrano un punto, mentre sono immense, tanto che rispetto a loro la terra e il mare sono davvero un punto; per quelle stelle non solo l’uomo, ma anche questo pianeta dove l’uomo è nulla è sconosciuto del tutto; e quando scruto quella ancora lontana nebulosa, che a noi pare quasi nebbia, a cui non l’uomo e non la terra soli, ma insieme, infinite nel numero e nella grandezza, le stelle del nostro sistema solare, compreso il sole luminoso o sono sconosciute, o così paiono come essi alla terra, un punto di luce nebulosa; al pensiero mio che sembrino allora, o genere umano? E io, ricordando la tua condizione miserevole, di cui è testimonianza il luogo in cui mi trovo che, nonostante ciò, tu, credi di essere stata destinata ad essere dominatrice e scopo ultimo dell’universo, e quante volte ti sei compiaciuta immaginando che gli dei, creatori dell’universo, siano scesi in questo oscuro granello di sabbia che ha nome a terra per prendersi cura di te ed abbaino conversato con piacere insieme agli uomini e che perfino il secolo attuale, che pare di tanto superiore alle età precedenti per conoscenze e grado di civiltà, col restaurare le credenze religiose schernite nel Settecento, insulta coloro che conservano un po’ di saggezza, quale sentimento o quale riflessione prevale allora in conclusione nei tuoi riguardi, o infelice genere umano? Non so dire se prevale il riso per l’assurdità dei tuoi errori o la pietà per il bisogno di conforto che ti induce a quelli.

    Come un frutto di modeste dimensioni, nel cadere da un albero, che il semplice processo di maturazione fa precipitare a terra in autunno inoltrato, senza l’intervento di alcuna forza e schiaccia, annienta e sommerge in un attimo gli amati nidi scavati dalle formiche con grande fatica e lavoro e provviste che i laboriosi insetti avevano accumulato con previdenza, a gara, durante l’estate; allo stesso modo le tenebre ed una valanga piombando dall’alto, dopo esser stata scagliata verso il cielo dalle viscere rombanti del vulcano, oppure un’immensa piena di massi liquefatti, o di metalli e di arena infuocata, scendendo furiosa tra la vegetazione lungo il pendio della montagna, devastò, distrusse e ricoperse in pochi istanti le città che il mare lambiva là sulla costa: per cui sopra le città sepolte oggi pascolano le capre, e nuove città sorgono dall’altra parte, distanti dal mare, di cui le città sepolte costituiscono le fondamenta, e le mura diroccate, l’altro monte al suo piede quasi calpesta. La natura non nutre verso la specie umana più sollecitudine e interesse di quanto nutre verso le formiche, e se avviene che le stragi sono meno frequenti tra gli uomini che tra le formiche, ciò dipende solo dal fatto che la stirpe degli uomini è meno feconda.

    Ben milleottocento anni passarono dopo che sparirono, sepolti dalla forza della lava infuocata, le città popolose e il giovane contadino addetto ai vigneti, che la terra arida e bruciata fa crescere a stento in questi campi malgrado siano passati tanti secoli alza lo sguardo con apprensione alla sommità del vulcano, che neppure minimamente si è fatta più mite ed ancora sovrasta tremenda, ancora minaccia a lui strage ed ai figli e ai loro averi poverelli. E spesso il meschino trascorrendo la notte insonne all’aperto sul tetto della modesta abitazione e balzando più volte, scruta con attenzione l’avanzare del fronte lavico che si riversa dall’interno del vulcano sul pendio sabbioso, al cui bagliore riluce la marina di Capri, il porto di Napoli e Mergellina. E se lo vede avvicinarsi, o se mal sente gorgogliare nella profondità del pozzo di casa l’acqua che ribollendo segnala il sopraggiungere della lava, sveglia i figli, sveglia la moglie in fretta, e via, con ciò che delle loro cose possono sottrarre alla distruzione; scappando, vede da lontano la sua abitazione di sempre, e il piccolo campo, che li fu l’unica difesa dalla fame, essere lambito dal fronte lavico che avanza, e inesorato per sempre si distende sul campo e sull’abitazione per sempre si distende sul campo e sull’abitazione. Pompei, cancellate dall’eruzione, torna alla luce dopo un oblio protrattosi per molti secoli, che l’avidità di guadagni o un sentimento di pietà restituiscono alla luce togliendolo dalla terra; e il visitatore contempla dalla piazza deserta, stando tra le file dei condannati diroccati, la sommità ancora minaccia le rovine sparse intorno. E nell’errore delle notte che cela ogni cosa per i vuoti teatri , per i templi che non hanno più la forma originaria e per le case dal tetto sfondato, dove il pipistrello nasconde i piccoli per proteggerli, come una fiaccola infausta che lugubre si aggiri per i palazzi vuoti, avanza il bagliore della vita che porta lutti con sé, che da lontano rosseggia nelle tenebre della notte e colora i luoghi tutto intorno. Così la natura sta immobile, sempre giovane, indifferente all’uomo, alle età che egli chiama antiche e al susseguirsi delle generazioni, o meglio, avanza anch’essa ma con un processo così lento che sembra stare immobile. Nel frattempo i ragni, i popoli, le nazioni vanno in rovina; la natura assiste impassibile, e l’umanità rivendica a se con arroganza il vanto dell’immortalità. E tu, flessibile ginestra, che con i tuoi cespugli profumati adorni queste campagne desolate, anche tu presto soccomberai alla crudele possanza del fuoco sotterraneo, che ridiscendendo per il medesimo percorso stenderà il suo flutto infuocato, avido di distruggere e bruciare tutto quello che incontra, sui tuoi cespugli flessibili. E tu, senza opporre resistenza piegherai il tuo capo innocente sotto il peso della lava che provoca morte: ma non avrai piegato il tuo capo prima di allora per supplicare inutilmente in modo codardo davanti al fuoco della lava che sta per sopprimerti; ma non hai mai alzato il tuo capo con insensata presunzione alle stelle, né lo hai eretto sul deserto dove, non per tua volontà ma per caso, cresci e sei nata, ma tanto più saggia, tanto meno insensata dell’uomo, in quanto non hai mai avuto la presunzione di ritenere che la tua stirpe fosse stata resa immortale ad opera del destino o tua.




     
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  4. ciccia
     
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    mi potreste aiutare perfavore a rispondere a ciò: la polemica di leopardi contro il secolo investe i principali miti della cultura romantica: lo spiritualismo religioso , l'idea di progresso, l'antropocentrismo, il finalismo storico. Individua i passi relativi a questi temi e riassumili.
    VI PREGO AIUTO è URGENTE
     
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    CITAZIONE (uno @ 18/5/2007, 17:10) 
    Contenuti:
    1° strofa: ginestra contestualizzata: opposizione Ginestra – deserto, aridità – profumo, vita – morte
    v. 37: brusco passaggio da momento lirico a momento polemico contro coloro che esaltano la vita umana di fronte alla furia distruttrice della natura. Sarcasmo pungente.
    2° strofa: domina ancora l’argomento polemico, questa volta contro il “secol superbo e sciocco”, contro la filosofia spiritualistica.
    3° strofa: continua la polemica. Comincia la metafora dell’uomo povero ed infermo che si manifesta agli altri per quello che realmente è, non vanta un fisico forte o ricchezze che non possiede.
    v.111: Nobiltà: quella che guarda in faccia alla realtà. Svolta del pensiero leopardiano. Non si limita più a posizione critiche, negative, a distruggere i miti ingannevoli rivelando il vero, ma viene proponendo con vigore una parte costruttiva, un’alternativa alle teorie spiritualistiche (che propongono all’uomo destini che non gli sono propri).
    Propone ancora una volta il vero della ragione, ma non in funzione passiva: individuare la nemica dell’uomo e combatterla… non c’è più rassegnazione, indifferenza verso i mali della società. Propone una sua idea di progresso. L’ingiustizia è fatta dalla natura: gli uomini resisi conto di ciò che devono costruire una società più giusta con rapporti più umani. Progresso di tipo morale e civile, si fonda sulla lucida consapevolezza della tragica condizione dell’umanità. Non nega assolutamente il suo pessimismo: si trasforma da pessimismo cosmico (che finiva per travolgere l’uomo) in pessimismo agonistico (nel quale l’uomo combatte contro la natura). L’uomo afferma la propria dignità. Recupera il ruolo dell’intellettuale: una persona che prima degli altri riesce a rendersi conto della sua situazione e combatte contro questa. Ha il compito di diffondere la consapevolezza del vero, ha il ruolo di indicare qual è il vero nemico contro cui combattere. Questo è in funzione di spingere gli uomini alla fraternità.
    4° strofa: rompe con la strofa precedente. Scorcio paesaggistico, stesso della 1° strofa, un paesaggio deserto (una distesa di lava pietrificata, che evoca immagini di morte). Da questo ritorno prende spunto per una riflessione che lo porta a mettere in discussione l’antropocentrismo dell’uomo. Universo fatto di stelle piccolissime che sembrano nebbia e perdono consistenza, rovesciando la prospettiva: è la terra stessa che perde consistenza (vedere l’uomo, la terra dalle stelle è come vedere le stelle dalla terra). È un’illusione creata dalle teorie spiritualistiche l’antropocentrismo.
    5° strofa: Parte dalla natura e arriva all’uomo. Metafora della mela che distrugge cadendo un formicaio, come un tumulto della terra che distrugge le cose dell’uomo. Si avverte la furia distruttiva della natura. Forze della natura: si scagliano contro le forme della natura (formiche) e contro l’uomo. Ma con più virulenza contro gli altri esseri rispetto all’uomo, questo perché le formiche sono molto numerose.
    6° strofa: tempo dell’uomo  muta continuamente. Tempo della natura  rimane immutato, fermo nelle sue minacce contro l’uomo. Prima parte: contrasto tra un quadro idillico (villa, vigneti) e l’immagine sinistra della forza distruttrice della natura, che nega ogni pace. Seconda parte: motivo della rovina delle antiche città, che tornano alla luce con gli scavi archeologici.
    Natura: continua ad incombere con la sua eterna minaccia.
    Conclusione della strofa: motivo riflessivo, la natura è ancora verde quando cadono i popoli.
    Fine: accusa all’uomo che si arroga il vanto di eternità
    7° strofa: struttura circolare: ritorna in primo piano la ginestra.
    Fiore: significato simbolico, pietà verso la condizione delle creature. Poi la lenta ginestra diviene un modello di comportamento eroico e nobile per l’uomo. Dovrà inevitabilmente chinare il capo alla furia distruttrice della natura, ma questa sua sconfitta non cancella la sua dignità. Non erge il capo per eguagliarsi al cielo, non vuole imporre il suo dominio sulle altre creature, è consapevole del proprio destino, afferma la propria identità adeguandosi a quello che la necessità della natura le impone. Ginestra = lenta, pieghevole perché si adatta senza rinunciare alla propria dignità.
    Messaggio nuovo: stimolare la fratellanza tra gli uomini per combattere un destino comune. Leopardi cerca di condurre gli altri dalla sua parte: contro la natura. C’è maggior contatto con la cultura del suo tempo, spirito ottimistico e romantico: la letteratura può educare (ad una dimensione di giustizia). Da leopardi parte una catena umana (né civile, né sociale) nella consapevolezza della vita.

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    Scritto nel 1836 a Torre del Greco, dove si era rifugiato per sfuggire all’epidemia di colera che imperversava a Napoli
    Lo spunto iniziale della poesia è dato dalla viva impressione suscitata in Leopardi dalla fioritura della ginestra sulle pendici del Vesuvio

    CONCETTI FONDAMENTALI:

    • STOLTA SUPERBIA DEL GENERE UMANO
    Il fiore è contrapposto all’orgoglio e alla ridicola illusione dell’uomo di essere padrone dell’universo
    Versi: 102,103 “e di fetido orgoglio empie le carte”
    188,189 “che te signora e fine credi tu data al tutto”
    296 “l’uomo di eternità s’arroga il vanto”

    • POLEMICA CONTRO LA FILOSOFIA SPIRITUALISTICA del secolo che crede nelle “magnifiche sorti e progressive” (vv 51) dell’uomo
    Polemica contro :
     la fiducia sulle capacità illimitate dell’uomo (illuminismo)
     L’IDEALISMO PROGRESSISTA (ottusa fiducia nella centralità dell’uomo e nella perfettibilità dell’universo)
     Gioberti, Manzoni , Rosmini,Mariani

    Il verso 51 è una citazione del cugino Terenzio Mariani , scrittore di orientamento cattolico-progressista che saltava le sorti magnifiche e progressive dell’umanità

    “e gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” (vangelo di Giovanni)
    tenebre = rappresentano l’idealismo progressista,ottimista , cattolico–liberale
    luce = l’uomo prende coscienza del proprio stato  l’uomo è nulla a confronto della natura
    Rinascimento rappresenta la natura umana così com’essa è ; ossia debole , in balia di forze infinitamente più potenti , e inoltre priva di qualsiasi consolazione provvidenzialistica

    • CADUCITA’ E MISERIA DELL’UOMO
    Il genere umano deve prendere coscienza della propria fragilità , dell’infima consistenza di quel granel di sabbia che è la terra in confronto all’immensità dell’universo.
    Versi: 173 “globo ove l’uomo è nulla”
    190 “in questo oscuro granel di sabbia”
    294 “caggiono i regni intanto,passan genti e linguaggi”

    • ASSOLUTA INDIFFERENZA DELLA NATURA E LA SUA OSTILITA’ NEI CONFRONTI DELL’UOMO
    La natura è indifferente di fronte al destino dell’uomo
    Versi: 231 “non ha natura al seme dell’uomo più stima o cura che alla formica”
    La ginestra , che il poeta vede fiorire sulle aride pendici del Vesuvio e che aveva già visto fra le rovine di Roma , sembra prediligere i luoghi desolati che testimoniano di gravi catastrofi naturali (eruzione del vulcano nel 79 d.c. che distrusse Pompei ,Ercolano e Stabia) o storiche
    La fragilità della ginestra sembra compiangere la realtà desolata .
    Il Vesuvio è incombente con la sua sinistra aridità e la sua enorme capacità distruttiva
    Versi: 2,3 “formidabil, sterminator”
    La natura , che pur ha generato l’uomo come madre , si rivela crudele matrigna
    Versi 119,123
    125 “madre è di parto e di voler matrigna”

    • INVITO ALLA FRATELLANZA UNIVERSALE PER OPPORSI ALLA NEMICA NATURA
    La solidarietà è un valore cristiano , ma nella poesia non ha un intento politico  soluzione positiva
    Dalla presa di coscienza della propria vulnerabilità e debolezza deriva la necessità per gli uomini di allearsi tutti assieme contro la natura , riscoprendo la solidarietà al posto delle insensate lotte fratricide che segnano la storia
    Versi 125,135 “nobil natura è quella che tutti fra sé confederati estima gli uomoni e tutti abbraccia con vero amor”
    149 “social catena”

    • ACCETTAZIONE DELLE TESI MATERIALISTICHE ,che considerano l’uomo “nato a perir” e non destinato a una vita immortale
    Versi 100 “nato a perir, nutrito in pene”

    Leopardi polemizza contro le credenze religiose , da lui ricondotte all’orgoglio dell’uomo nel ritenersi interlocutore privilegiato della divinità
    Versi : 189,194 allusione alle favole sulle divinità che scendono sulla terra per occuparsi degli uomini , riguarda ogni forma di credenza religiosa (cristianesimo, dogma dell’incarnazione)
    200 “non so se il riso o la pietà prevale” l’orgoglio e le patetiche illusioni sono oggetto di irrisione ma anche di compatimento

    • CONVINZIONE CHE LA VERA DIGNITA’ INTELLETTUALE DELL’UOMO
    Sta nel coraggio di alzare gli occhi per guardare in volto al destino comune a tutti, nel riconoscere “il mal che ci fu dato in sorte” e nel mostrarsi “grande e forte ..nel soffrir”

    • GINESTRA
    La fragile pianta ,pronta a soccombere alla violenza del vulcano ma non per questo vilmente rinunciataria (continua infatti a fiorire),né follemente orgogliosa da pensare di potersi opporre alla furia della natura , deve rappresentare un modello di comportamento per l’uomo, che a quella modestia e a quel coraggio dovrebbe ispirarsi , rinunciando per sempre alla propria superbia
    Versi:297,304
    Versi: 304,313 identificazione della figura del poeta con le ginestra

    La poesia è il profumo della vita
    La ginestra rappresenta l’umiltà che cerca con la sua forza vitale di reagire contro la natura
    Il profumo della ginestra riempie la nostra solitudine e cerca nel poco di rinascere

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    Fiore del centro-sud. Nasce a cespugli nelle aree deserte (Vesuvio). Distrutta da ogni colata lavica, ricresce.
    Poemetto di 317 versi, orchestrazione sinfonica.

    Intro: come il Vangelo: diffondersi della luce (ragione, consapovolezza della condizione umana) Vs le tenebre.

    • 1° strofa: deserto Vs ginestra, aridità Vs profumo
    paesaggio: antiidilliaco (novità), solo x contrasto usa quello idilliaco.
    - “formidabil monte” : potenza distruttiva della natura
    - “erme contrade”: desolazione, passare del tempo, perire
    - “ceneri infeconde” e “impietrata lava”: morte, destino delle creature
    - ginestra: abbellisce i deserti, compagna di sventure, gentile, commiserativa
    - valore simbolico: Pietà x la sofferenza degli esseri (perseguitati dalla natura)
    Pietà attraverso la Poesia (unico conforto dell’infelicità x Leopardi)
    - identificazione segreta Leopardi-ginestra: vita che resiste alla forza della Natura.
    - opposizione stilistica: sublimità grandiosa e orrida (vulcano) Vs delicatezza e musicalità (ginestra)
    - ultima parte: motivo polemico, sarcastico: a smentire l’ottimismo di chi esalta la potenza dell’uomo
    - fine: contrasto verità (nullità dell’uomo) Vs mito ingannevole di un progresso splendido

    • 2° strofa:
    - polemica antireligiosa: Leopardi materialista denuncia: -chi esalta il progresso e torna alle barbarie
    - chi vuole libertà e vuole il pensiero schiavo del dogma
    - solo il pensiero libero può guidare al meglio il destino degli uomini
    - trionfo della religione dovuto a vigliaccheria, egli contrappone il suo Io eroico-combattivo

    • 3° strofa:
    - nobiltà spirituale: nel guardare con coraggio il destino comune, dire il vero sulla condizione umana
    tragica, mostrandosi forti, fraterni e solidali (svolta di Leop).
    - Prima distruggeva solo i miti ingannevoli, ora è anche combattivo: pessimismo eroico-combattivo
    - continua a escludere la felicità, ma afferma la possibilità di un progresso, di una società + giusta (rapporti
    umani solidali), progresso vero: civile e morale, basato sulla consapevolezza della condizione umana.
    - Società coalizzata Vs la natura nemica. X la sopravvivenza.
    - Compito dell’intellettuale: diffondere la consapevolezza del vero, spingendo alla fraternità .

    • 4° strofa:
    - si apre con uno scorcio paesistico (immagini luttuose + il poeta immerso nella natura (novità) )
    prima (idilli) c’era un filtro tra realtà e poeta: x permettere l’immaginazione.
    - Realtà orrida, non + trasfigurata da illusioni, è il Vero.
    - Poi osserva il cielo: non + di immaginazione, ma x far riflettere sulla nullità della Terra
    - Poi Vs le posizioni religiose (tra il riso e la pietà)

    • 5° strofa: tema: potenza distruttrice della natura: descrive il cataclisma (eruzione)
    scena dinamica, rapidità delle fasi distruttive, metafora: “utero tonante”

    • 6° strofa: tema: tempo: variabilità tempo umano Vs immobilità tempo natura
    - 1° parte: contrasto: quadro potenzialmente idilliaco Vs grandiosa natura distruttrice
    - 2° parte: rovine di antiche città (gusto romantico)
    presenza costante del vulcano in lontananza

    • 7° strofa: ritorna la ginestra (significato simbolico)
    Modello di comportamento eroico: dovrà piegare il capo alla natura, ma la sconfitta non ne cancella la dignità (non ha mai piegato codardamente la testa, nè mai ha voluto imporre il suo dominio)
     
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