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Il mio nome è Vanessa e mi rendo conto che benché a me piaccia, sia un nome un po' da troia e visto l' argomento, potrebbe sembrare un nome falso, inventato per dare più enfasi al racconto. In realtà questo è il mio vero nome e tutta la storia non è altro che la pura verità. Mi limiterò a non menzionare il mio cognome e a variare il nome degli altri personaggi.
Ho ventidue anni e frequento l'università a Milano. Sono bionda (finta, ma i maschietti non fanno molta differenza), porto attualmente i miei capelli lisci appena sopra le spalle, purtroppo non ho gli occhi azzurri (sono marrone molto scuro), ho gli occhiali e non ho delle grosse tette (seconda scarsa), tuttavia ho un culo che nella palestra dove mi alleno molti giudicano invidiabile. Effettivamente è bello sodo e tondo. Non sono per niente grassa e credo di avere tutto sommato un bel corpo e un bellissimo viso.
In modo particolare vado fiera del mio viso, in quanto da lui è nata la scintilla che ha fatto nascere l'intera storia. Il mio ragazzo, diceva sempre che preferiva scoparmi con la luce accesa perché godeva al solo guardarmi. Diceva che quando mi vedeva sguagnire con la faccia sofferente, le vene pulsanti sulle mie tempie e le lacrime di goduria che scivolando giù fanno colare il mascara, doveva togliere lo sguardo, altrimenti sarebbe venuto. Proprio così disse quella notte di novembre: -Cazzo Vany, verrei solo a guardarti- Quella volta era uno di quei cinque giorni, così stavo spompinando il mio Marco.
A questo punto dovrei spiegare che a me piace un sacco prendere in bocca dei bei cazzi duri. Vi dirò di più, è vero che il cazzo bello turgido è un piacere da vedere e da succhiare, ma la soddisfazione è di gran lunga maggiore se, quando con la lingua inizio ad accarezzarlo, l'uccello è ancora a riposo e si alza piano piano a scatti mentre lo lecco tutto, passandolo lentamente dalle palle fino in punta. Solo quando, dritto dritto spasimante vibra, lo prendo in bocca e lì inizio a succhiare con immenso piacere. Mi ricordo ancora le volte in cui lo succhiavo ad un mio ex, Luca.
Dovete sapere che a Luca piaceva andare a correre, e lui stesso mi aveva insegnato come il pisello, dopo aver corso per un ora nel parco in inverno, diventasse estremamente piccolo e gelido. Spesso lo invitavo a casa mia e quando lui, tornava stanco, infangato e sudato, gli facevo istantaneamente tirare fuori il "coso" e glielo prendevo in bocca. Tenevo sulla lingua quel ghiacciolino e lo succhiavo come si può succhiare un calippo. Presto il suo cazzo si ingigantiva e liberava l'odore acre del sudore; a quel punto non capivo più nulla ed iniziavo a spompinare finchè non mi veniva in bocca. A molte donne non piace un gran che l'odore del pene. Trovo personalmente che quell'odore così forte, quel sapore dal retrogusto di pesce difficile da mandare via, sia in realtà inebriante. Spesso è eccitante anche il solo annusare tra i coglioni.
Tornando a quella sera con Marco, mi venne voglia di constatare se effettivamente fosse venuto, anche solo guardandomi, come lui sosteneva. Diedi un'ultima leccata alla cappella bella rossa, dopo di che guardandolo negli occhi gli dissi: -Staremo a vedere- Senza toglierelo sguardo dal viso (solo di rado, per guardargli il cazzo), iniziai a fargli una sega. So che agli uomini piacciono le unghie lunghe e rosso fuoco, ma io quella volta le avevo azzurre pastello e devo dire che era comunque un bello spettacolo vederle andare su e giù su quell'uccello così pieno di sangue che temevo scoppiasse. Mentre andavo su e giù lentamente sul suo membro, gli presi una sua mano e me la portai alla bocca. Iniziai a leccargli due dita che lui teneva tese. Usavo le sue dita immaginandomi un grosso cazzone da succhiare e leccare tutto. Cercai di fare più rumore possibile mentre ciucciavo ed emettevo dei versolini di piacere. Ruotavo la lingua attorno a quelle dita rigide, poi mi discostavo e lasciavo che un filo di saliva si formasse fra la mia lingua e la sua mano. Tutto questo mentre continuavo a guardarlo e cercavo di fargli vedere come godevo. Lui continuava a fissarmi con la bocca semiaperta che ogni tanto si muoveva per articolare un "sì" sognante. Gli presi l'altra sua mano e gliela portai sul cazzo. Lui iniziò subito a smanettarsi con goduria. Doveva venire, però, guardandomi e non facendosi una sega (anche se è piacevole a volte guardare i maschietti che si masturbano di fronte a me). Gli scostai la mano che aveva sul cazzo, mentre l'altra gliela stavo ancora succhiando e intanto accarezzando con le mie dita. Gli presi io in mano l'uccello ma non lo masturbai, lo tenevo solo fermo. Marco iniziò a muovere il bacino mentre io gli spompinavo le dita e con la testa andavo su e giù come fosse un vero e proprio bocchino coi fiocchi. Era patetico poverino, vederlo che si muoveva come un animale in calore, avevo su di lui ogni controllo. Seguii con il mio polso il suo movimento pelvico in modo tale che, di fatto, la mia mano non strofinasse più contro il suo sesso. Poco dopo si fermo persino di muoversi, così gli tolsi la mano dall'uccello e mi concentrai sul surrogato di cazzo che erano le sue dita mentre mi palpavo le tette. Presto anche l'avanbraccio divenne parte integrante di questo fac-simile di uccello e con tutte e due le mie mani feci su questo una simil-sega.
La bestiolina mi guardava inebetita ed io godevo nel sentirmi superiore. Lui riprese a muoversi su e giù con il bacino ma il suo pisello gonfio e pulsante non strusciava contro nulla. Capii che benché godesse, probabilmente gli avrei rovinato l'orgasmo se non gli avessi più toccato il ciddone, ma era torppo divertente vederlo sognare, un po' sofferente, che le mie labbra stessero attorno al suo pendolo e non sulle sue dita. Così decisi di non sfiorarglielo nemmeno e quando lui cercava di avvicinarsi io lo allontanavo mugugnando. Presto ansimò sommessamente e sborrò. Lo schizzo del seme bianco era stato lungo e mi aveva colpito su una guancia. Era venuto solo a guardarmi! Una sensazione maledettamente piacevole. Quando lo sperma caldo toccò la mia faccia sentii subito il forte odore che una mia amica chiamava "puzzo di colla di merluzzo". Quella fu la prima cosa che pensai quella volta, quando venne Marco: il mio "cane da compagnia".
Quella sera era scattato qualcosa tra noi due, qualcosa che cambiò il resto del nostro rapporto.
CAPITOLO 2
Io e Marco eravamo insieme da un anno e sette mesi, anche se sessualmente, eravamo completamente disinibiti solo da cinque o sei mesi, cioè senza più paura di chiedere o fare qualsiasi porcata. Marco abitava da solo in un paese vicino a Monza e ci trovavamo nel suo appartamento (al secondo piano di una palazzina) quella notte di novembre. Lui ha venticinque anni e lavora in uno studio immobiliare, è alto bruno sempre un po' pallido, un bel ragazzo, nonostante quel po' di pancetta. Lo avevo conosciuto circa due anni prima, quando ancora ero insieme a Luca. La sera in questione (quella in cui Marco venne solo guardandomi) continuò normalmente finchè fattosi tardi dovetti tornare a casa. Abito anch'io vicino a Monza, ma ancora con i miei. Il mio unico fratello si è sposato e ora vive a Milano.
Mentre guidavo per tornare a casa ripensai all'ebbrezza di vedere Marco soccombermi e pensai che sarebbe stato bello se al posto di vedermi succhiare le sue dita, fosse venuto vedendomi smanettare e poppare un bell'uccellone di qualcun altro. Tre giorni dopo (finite le mie cose), Marco mi stava prendendo da dietro sul suo divano quando durante l'amplesso mi bofonchiò: -Mi piacerebbe vederti succhiare un bel cazzone, mentre ti sbatto- -Davvero Mar?- risposi quasi squittendo mentre lui rallentava il ritmo. -Sì, ti voglio vedere mentre succhi un cazzo!- Finita la scopata continuammo a parlare di fare del sesso a tre e decisi che sarebbe stata davvero una bella idea.
-Mi fa piacere, che sei d'accordo anche tu Vanessa. Il problema è trovare qualcuno che sia disposto a farlo.- -Lascia fare a me- dissi -non è un problema quello.- Che idiozia! Un problema trovare qualcuno che volesse scoparmi senza impegno? Ma se avevo schiere di maschietti con lingue a penzoloni che non aspettavano altro che ficcare il loro naso tra le mie candide cosce. Scoprii in seguito quanta gente invece si fa dei problemi a fare una scopata in tre; soprattutto tra i ragazzi, forse perché hanno paura di un confronto ... chi sa.
Fu Marco stesso dopo qualche settimana a dirmi: -Sai per quella cosa del sesso a tre? Beh forse non è stata una grande idea ...- Cosa?! Dopo che io avevo iniziato a flirtare con il suo amico Claudio? Gli telefonavo ad insaputa di Marco ormai da una settimana, da quando un sabato sera gli avevo posato una mano sul cazzo. Eravamo in macchina sul sedile posteriore mentre Marco era seduto davanti di fianco al guidatore.
Lo avevo fatto solo perché pensavo che a Marco avrebbe fatto piacere se, a sbattermi durante il menage a tre, fosse stato un suo amico. Claudio non mi aveva mai interessata, ed in realtà nessuno mi era più interessato da quando stavo con Marco. Sta di fatto che io quel sabato posai la mano sul pacco dell'amicone del mio ragazzo, lo guardai, sorrisi e premetti il mio palmo sui suoi jeans. Sentivo l'arnese che gli si ingrossava e cosi iniziai a strofinare la mano su e giù, molto lentamente. Per provare se Claudio era l'uomo adatto per noi, mi sporsi in avanti e baciai sulla guancia Marco, mentre continuavo a strofinare l'affare del suo amico.
Il risultato fu emozionante, perché il tubo di Cla ebbe un'impennata imprevedibile. Era anche ben dotato il ragazzo!
Ora dopo quella figura, dopo una serie di telefonate al suo compare, Marco si tirava indietro? Naturalmente avrei lasciato subito stare il suo amico se non se ne doveva fare più niente. Per essere sicura continuai: -Sei proprio sicuro Marco? Guarda che è divertente.- -Sì lo so ma ... forse sono un po' geloso, insomma vederti sbattere da un altro ... non so. E se ti innamorassi di questo qui?-
Sorrisi, era proprio carino così preoccupato. -Ma stai tranquillo, che io voglio bene solo a te! Lo faremmo solo per divertirci, tu ed io, entrambi. Ma se non ti fa piacere, non fa nulla, comunque a me non può interessare mica l'altro, chiunque sia.- Sembrava rassicurato e decisi di non interrompere subito i contatti con Claudio, chissà forse Marco avrebbe fatto nuovamente marcia indietro. La cosa che mi fece capire che la paura a Marco sarebbe passata è stato il fatto che quel giorno stesso, mentre stavamo chiavando sul suo sofà, fu proprio lui a ficcarmi le sue dita in bocca ed io fui felice di succhiarle pensando che fosse il cazzo di Claudio. Era eccitante vedere come mentre succhiavo il cazzo di Claudio ... ops scusate, volevo dire le dita di Marco, lui si arrapava come un porcellino. Mi diceva: -A cosa pensi mentre succhi?- -Secondo te?- sbiascicai con le sue dita in bocca -Dimmelo tu- -Penso di avere in bocca un bell'uccello da succhiare- -E ti piace ciucciarglielo?- -E a te piace gurdarmi?- -Sì!-
Ovviamente, dopo qualche giorno che non ne parlavamo più, ma regolarmente a letto facevamo il giochino delle dita, Marco durante uno dei miei pompini, quasi sull'orgasmo urlò finalmente -Sì! Ti voglio vedere con la sborra di un altro sulla faccia mentre io ti scopo!- Dopo l'orgasmo gli chiesi se fosse veramente sicuro ora, e lui annuì aggiungendo: -Forse sì, ma io lui non lo voglio neanche sfiorare, d'accordo?- Non ci avevo pensato a fargli toccare il sesso di Claudio, ma anche questo poteva essere divertente da far fare al mio cagnolino.
Naturalmente tornò sui suoi passi ancora una volta, ma sapevo che i suoi timori si contrapponevano alla sua depravazione e presto o tardi sarebbe caduto. Così dopo poco si decise definitivamente, grazie anche alle mie spinte subdole, suggerendogli con ogni mio gesto a letto, di farlo accettare, dicendogli però poi che per me sarebbe stato uguale. Non vedevo l'ora di avere tra le mani due bei cazzi solo per me!
CAPITOLO 3
-Tu vuoi farlo con Claudio? No, no, con lui no!- Non credevo fosse così contrario a farlo con un suo amico, non mi aspettavo quel tipo di risposta da Marco, ma mi ero proprio stufata, ormai io mi ero fatta delle fantasie e non volevo più rinunciarci, così presi in mano la situazione: -E perché no? Sei completamente fuso di cervello! Prima mi dici sì poi no, poi sì, e poi ancora no! Quando dopo mezzo secolo ti decidi e smetti di fare il bambinetto, fai le storie anche su chi deve essere!
Uno vale l'altro, tu non lo devi neanche toccare! E non è che a me faccia poi impazzire il tuo Claudio! Lo conosciamo, sappiamo che non ha strane malattie, che non è un pazzo e sai anche tu che mi viene dietro e farebbe qualsiasi cosa per me. Per di più è un tuo amico, o preferiresti che a scoparsi la tua ragazza sia un perfetto sconosciuto?- -Ma se poi lo dice agli altri che figura ci faccio io?- -Ma stai tranquillo, che non lo dice a nessuno, è nostro amico no? E allora capirà e non dirà nulla, dopo tutto anche lui farà parte della tresca.- Decidemmo che fosse Marco a parlarne a Claudio, anche se sospettai che quel buon a nulla del mio ragazzo, non sarebbe stato in grado di convincere il suo amico a scoparmi.
Scoprii con sorpresa che invece l'appuntamento era stato fissato sabato sera a casa di Marco. Per l'occasione volevo essere bellissima, così mi impegnai particolarmente in palestra quella settimana, andai dal parrucchiere a rifarmi la tinta e dalla manicure dove acquistai anche lo smalto rosso sangue. Mi misi le autoreggenti bianche, il perizoma in tulle, bianco anch'esso e un reggiseno a balconcino. Mi cosparsi tutta di un olio idratante dolce alla frutta. Misi una minigonna nera un po' "svolazzina" e delle scarpe bordeaux con alti tacchi sottili. Indossavo una camicetta rossa con maniche a tre quarti e sopra questa, un maglioncino a collo alto senza maniche. Avevo l'ombretto azzurro sulle palpebre, un mascara voluminizzante sulle ciglia, il mio smalto preso per l'occasione, gli orecchini di perla ed una collana con un ciondolo che mi aveva regalato Marco. Va da sé che ero super depilata e liscia. La prima parte della serata fu un disastro, eravamo tutti e tre imbarazzati e ce ne stavamo in sala a bere una birra senza nemmeno guardarci in faccia. Ad un tratto Marco andò in bagno; decisi che quello era il momento per agire. Mi voltai verso Claudio, mi avvicinai lentamente e lo baciai. Gli infilai la mia lingua in bocca e lui mi abbracciò. Feci scorrere la mia mano sul suo corpo e la inserii nei pantaloni: lui era già pronto! Mi inginocchiai e guardandolo negli occhi con il mio viso all'altezza del suo cavallo, gli sbottonai i pantaloni. Lui mi osservava estasiato. Glielo tirai fuori e lo baciai delicatamente. Rimase sul suo pene l'impronta del mio rossetto -Scusa- lo supplicai. - Ti prego, fallo - piagnucolò lui. Così aprii la mia bocca e ci spinsi dentro il suo cazzo semi eretto. Con una mano gli tenni il pene mentre con la testa andai avanti e indietro. Riapparve Marco che si fermò stupito a pochi metri da noi. Claudio non lo guardò mentre io rimasi qualche secondo con il cazzo in bocca mentre lui ci osservava, poi lo estrassi facendo schioccare la lingua, gemetti e mentre smanettavo su Claudio dissi a Marco: -Cosa aspetti? Fai gli onori di casa, onorami la bocca con il tuo cazzo- Marco si avvicinò si slacciò la patta e mi mise in bocca ciò che c'era da mettere in bocca. Succhiavo a turno e a turno masturbavo mentre loro sospiravano e mi guardavano. L'odore del cazzo era intenso e mi riempiva le narici. Marco doveva essere particolarmente spaventato o imbarazzato, perche non riusciva a raggiungere l'erezione, bisognava fare qualcosa. -Io vado in camera da letto- dissi -Voi vi spogliate e poi venite di là.- Mi alzai e pulendomi le labbra, un poco bagnate della mia saliva che dal pene di uno dei due, era colata fuori della bocca, mi incamminai verso la stanza. Giunta lì mi spogliai in un attimo tenendomi solo i gioielli, gli occhiali le calze e le scarpe (che erano scomode ma sapevo che eccitavano Marco). Sfilandomi le mutandine mi accorsi che erano bagnate. Salii in piedi sul letto e aspettai il mio ragazzo ed il mio amante (che aveva un cazzo veramente grosso). Marco non era gran dotato di centimetri ed in più in quell'occasione non era neanche riuscito a drizzarlo per bene, così probabilmente anche quello servì per farmi notare maggiormente la sproporzione tra i due piselli. Non si fecero certo attendere i due maiali, che saltarono sul letto pronti a prendermi (beh, Marco era un po' meno pronto). Li fermai e dissi: -Decido io oggi e voglio che vi facciate una sega davanti a me.- Mi sedetti e loro in piedi se lo strinsero tra le mani e si diedero da fare per sollazzarmi. Dei due il mio ragazzo faceva un po' pena, perché era troppo nervoso, ma la sofferenza che lui provava vedendo che il giochetto gli stava scappando di mano, mi eccitò più di quanto mi eccitava quel bel pezzo di legno duro e rigato da vene grosse e straripanti tra le mani del suo amico.
La visione era stimolante e mi faceva sorridere il fatto che questi uomini, che nella vita non si facevano certo mettere i piedi in testa da nessuno, ora erano servizievoli ai miei comandi, come docili barboncini.
Adesso volevo scopare, ma solo uno dei due era agibile. Feci sdraiare supino "Marco l'impotente"e mi misi a quattro zampe su di lui. La mia faccia era a circa venti centimetri dalla sua. Non distolsi gli occhi da quelli di Marco e dissi: -Marco, dì al tuo amico di sbattersi la tua ragazza davanti a te.- Claudio si avvicinò eccitatissimo, ma io lo fermai: -Allora Marco, diglielo!- Marco balbettò un po' e il suo pene ebbe appena un sobbalzo -Si, puoi prenderla.- -No! - ordinai -Forse non ci siamo capiti. Devi dire ciò che ti ho detto di dire!- Così il mio servetto si sottomise: -Sì Claudio, sbattiti la mia ragazza davanti a me!- La sua voce era tremante di eccitazione e il suo membro si era già un po' ripreso. Sapevo che così gli sarebbe piaciuto. Claudio mi si mise dietro e ficcò il suo bell'uccello nella mia figa madida. Era un cazzo veramente gigante e nell'entrare mi fece un po' male, così emisi uno strillo. L'amico del mio ragazzo iniziò a scoparmi sbattendo il suo bacino sulle mie chiappe. Ciaff! Ciaff! Ciaff! Si sentiva l'urto, tra il mio corpo ed il suo, schioccare sonoramente in tutta la stanza. Claudio ci sapeva davvero fare, e mi piaceva anche come con una mano mi palpava un seno. Ad ogni suo colpo, io cercavo di trattenere il gemito e ne usciva un suono basso e soffocato. Il rinculo di ogni botta, mi faceva spostare un po' in avanti, ma io avidamente tornavo indietro per ricevere più forte la stangata seguente. Questo mi affaticava un po' e si aggiunse al mio sommesso gemito anche il fiatone. Il ciondolo che portavo al collo dondolava (per via dei colpi di Claudio) strofinandosi sul petto di Marco.
Per un po', troppo presa nell'assaporare la goduria del pene di Claudio strusciarsi sulle pareti della mia vagina, non pensai a Marco. Lui mi guardava in volto e probabilmente era eccitatissimo, perché senza accorgermi stavo lasciando cadere su di lui un po' di bava che mi usciva dalla bocca. Inoltre così come ero posizionata, mi arrivava molto sangue alla testa e vedendomi allo specchio posto alla testata del letto, mi accorsi che ero tutta rossa e con il viso un po' gonfio.
Sulle tempie pulsavano le vene, gli occhi erano socchiusi e da essi gocciolavano a lato, le mie consuete lacrime di piacere che intinte nel mascara sporcavano le mie guance e gocciolavano sulla faccia di Marco. Le mie sopracciglia erano corrugate e la bocca era spalancata come se intenta ad urlare di dolore, ma in realtà emetteva solo quel verso soffuso. Le narici erano spalancate e gli occhiali mezzi storti rischiavano di cadere ad ogni mazzata di quel durissimo cazzo. Un cazzo tra le gambe. Questo è il mio paradiso.
Mi scappò un urletto quando Claudio assestò un bel colpo, spostandosi e strofinandosi particolarmente forte sul lato sinistro della mia figa, poi ritornando in direzione retta andò fino a toccare il fondo. Benché doloroso, fu bello e dopo aver stretto i denti serrando le mascelle come si fa quando si sta alzando un grosso peso, non riuscii a trattenermi dallo sbraitare: -Mi fai godere come in paradiso!- Questo lo urlavo in faccia a Marco. Praticamente mi riaccorsi che esisteva anche lui solo in quel momento. Era rimasto lì fermo a guardarmi mentre il suo amico mi stava chiavando come un ossesso. Presi una mano di Marco e gliela appoggiai sul suo cazzo, così iniziò a farsi una pippa. Gli presi l'altra e gliela portai sul mio clitoride ed iniziò a strofinarmelo. La goduria era immensa. Probabilmente gli sbattevano sulle dita i bei testicoli gonfi di Claudio ma se, se ne era accorto, sembrava non preoccuparsene.
Provai a baciare in bocca il mio ragazzo, ma non era affatto facile con i colpi di cazzo che mi dava il suo amico; così mi limitai a leccargli le labbra. Sentivo in bocca il sapore delle cappelle che avevo leccato prima in sala. La saliva era anche diventata più collosa e sapeva anch'essa di cazzo. Cercai di leccargli le narici per far sentire anche a lui l'odore del sesso del suo amico mischiato con il suo. -Sei un segaiolo- e continuai -Guarda il tuo amico come fa godere la TUA ragazza invece!- Il suo pene era ormai duro ma ripresi: -Lui non è un impotente segaiolo come te, che per far godere la sua ragazza deve farsela scopare da un altro!- Lui ansimò. -Ti piace se ti parlo così?- Forse avevo esagerato, anche per il mio bastardino. Marco però annuendo mi rispose: -Mi fai godere, sei bellissima, è bellissimo vederti scopare!- -Sì, ma dimmi la verità, tu soffri!- -Soffro, soffro, ma godo!- Non dicemmo più nient'altro (non è facile parlare in certe condizioni). Io ero al settimo cielo! Lui soffriva, ma gli piaceva vedermi godere. Cosa chiedere di più: un maschietto che gode per il tuo piacere e si priva del proprio, perché sa che così aumenta ancora di più il tuo godimento.
Gli tolsi la mano dal suo cazzo: doveva venire solamente guardando me, mentre il suo amico mi penetrava tenendomi i fianchi. Avvampai di calore quando capii che se Claudio avesse continuato a muoversi così, sarei venuta io! -Continua così!- le parole mi uscirono strozzate. -Sto per venire, sto per venire!- Gridai a pochi centimetri dal viso di Marco. Entrambi loro, si eccitarono come porcelli. Marco piagnucolava: -Sì, ti prego. Sì, ti prego!- Mentre Claudio sbottò a voce roca: -Vieni Vanessa, devi godere, ti voglio sentire strillare!- Certo non volevo dargli la soddisfazione di vedermi sguagnire come una cagna in calore, anche se mi sarebbe piaciuto farlo per Marco. Sta di fatto che fu uno dei più begli orgasmi che fino ad allora avevo avuto: quell'uccello liscio e duro che mi si muoveva dentro e le dita del mio ragazzo che mi solleticavano il grilletto, quel sapore di cazzo sulle mie labbra e l'odore del sudore dell'amico del mio ragazzo che gocciolava su di me, mentre si dimenava per farmi godere fino all'acme del piacere.
Così venni, di fronte al mio ragazzo servile e sofferente, mentre dentro di me, sul suo letto, il suo amico mi dava un piacere mai provato prima. Devo ammettere che per qualche secondo non so cosa sia successo. Mi ritrovai con la mia faccia schiacciata su quella di Marco e tra le mani alcuni suoi capelli strappati. Guardandogli il pene finalmente turgido, compresi che lo volevo dentro di me. -Scopami tu.- Gli comandai. Mi misi a "smorza" su di lui e feci spostare Claudio davanti alla mia bocca (per fare questo, si era messo in piedi e tra le sue gambe divaricate c'era Marco sdraiato). Così messo Marco poteva vedermi (forse appena nascosta dalle palle di Claudio) mentre facevo un pompino al suo amico.
Purtroppo non feci in tempo a farmi penetrare dall'erezione di Marco, perché lui schizzò prima. Era bastato strusciargli la cappella un paio di volte sulle mie grandi labbra, gonfiate dal sesso sfrenato, che il segaiolo non ce l'aveva fatta più.
Lo guardai con disprezzo mentre ansimante spermava. Non lo toccai più, e lui fu costretto a finire l'opera facendosi un raspone. L'odore dello sperma mi eccitò, così presi a succhiare affamata il cazzo di Claudio.
Ciucciavo, pompavo ed aspiravo tanto che si sentiva il rumore che fanno i vecchi mentre bevono il brodo. L'affare di Claudio sapeva anche un po' della mia prugnetta, ed era intriso di una sostanza collosa.
Presi per i capelli Marco che in tanto mi stava leccando un capezzolo e gli feci capire che il suo posto era lì, a guardarmi mentre il cazzo del suo compare mi riempiva la bocca.
Mi voltai per baciarlo, ma una stringa di saliva mista alla sostanza collosa sul coso di Claudio, rimase tesa tra la mia bocca e la punta dell'uccello. Estroflessi la lingua e la pulii da quella cosa leccando le labbra di Marco. Questi mi prese e baciò profondamente la sua ragazza alla fragranza: " Cazzo di un altro".
Rimisi Il fantoccio del mio ragazzo a succhiarmi i capezzoli, mentre io leccavo le palle di Claudio e lo guardavo in viso. Capivo che Claudio stava per venire ma non so se, se ne era accorto Marco che guardava solo me e la mia bocca attorno a quel manico. Finalmente eiaculò e in parte il suo sperma denso mi sgorgò in gola, filamentoso. Era talmente appiccicoso che per un momento pensai di essere soffocata, così mi ritirai indietro tossendo, continuando a masturbarlo con la mano. La sborra schizzo ancora, e mi colpì sullo zigomo prendendo in parte anche gli occhiali e un ultimo spruzzo cadde sulla faccia di Marco. Il resto dello sperma colava ora fuori dal pene di Claudio come si vede uscire la lava da un vulcano. Per un po' glielo leccai, poi scendendo lungo la canna gli passai la lingua sui testicoli induriti, così lui dovette far uscire tutto il seme che ancora aveva in sé pompandolo fuori con la sua mano che andava su e giù lentamente sul suo pisello.
Ero soddisfatta e felice e volevo far capire al mio ragazzo che lo amavo più che mai ora, così distolsi le mie attenzioni da quell'uccello ormai moscio e baciai Marco in bocca, quando avevo ancora la sborra calda che mi impastava il cavo orale e un rivolo del secondo schizzo di Claudio colava lungo la mia faccia.
-Ora puoi andare!- dichiarai a Claudio senza guardarlo, -Non abbiamo più bisogno per oggi, grazie.- Claudio sembrava un po' sorpreso, ma a me non importava niente di lui, ora che il suo cazzo era moscio e ci sarebbe voluto un bel po' prima che si fosse ripreso.
Dovevamo escogitare di farlo con uno schiavetto in più, pronto ad entrare quando Claudio avesse finito. Marco me lo sarei tenuto lì, giusto perché se no non sarebbe stato ugualmente bello senza. Lo avrei sempre potuto mettere a leccare la figa o avrei potuto baciarlo mentre un altro mi chiavava.
Claudio se ne andò un po' sconcertato ma infondo felice. Mi venne voglia di farmi baciare la farfallina e così Marco ormai assolutamente un servo della gleba si mise all'opera, mentre aspettavo che fosse ridivenuto pronto. Ora il mio stupido ragazzo, cornuto e cosciente di esserlo mi stava coccolando, perché temeva che io volessi lasciarlo per quell'altra mammoletta del suo amico. Che bell'amico! Gli aveva scopazzato la ragazza senza ritegno, gli aveva infilato fino in gola il suo cazzone sudato e gli aveva spruzzato in bocca la sua sborra, bianca e cremosa. Marco aveva visto tutto e nel mentre si era sparato un raspone da paura.
Sapeva passarmi la lingua tra le gambe, come nessun'altro però! Lui leccava e succhiava, probabilmente sentendo anche l'odore del cazzo del suo amico, infilava anche le sue dita nell'ano e di tanto in tanto mi leccava anche quello. Lo guardai e lo vedevo impegnarsi a leccare, voleva farmi godere. Il sesso orale continuò finchè non venni un'altra volta. Ormai ero straziata e non ce l'avrei fatta a scoparmelo, così gli ordinai: -Fatti una sega ora!- -Ma io voglio fare l'amore!- Sorrisi e guardandolo con superiorità ripresi: -Masturbati, che dopo che il tuo amico mi ha scopata sono vermente distrutta, ma mi divertirei vederti mentre sborri.- Lui si prese in mano il cazzo ed iniziò a masturbarsi inginocchiato di fronte a me. Allungai la gamba e incominciai a strofinargli il piede (libero della scarpa ma non delle calze) sul suo aggeggio duro, così lui lasciò fare a me. Marco era sempre inginocchiato e mi guardava, mentre io con aria di sufficienza gli facevo una sega con il piede. -Cazzo se ci dava dentro il tuo amico!- Gli raccontai tanto per farlo venire prima -Mi scopava come un ossesso, ho goduto come non mai. Tu non mi hai mai fatto strillare così. - Non passò molto tempo e Marco fece il primo schizzo, tolsi subito il piede, così lui si prese in mano il suo cosetto per continuare. -Non toccarti!- decretai. Lui tolse la mano e sofferente continuò ad eiaculare mentre io ridevo e senza neppure guardarlo più, aggiunsi: -Segaiolo!-
CAPITOLO 4
Il giorno dopo ero eccitatissima e non potevo fare a meno di raccontarlo alla mia migliore amica Sonia, che era porcella come me, se non di più. Anche lei era un po' perversa; amava piazzare una telecamera e registrarsi, mentre scopava con il suo ragazzo Davide (pluricornuto). Dava poi il voto ad ogni video (che naturalmente faceva vedere anche a me).
-Davvero?! E lui cosa faceva, mentre tu ti scopavi quel suo amico?- mi domandò tutta divertita. -Si masturbava.- -Vuoi farmi credere che si sparava una sega mentre sul suo letto, la sua ragazza urlava che stava venendo, con un tizio che se la sbatteva?- Annuii sorridendo. -Cazzo lo avessi io un ragazzo così! Sai quanto mi divertirei...- -Se vuoi puoi partecipare anche tu- Sbottai io -anche se non c'è Davide, c'è sempre l'amico di Marco: Claudio.- -Davvero!? Grande, potrei anche usare la mia telecamera. Ci sto!-
Poi arrivarono anche le altre nostre amiche, molto più pudiche, e il discorso terminò. Riuscii ovviamente ad organizzare anche questo appuntamento per il venerdì seguente: Io, Sonia, Marco, Claudio e la telecamera, a casa di Sonia.
Eravamo tutti nudi come vermi nella cameretta di Sonia. Iniziammo a masturbare i due maschietti, io Claudio, e lei Marco, finchè non furono belli duri; poi Sonia prese la telecamera la piazzò in mano a Marco, fece segno a me di inginocchiarmi sul cazzo di Claudio, lei fece lo stesso e disse: -Bene Marco ora tu riprenderai la tua ragazza e la sua amica mentre succhiano un cazzo.- Eravamo inginocchiate e leccavamo la grossa cappella di quel bel pene succoso di Claudio. Le nostre lingue a volte si incrociavano mentre Claudio non credeva ai suoi sensi e Marco, quel poveretto, riprendeva tutto eccitato. Continuammo finchè Claudio non venne e ovviamente toccava a me succhiargli tutta la sborra che copiosa gli sgorgava dall'uccello, mentre Sonia stuzzicava il mio ragazzo:
-Riprendi bene Vanessa mentre ingoia la Sborra di un altro- e si posizionava in modo da essere ben vista nella telecamera e ben udita nella registrazione -Mi raccomando Marco non farti scappare la scena dello sperma che cola fuori dalla bocca della tua ragazza!- e ancora -Non puoi farti una sega mentre lei fa un pompino ad un altro oggi, perché la devi riprendere, magari ti masturbi dopo a casa, mentre te la riguardi.- Venuto Claudio toccò a lui riprenderci, mentre io leccavo le palle a Marco e Sonia glielo stringeva in mano e glielo smanettava strizzandoglielo. Lui mi eiaculò nelle narici e lo sperma mi colò poi in bocca. Erano venuti tutti e due bisognava aspettare che si riavessero i loro gingilli, così li mettemmo a lavorare di lingua sulle nostre frittelle.
Sia io che Sonia avemmo un'orgasmo prima che i due furono pronti, poi Sonia (sempre ricca di immaginazione) ebbe un'idea: -Facciamo che tu stai di qui con Claudio e io di là in soggiorno con il tuo uomo, poi chi finisce prima va ad aiutare l'altra.- Era una spece di sfida a chi riusciva a far venire prima il proprio partner; non riuscii a dire di no.
Mentre Sonia e Marco uscivano, Claudio mi si mise sopra e mi entro con forza, mi sbatteva con prodigiosa potenza, tanto che la mia testa sbatteva sul muro a cui il letto era appoggiato. Urlavo sguaiata senza pudore ed ardevo di lussuria, con il suo enorme cazzo tra le gambe. Sudavo e mi contorcevo con le gambe completamente spalancate, con lui che continuava ad ansimare: -Vieni Vanessa, vieni!- Quasi subito ritornò in stanza Sonia che impose a Claudio di mettermelo alla pecorina, così intanto lei gli avrebbe potuto leccare le palle. Dopo poco la situazione si ribaltò e fu lei ad essere scopata mentre io leccavo le palle indurite e sudate dell'amico del mio ragazzo, che intanto sbattevano sul clitoride di Sonia. Di tanto in tanto lei gli accarezzava i testicoli ed io presa dall'eccitazione leccavo anche le sue dita.
Ero un po' scocciata dal fatto che Marco fosse già venuto con la mia amica, che figura aveva fatto! Ma ancora non sapevo cosa era accaduto in realtà nell'altra sala. - Ora a me - intimai a Claudio. Mi inginocchiai per prenderlo ancora da dietro, ma lui invece che infilarmi l'uccello nella figa, mi puntò l'ano e spinse. Io non avevo mai fatto del sesso anale e mi fece male il suo ingresso. Urlai a squarcia gola, ma lui continuò a spingere, trattenni il respiro ed infine entrò finchè è possibile entrare. Avevo il suo cazzo in culo e nonostante il dolore, la goduria era tanta. Sonia mi si avvicinò all'orecchio, sapendo che per me era la prima volta e mi disse: -Cosa si sta perdendo il tuo SEGAIOLO di là!- E così Claudio mi stava sverginando analmente mentre il mio ragazzo si stava smanettando nella stanza accanto?
Urlavo e piangevo non sapendo se fosse più il dolore o il piacere. Sonia mi fece un ditalino e io la baciai appassionatamente. Le sue dita sapevano esattamente cosa fare sulla mia fighetta gocciolante. Ero in estasi e latrai come se fossi stata squarciata quando l'amico di Marco mi venne in culo. Mi venne copioso in culo. Quando il suo cazzo pulsante uscì dal mio retto, scorreggiai e sentii un bruciore fortissimo. Scoprii dopo cosa fosse successo a Marco, guardando la videocassetta.
Ovviamente Sonia si era portata via la telecamera con se quando era andata in soggiorno con il mio moroso. Lo fece sedere sul divano inserì nel videoregistratore la cassetta di me e lei che succhiavamo il cazzo a Claudio (nella telecamera ce ne era una nuova), aprì un cassetto e disse: -Adesso ci divertiamo...- Prese delle manette e legò un polso di Marco al termosifone dicendo: -Non ti preoccupare, che ti faccio godere io.- Poi però si allontanò e fece partire il videoregistratore, mentre posizionava la telecamera in modo da inquadrare Marco. -Bene- pronunciò allontanandosi -adesso masturbati mentre ti guardi la tua ragazza che spompina un altro!- -Vaffanculo Sonia liberami!- Sonia rise e continuò: -Sono più crudele di Vanessa! Tu hai avuto il privilegio di diventare mio servo e come tale dovrai obbedire ad ogni mio capriccio. Se ti dirò di leccare il fango sui miei stivali, tu lo leccherai e mi ringrazierai quando avrai finito. Se sarò di buon umore ti farò fare il mio zerbino, così potrai godere mentre ti calpesto. Mangerai quando ti dirò di mangiare, berrai la mia piscia e non respirerai se io non ti dirò di farlo, è chiaro!? Ora voglio vederti mentre ti fai una sega tutto allupato davanti a me, mentre nell'altra stanza, sul letto la tua ragazza lo sta prendendo bello duro tra le gambe e gode e squittisce per il cazzo di quello là. Intanto ti puoi guardare in videocassetta la tua Vanessa che fa un bel bocchino al tuo amico fino a farsi sborrare in gola e sulla faccia.- -Non lo farò mai!- Urlò Marco. -Dai se lo fai magari poi te lo succhio un pochino- soggiunse allora lei maliziosa. Marco se lo prese in mano e si masturbò per l'ennesima volta, mentre lei dopo poco se ne andò. -Brutta puttana torna qua! Slegami!- Nessuno tornò e lui guardando il video di me con lo sperma che sgorgava all'angolo della bocca, riempita dall'uccello gigante del suo amico, riprese a farsi una sega. Piangendo si spermò addosso tutto arrapato, proprio quando si sentirono i miei urli provenire dalla stanza accanto, perchè Claudio mi stava aprendo il culo.
Tutto questo lo scoprii però quando uscita dal bagno dove ero andata a farmi un bidet con acqua gelida, mi recai in soggiorno insieme agli altri. Camminando a gambe larghe (per il bruciore) andai ad abbracciare Marco che mi sembrava piuttosto triste (intanto Sonia l'aveva slegato). Insieme con lui mi guardai la registrazione di quanto era successo.
Mi ero eccitata parecchio vedendolo così servile. -Sonia sei stata un po' stronza- però precisai. -Hai ragione- mi rispose -ma ora Marco avrà il contentino... se tu me lo concedi.- Il povero Marco aveva bisogno di farsi una bella scopata e così gli feci sbattere la mia amica. Sonia è fisicamente molto diversa da me. Sua madre è spagnola e lei ha ereditato una carnagione olivastra. Non si può definira grassa, però ha la pancetta e quando Claudio prima glielo metteva da dietro, le si vedeva la cellulite formare i buchi sulle chiappe ad ogni colpo di cazzo. Bisogna ammettere che ha un sorriso molto bello, labbra rosse e carnose e uno sguardo sempre giocoso. Portava e porta tuttora i capelli, neri e lisci, piuttosto corti (sopra le orecchie) e non era di certo molto alta.
Marco si posizionò su Sonia (adagiata sul divano) alla maniera canonica. Io misi Claudio (che teneva in mano la telecamera) seduto sulla poltrona, di lato al sofà ove scopavano gli altri due. Mi infilai in bocca il pene moscio che Claudio si era appena lavato. Io davo le spalle ai due amanti ma sentivo che Marco si stava dando da fare perché Sonia strillava in continuazione, ripeteva: -Sì così, così non ti fermare aprimi, aprimi! Fammi godere servo di merda!- Io sorridevo ed intanto ero inginocchiata servilmente tra le gambe aperte del guerriero che mi aveva violato l'ano con tanta esuberanza, facendomi lamentare per la grossezza del suo regale pene. Lui inquadrava: ora me che lo spompinavo, ora il mio ragazzo che scopava. Mi teneva una mano sulla testa come un re tiene il suo scettro e presa per i capelli me la muoveva su e giù. Il suo uccello però non riusciva più a diventare dritto anche se io ce la mettevo tutta a succhiare e spompare. Iniziavo a rompermi di ciucciare quell'affare appassito. Per fortuna riprese a funzionare quando ficcai il mio dito medio nel suo ano. Sonia fece spostare Marco sul pavimento e mentre lei gli saltava con tutto il suo peso sul cazzo (a smorzacandela), lui mi leccava figa e sfintere. Intanto io continuavo a farmi scivolare l'uccello di Claudio tra le labbra. Sentii che stava per venire, così mi distaccai e dissi: -Riprendimi mentre mi vieni in bocca a distanza.- Mentre masturbavo, aspettavo lo schizzo centrarmi la bocca che era a qualche centimetro. Produsse però lo sperma senza spruzzare ed io fui costretta ad allungare la lingua fino a toccargli il prepuzio per poter avere il suo liquido. Mi avvicinai alla bocca di Marco con ancora la panna del mio amante avvolta sulla lingua e lo baciai profondamente mentre lui si chiavava Sonia. Fu proprio una bella serata. Tuttavia Claudio iniziava a stancarmi, perché si credeva indispensabile quando invece rappresentava solo un gioco per me.
CAPITOLO 5
La fine dell'avventura e la definitiva rottura tra Marco ed il suo complice, avvenne la settimana successiva, quando a quello stronzo di Claudio venne la fantastica idea di raccontare la sua bella storia a tutta la compagnia. Marco ovviamente fu preso in giro e deriso fino alla noia e perse così per sempre i suoi amici. In quel periodo rincontrai Luca (il mio ex) mentre ero al pub con Sonia. Simpatico come sempre, era rimasto con noi tutto il tempo a ridere e scherzare del più e del meno. Alla fine della serata accompagnando a casa la mia amica, lei uscì con una delle sue trovate: -Perché non te lo scopi Luca? Per me ci starebbe ancora.- -Tu dici? E con Marco?- -Chi il tuo servetto? Ma quello te lo giochi come vuoi, gli dai una carezza e lui scodinzola tutto contento.- Sonia non aveva tutti i torti, Luca era proprio bello, chissà perché l'avevo lasciato? Il giorno dopo a casa di Marco iniziai questo nuovo discorso: -Tu che ne diresti di continuare con il gioco a tre?- Marco era tutto imbronciato: -Sai benissimo che io con Claudio non ci parlo più!- -No, intendevo con uno nuovo...- -E chi sarebbe?- -È un sì questo?- Sorrisi, lui ci pensò un po' e quindi ribadì: -Chi sarebbe?- -Il mio ex.- Il discorso continuò finchè non ne ebbi ragione. Tuttavia c'era un piccolo cambiamento. Sapevo per certo che a Luca non sarebbe andato di fare sesso a tre, così riuscii ad inventare una nuova versione del giochino, e devo dire che Marco ci inserì anche un particolare molto eccitante. Telefonai a Luca e riuscii a fissare una uscita a cena con lui. La sera in questione mi venne a prendere a casa, io scesi bella più che mai, profumata e sexy. Andammo a cena come era nei piani e passammo una splendida serata. Luca era veramente un gran ragazzo e molto divertente. Cercai fin dalle prime battute di provocare un po' il mio ex (gli uomini sono così stupidi, che c'è sempre il rischio di andare in bianco: bisogna fargli capire subito cosa si vuole). Dopo la cena in un fantastico ristorante andammo a prenderci qualcosa in un pub e poi mi feci riaccompagnare a casa. Lì nel parcheggio davanti a casa mia stava Marco, ben nascosto nella sua macchina. Io e Luca rimanemmo in macchina a parlare mentre l'atmosfera si faceva sempre più calda. Finalmente lui partì con il bacio io ricambiai e restammo a lungo avviluppati in uno stretto abbraccio. -Bene Luca- feci -Vogliamo andare nella mia macchina in box come ai vecchi tempi?- Infatti noi consumavamo i nostri amplessi all'interno di un discreto e sufficientemente caldo garage chiuso, ai tempi in cui eravamo insieme. -Non so Vanessa... tu sei fidanzata, ed anch'io, forse dovrei andarmene.- -Non fare l'ipocrita! Per cosa sei uscito sta sera? Per ricordare i vecchi tempi?- Lui fece spallucce e proseguì: -Beh, sì.- -Bene, allora ricordiamoli come si deve!- sorrisi io ed estrassi le chiavi del box dalla borsetta. Luca mi pareva ancora un po' indeciso così gli appoggiai la mia mano sul suo pacco e massaggiai.
Accade a tutti i maschietti, che quando il sangue che serve per pensare passa dal cervello al pisello, il maschietto inizia a pensare con il cazzo. A Luca capitò proprio questo e decise di venire con me sul sedile posteriore della mia vettura, mandando così affanculo la lunga relazione basata sulla sincerità e sulla reciproca fiducia che aveva con la sua ragazza. Come spesso accade mandò la sua storia d'amore a monte senza pensarci un gran chè, solo per una semplice oretta di sesso. Marco probabilmente ci vide uscire dalla macchina e chissà come deve avergli roso il fegato, quando mi vide baciarlo in mezzo al parcheggio. Presi Luca per mano e lo portai fin dentro il mio condominio e quindi davanti alla cler del mio garage. Ci chiudemmo nel box e salimmo sulla mia macchina (in realtà appartiene ai miei genitori). Misi la borsetta sul sedile davanti e accesi il registratore che ci avevo infilato prima di uscire (generalmente lo uso per registrare le lezioni dei professori che parlano troppo in fretta). Questa era stata la grande idea di Marco, registrare i miei gemiti, mentre lo cornificavo con Luca. Chiusi lì dentro potemmo spogliarci completamente. -Mi sembri un po' teso- affermai con tutta la dolcezza che conosco. Luca alzò le spalle. Era un bel ragazzo atletico senza neanche un filo di pancetta e piuttosto muscoloso. Non era molto alto, castano con i capelli corti, grandi occhi verdi e fantastiche fossette sulle guance quando sorrideva. Lui non era a conoscenza della registrazione ma io sì e sapendo che dopo Marco l'avrebbe ascoltata, spiattellai: -Ho una gran voglia di prendertelo in bocca, Luca.- Mi chinai e spinsi dentro la mia bocca il suo pene. Era caldo e non ancora completamente eretto. Liscio e vellutato si irrigidì nel mio cavo orale, quando con la lingua lo accarezzavo. Ciucciavo e succhiavo con tutti i suoni del caso, i gemiti e i risucchi, mentre Luca ansimava: -Sì Vanessa, come fai i pompini tu, non li fa nessuno! Ah, Sì, ooh, succhia! Succhia! Così, da brava- Mi staccai dal suo cazzo e con la voce impastata implorai: -Prendimi da dietro Luca!- Mi girai e inarcai la schiena sventolandogli il mio sedere davanti, lui si posizionò dietro e mi penetrò. Teneva le sue mani sui miei fianchi e il suo grosso uccellazzo mi faceva vedere le stelle. -Sì! Ah. Ah. Ah. Mhh- Volevo far sentire a Marco quanto mi stava facendo godere Luca. Il mio amante era perfetto per il giochino del registratore perché sapevo che amava parlare e dire volgarità. -Ti piace il mio cazzo! Si vede che ti piace!- -Sì Luca, mi piacciono i cazzi tra le gambe, sbattimi! Sbattimi!- -Sentilo! È tutto dentro.- Mi uscì un gridolino di piacere e lui continuò: -Sì urla mi piace sentirti urlare.- Mi sbatacchiava con dei gran colpi che mi facevano tremare le tette. -Sbattimelo nel culo ti prego- Piagnucolai. Luca estrasse il pene dalla mia figa e lo fece passare nel buco del culo. Non aveva le dimensioni di quello di Claudio, ma era un eroe a muoversi così urlai dimenandomi per la goduria. Dopo poco ero io sopra di lui che era seduto, e mi facevo cadere a peso morto sul suo cazzo duro. Prendevo ad ogni botta una corsa più lunga, tanto che in una il suo membro uscì ed io ricadendo sul suo corpo glielo piegai. Pensai di averglielo rotto! Lui urlò. -Scusami ti prego- cercai di bofonchiare troppo eccitata per voler smettere di scopare. -Non ti preoccupare- mi rassicurò lui prendendoselo in mano e infilandolo di nuovo dentro di me. Ad ogni movimento era un ansimare ed un piacere inaudito. Ebbi l'orgasmo mentre ero a cavalcioni su di lui e volli farlo sapere a lui e a Marco: -Mi fai godere! Vengo! Non ti fermare sbattimi, scopami Vengo! Vengo!-
Dopo il mio orgasmo, lui mi prese, mi sollevò e mi mise supina, mentre lui su di me continuava a darci dentro. Sentivo il peso del suo corpo sudato su di me, sentivo il suo respirare con affanno nelle orecchie, percepivo il suo profumo ovunque. Infine gli si spalancarono gli occhi e accelerando il movimento pelvico gemette: -Sto venendo sto venendo, mi fai impazzire l'uccello se fai così, non ce la faccio, io devo venire, no non fare così oh, sì , sì non smettere ti prego...- -Vieni- urlai -Sborrami dentro, fammi sentire come sbrodola caldo nella mia figa!- Lui non ce la faceva davvero più e fece sgorgare in me il suo seme dicendo rauco: -Ti vengo dentro.- Sborrò molto e tutto il suo liquido mi entrò. Tutto fino all'ultimo schizzo, perché continuò a muoversi finchè il suo uccello non iniziò a smosciarsi e mi rimase ancora dentro per un po'. Avevo la figa zeppa della sua sborra bianca e calda, e il suo corpo nudo, madido di sudore, su di me. -Una sborrata coi fiocchi- sanzionò lui ancora con il fiatone. -Una scopata coi fiocchi!- confermai io e continuai più per farlo sentire a Marco che per un vero desiderio: -Levami il tuo cazzo da dentro la figa ora.- Dopo meno di mezzora, dalla fine, eravamo fuori. Lo salutai e feci finta di avviarmi verso casa finchè la sua auto fu visibile, poi mi girai e mi diressi verso la vettura di Marco che era rimasto tutto il tempo della mia scopata lì nel parcheggio ad aspettarmi. Chissà che palle lì ad aspettare da solo, mentre la sua ragazza si trombava un altro. Luca si era di certo divertito più di lui, si era divertito con la sua ragazza. Entrai nell'auto di Marco sorridendo. La prima cosa che mi venne da dire fu: -Hai visto quando mi ha preso per mano e mi ha portato nel box per scoparmi? Che scopata che mi son fatta! E anche lui si è preso le sue belle soddisfazioni, ho ancora tutta la sua sborra che mi cola dalla figa.- - Ciao Vanessa- aveva la voce incerta. Si avvicinò e mi baciò. -Come sei spettinata vanessa, e hai uno strano profumo addosso- -Certo è il profumo di Luca. Buono vero? A meno che non ti riferisci al bacio, in bocca ho ancora il sapore del suo uccello. Ma ora andiamo in box.- Ci avviammo verso l'alcova del sesso e ci sedemmo sui sedili posteriori della macchina, quando erano ancora caldi da prima. Marco si spogliò completamente nudo mentre io facevo partire la registrazione. Presi in bocca il suo "ciuccio" mentre dal mangianastri si sentiva: "Ho una gran voglia di prendertelo in bocca, LUCA". Il cazzo di Marco era caldo un po' dilatato e puzzava di sborra: quel segaiolo masochista si era sparato una pugnetta pensando a me che scopavo con un altro. Tutto questo era molto eccitante, ma io ero stremata dalla scopata con quel maiale di Luca, così mi rialzai e Marco mi sollevò la gonna mi abbassò i collant e spostandomi di lato gli slip induriti dallo sperma sgorgato fuori, mi infilo la lingua tra le calde cosce. La passava dall'ano fino al clitoride poi la staccava dalla figa facendo un rumore tipo ventosa, e ripartiva da capo con alcuni dei miei peli pubici incollati nella sua bocca. -Così, leccala- lo esortai; benché la mia cosetta non era particolarmente sensibile, forse ero troppo stanca. "Sì Vanessa, come fai i pompini tu, non li fa nessuno! Ah, Sì, ooh, succhia! Succhia! Così, da brava". Intanto era questo che si sentiva uscire dall'altoparlante. Nell'auto con i finestrini ancora appannati da prima, si sentiva l'odore del sudore del mio amante mescolato con il mio e l'acre sentore dello sperma. -Staccati- gli intimai -Sono un po' stanca.- Lui si allontanò ed io senza nemmeno togliermi le scarpe bordeaux con il tacco, iniziai a masturbarlo con la suola. Avevo ancora le calze semiabbassate e sul viso cercai di dipingermi un volto di sufficienza, lui intanto godeva al contatto del freddo cuoio. "Prendimi da dietro LUCA". -Sei disgustoso Marco, ti sei fatto una sega pensando a me insieme a lui. Chissà se vieni di più se ti masturbi qui, proprio dove fino a pochi minuti fa un altro uomo mi faceva godere.- Lui se ne stava zitto con le gambe aperte mentre io gli strusciavo il salsicciotto con la mia scarpa. A volte usavo il collo del piede, a volte la suola mentre il tacco gli premeva sui testicoli. Reindossai le calze e con immenso disprezzo continuai a parlare a quel verme: -Allora, non dici nulla alla tua dea?- -Ti prego Vanessa non ti fermare- -Cioè, non devo fare così?- smisi di masturbarlo e gli appoggiai la scarpa sul petto. "Sì! Ah. Ah. Ah. Mhh". Dal registratore provenivano i miei mugolii di goduria mentre il cazzo di Luca mi penetrava. -Lo senti come mi faceva assaggiare il suo pene? Un grosso affare davvero. Senti come me la spassavo con lui. Se vuoi che continuo devi parlarmi con riguardo, io sono la tua dea.- -D'accordo Vanessa.- -Prima di tutto dammi del "lei", io sono la tua divinità!- -Sì signora.- -Bene allora la tua padrona vuole che tu le lecchi le scarpe- Marco mi prese la caviglia tra le sue mani e si portò la scarpa alla bocca ed iniziò a leccare. -Levami quelle tue mani di merda da dosso!- Il mio servo tolse le mani dalla mia caviglia, ed io gli sventolai la scarpa in bocca, dandogli di tanto in tanto dei calcetti. -Adesso leccami sotto la suola!- -Sì signora.- Leccò, ma dopo poco io gli spinsi via la faccia col piede (la sua testa sbattè sul finestrino) e ripresi a masturbarlo. "Sì Luca, mi piacciono i cazzi tra le gambe, sbattimi! Sbattimi!". -Ora masturbati da solo e stai in silenzio, così senti quanto mi ha fatto godere il mio amante e quanto l'ho fatto godere io.- Lui prese a smanettarselo, mentre al registratore si udivano i miei spasimi di piacere e si spruzzò addosso mentre si sentiva che chiedevo a Luca, piagnucolando vogliosa, di sbattermelo in culo.
Mi rendo conto che dopo aver descritto questi momenti di sesso, un po' .... depravato, possa sembrare che io disprezzassi il mio ragazzo e che non avessimo in realtà un vita sessuale normale. Al di fuori di queste occasioni, invece continuavamo ad avere tra noi il solito comportamento, salvo stuzzicarci di tanto in tanto mentre si faceva l'amore. Una volta ci siamo stuzzicati anche per telefono; infatti io avevo chiesto a Marco di mettere su il filmino di me che succhiavo l'uccello a Claudio (la cassetta ce l'aveva duplicata Sonia). -Fatti una sega mentre mi guardi- gli suggerii -E raccontami cosa sto facendo io nel video.- Lui prese a descrivermi, minuziosamente. Ogni più piccolo mio movimento o sospiro, le mie espressioni di piacere, con quel cazzo che scivolava tra le mie labbra rosse, di come gli tenevo il pene con il mignolo alzato e l'espressione di quando lo sperma caldo del suo ex amico mi sbrodolava fuori dalla bocca colma del denso liquido, finchè non mi disse che stava venendo.
CAPITOLO 6
Mi sentivo un po' cattiva avendo io il permesso di scoparmi Luca, mentre lui si scopava solo me, così gli chiesi se volesse fare altrettanto con la mia amica Sonia, che di certo si sarebbe prestata. Marco ovviamente accettò, l'unico problema era che alla mia amichetta interessava molto di più farlo soffrire, piuttosto che chiavarselo, tanto lei possedeva già un amante fisso da qualche settimana ed in più si fotteva il suo ragazzo. Così metteva il mio ragazzo nudo sul divano, sul tavolo da cucina, per terra o persino seduto sul cesso a farsi le seghe, mentre lei lo filmava. Lui smanettava e smanettava sul suo ceppo, duro, gonfio di sangue, spargendo ovunque il suo seme, come un ragazzino arrapato. Sonia naturalmente mi faceva vedere tutti i filmati. Spesso con lui presente, ce li guardavamo mangiando pop corn e deridendo il poveraccio. Fu la mia amica a convicermi che sarebbe stato divertente non scoparmi più per un po' il mio servetto (intanto potevo farmi chi volevo), e costringerlo a farsi delle gran seghe. Così comprammo dei preservativi e diedi il compito a Marco, di riempirne uno al giorno e poi consegnarmelo per il controllo. Per circa due settimane non trombammo più e lui si fece ogni giorno delle seghe portandomi poi le prove. L'inconveniente più grande era che anch'io non scopai per due settimane filate, fino a quando cioè non arrivò il giorno del secondo incontro con Luca. Questa volta sarebbe stato a casa di Marco che tanto Luca non conosceva. La mia voglia di farmi chiavare per bene però, era alle stelle e desideravo più di ogni altra cosa un bel cazzo grosso e succoso da ciucciare e poi infilarlo nella mia fessura, ingorda di uccelli d'ogni razza e tipo. Quel giorno ero d'accordo con Marco che avrebbe dovuto masturbarsi (tanto per cambiare) con in mano le mie mutandine sudate della palestra, mentre io mi facevo la scopata del secolo nel suo appartamento con Luca. Mi impegnai molto quel giorno in palestra con il chiodo fisso del gran cazzo succulente di Luca.
Devo dire che era da un po' di tempo che mi ero accorta di come un istruttore di body building, un ragazzo di colore, di nome Roby, mi guardasse malizioso. Era certamente un bel ragazzo, non molto alto ma con un fisico eccezionale, gli addominali scolpiti nell'ebano e due bicipiti grossi, gonfi e sodi come l'acciaio. Ero inoltre curiosa di scoprire se fossero vere tutte quelle storie sulle dimensioni del sesso dei neri. Dopo la corsa sul tapirulan (si scrive così?) e la lezione di GAG (gambe addominali e glutei) stavo pedalando alla cyclette sudata e stanca più che mai. Avevo un gran fiatone e la faccia tutta rossa per lo sforzo quando mi accorsi che Roby se ne stava tutto assorto a guardarmi. Io ero già eccitata di mio, non scopavo da due settimane e mi piaceva la sensazione di essere desiderata da un così bel ragazzo. Iniziai a scivolare avanti e indietro sul sellino nero. Avanti e indietro, mentre mi mordevo il labbro inferiore e mi tergevo il sudore sul mio viso paonazzo con la manina dalle unghie lunghe e smaltate, fissando Roby. Sulla sella si formava una striscia fradicia di sudore al passaggio della mia fichetta bollente, mentre continuavo a pedalare e a sbuffare per l'affanno. Fintamente assorta nell'esercizio mi spinsi avanti e la mia figa bagnata premette in punta al sellino. Stavo già godendo. Mi alzai ed andai alla macchina per fare gli adduttori (i muscoli dell'interno coscia) passando davanti alla mia vittima. Per chi non lo sapesse questo esercizio consiste nello stringere tra le cosce due braccioli che oppongono resistenza e tendono a tenerti le gambe divaricate. Ci si trova seduti su questa macchina e si allargano e si stringono le gambe ripetutamente. Lo sforzo mi faceva vibrare le cosce e Roby proprio di fronte a me, poteva vedere la chiazza di sudore sul mio pube. Lo vedevo sbavare mentre mi fissava proprio la tra le cosce. Era cotto al punto giusto, mi alzai e mi avvicinai a lui, lo sfiorai senza dirgli nulla e mi diressi verso la saletta magazzino che sapevo essere off-limits per i non addetti. La porta era aperta e vi entrai. L'unico istruttore in quel momento presente era Roby, ed avrebbe dovuto venire lui a farmi uscire. Poco dopo entrò: -Non si può stare qui Vanessa, lo sai. Cosa stai cercando?- Io richiusi la porta alle sue spalle, lo abbracciai e dichiarai: -Stavo proprio cercando te.- Ero un po' emozionata, non avevo mai tradito Marco (o almeno non senza che lui lo sapesse) e mi sentivo una vera troia. Probabilmente il mio ragazzo se ne stava a farsi una sega mentre io, tra poco, avrei assaporato il gran cazzo nero di Roby. Lui mi baciò, ed io iniziai ad accarezzare il suo braccio duro e pompato. Sentivo la sua pelle tirata sui poderosi muscoli. Con l'altra mano scivolai sul suo addome rigido, e poi più in basso gli scostai la tuta e gli slip neri, staccai le mie labbra dalle sue e guardai tra le sue gambe. Un ceppo di sbalorditive dimensioni si stava ergendo a sfiorare la mia mano. Lungo circa venticinque centimetri e largo quasi come la mia caviglia. Un piccolo mammifero che era ormai drizzato all'insù turgido secco e ricco di venature sporgenti che lo rendevano ancora più eccitante ma spaventoso. Lo toccai con le dita appena fredde e lui, caldo come la vita, pulsò contro la pancia. Io sospirai per l'eccitazione e un po' per la paura (era veramente grosso), ma Roby, per niente stupito dal mio stato di sbigottimento, mi passò la sua mano forte sulla figa gocciolante; ebbi quasi un mancamento. Mi alzò da terra gonfiando i suoi muscolosi bicipiti e mi mise seduta su una scrivania, poi si abbassò e calatimi i fuseaux, mi leccò la figa attraverso le mie mutandine impregnate di sudore poi le spostò da parte e accostò il suo naso perfetto alla fichetta accaldata e grondante. Qui si soffermò ed inspirò profondamente l'avvolgente profumo di sesso che trasudava da ogni poro. Si umettò le labbra e poi fece scivolare la sua lingua fin dentro la passera. Io ebbi un brivido che mi attraversò tutta la schiena e giunto alla nuca mi fece alzare la testa al cielo e imprecare di piacere. Si alzò appena prima che mi sopraggiungesse l'orgasmo, si infilò tra me e i miei fouseax arrotolati sulle caviglie ed estratta la sua arma devastantemente spessa la adagiò sul mio pube. Mi accarezzò il viso con entrambe le mani e arretrò di bacino, facendo scivolare il suo tentacolo sui miei peli pubici e giunto nell'intimo della situazione spinse il suo cazzo dentro di me. Vedevo nello specchio sulla parete opposta, il suo culetto ben fatto contrarsi mentre avvertivo il suo prodigioso arnese divaricarmi la vagina strisciandosi sulle pareti madide. Non finiva più di entrare, tanto era lungo e il suo penetrare lento mi fece sentire febbricitante. Godevo come in calore. Mi teneva con le sue mani tra coscie e glutei mentre io mi resi conto più tardi che gli conficcavo le unghie nella schiena. Scopava come un dio greco, con quell'uccellazzo che si strusciava e ungeva le mie mutandine già intrise del mio sudore inguinale, della saliva di Roby, ed ora della sostanza densa della mia farfalla e del sudore del suo cazzo. Il piacere fu supremo ed ebbi il mio agognato orgasmo in pochi istanti. Lui se ne accorse e si eccitò di più, continuando tutto arrapato. Io però una volta venuta, amante (come sapete) del sesso orale non volevo lasciarmi perdere l'occasione di ficcarmi in bocca il tronco. Spinsi le mie manine sul suo petto, lo allontanai e lo feci voltare (in modo da fargli avere lo specchio di fronte). Accucciatami, mi infilai tra le labbra il suo sesso. Era così largo che entrava a fatica. Lo feci giungere lentamente fino alla gola, poi spompinai velocemente. Lo estrassi quasi tutto e mi misi a sucargli la grossa cappella. Appoggiai le mie mani sulle sue natiche e strofinai il viso sul suo uccello duro. Volevo sentire su di me l'odore del suo cazzo, e così inspiravo profondamente. Poi glielo presi in mano e lo portai a contatto con la sua pancia, mi scostai di qualche centimetro e me lo feci cadere pesantemente sulla faccia. Lo ripresi in bocca e continuai a succhiare finchè non schizzò. Non mi aspettavo lo sperma perché ero troppo intenta ad assaporare con ogni mio senso il cazzo nero di Roby. Cercai di bere tutto, ma quando non ce la feci più (ebbi un conato) lui continuò a sbrodolarmi sulla faccia, mentre io gliela strusciavo sul pene che lentamente si ritraeva. Continuai a ciucciarglielo ancora per un po' con la sborra che mi sgocciolava dal mento, poi mi alzai sorridendo e con lui ancora in estasi mi rivestii, pulendomi la faccia con il palmo della mano. -Hai una ragazza Roby?- -Mi sono lasciato da un mese, e tu?- -Io non so più... che ne dici di tenerci in contatto?- Così continuammo a chiacchierare, scoprendo che lui era stato adottato quando era ancora in fasce, ora studiava medicina e più di tutto, era un ragazzo veramente simpaticissimo.
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