L'angolo della scoreggia

Dopo le giapponesi mutande assorbiodori, il mercato - per ora americano - sta per essere invaso da un nuovo prodotto: il Flat-D, ossia il Flatulence Deodorizer, deodorante per la flatulenza. In altre parole un semplice assorbente per scoregge, una specie di Lines Seta Ali per membrane anali particolarmente vivaci.

Si tratta, per l’appunto, di una sorta di pannolino molto sottile, in fibra di carboni attivi che, appiccicato all’esterno delle mutande degli scoreggioni e delle petatrici incontinenti, dovrebbe assorbire i disgustosi umori che accompagnano le vibrazioni sfinterali.

Un aiuto, quindi, per tutti quelli che non riuscendo a contenere l’esuberanza dei venti sorgenti in intestini mossi o irritati, vogliono cercare quantomeno di non ammorbare l’aria che sta a loro attorno, che si impesta di odorosi effluvi quando i petomani partono all’opera.

Bene, a parte ritenere questi oggetti inutili tanto quanto le solette assorbiodore che vanno nelle scarpe per chi ha piedi particarmente aromatici, mi pare che si tratti sia di un furto per i soliti allocchi plebei (una di queste “anette assorbiodori” costa 14 dollari) con potenziali rischi derivanti dal suo uso, sia dell’ennesima mossa sanitario-commerciale per sterilizzare funzioni profondamente umane che non solo sono necessarie, ma anche - come dimostra sempre il magistrale Anonimo Francese ne “L’arte di petare” - socialmente utili.

Mi spiego.

Per quanto al primo rischio, leggendo le specifiche del prodotto, non si comprende a fondo una cosa fondamentale: la capacità di immagazzinaggio di scoregge di ogni singolo assorbente. Infatti, unendo il costo spropositato di questo captatore di odor di merda con il fatto che molti utenti tenderanno a riutilizzarlo più volte, come si direbbe in veneto, “l’è peso el tacon del buso” (è peggio la toppa del buco, in tal caso, del culo). Immaginate dunque un lavoratore precario afflitto da aerofagia e colon irritabile che, con uno stipendio di 800 euro al mese, si cambia un assorbiscoreggia al giorno; gli partirebbero circa 350 euro al mese per trattenere le sue puzzolenti arie.

Quindi, per sopravvivere, utilizzerebbe al limite l’oggettino che rischierebbe - una volta saturo di gas emesso e trattenuto - di sfiatare poi tutto in una volta sola. Una catastrofe immane per chi si trovasse a portata di ano del nostro petomane.

Per quanto al secondo fattore mi aiuterò con il già da me più volte citato libello “L’arte di petare”. Qui, tra le tante ontologie del peto, ve n’è una assolutamente convincente su “L’utilità sociale del peto”. Infatti:

[...] è doveroso ricordare che alcuni nemici del consorzio umano vengono neutralizzati dal peto.

Prendiamo, ad esempio, un damerino che ha trovato il modo di tediare una numerosa compagnia. Da oltre un’ora non fa che pavoneggiarsi e offendere i presenti: magnificando le proprie grazie, dicendo impertinenze, lanciando velenose critiche a destra e a manca. Nessuno osa fermarlo, per convenienza o per opportunismo. Ed ecco esplodere d’improvviso un peto, che d’incanto libera tutti gli spiriti dall’oppressione, mettendo a tacere quel chiacchiericcio assassino”.

Anonimo Francese, L’arte di petare, Mlano, ES edizioni, 2005.

Insomma, una loffia ben piazzata - in alcuni casi - ci libera da immani sofferenze sociali, creando un salutare vuoto attorno a noi e un liberatorio fuggi fuggi. Con questo pannolino per peti, si annullerebbe l'effetto dirompente di questo così natural trombettare - la puzza - senza risolvere il problema del tonante roboare delle scoregge da manovale, attutendone solo la vibrazione ma non riuscendo in alcun modo a silenziarle.

Amiche e amici, riconfermo l'assunto che petare è utile e fa bene. E siccome, ad esempio, è assodato che:

"mingere cum bombis res est gratissima lumbis" (pisciare tra i rimbombi è cosa assai grata ai lombi). Pisciare senza petare è, per così dire, come andare a Dieppe senza vedere il mare

perchè voler frustrare questa così antica e nobile attività corporale con subdoli e inutili marchingegni commerciali? , questo assorbente per scoregge, per citare il buon Fantozzi, mi pare davvero una “cagata pazzesca”.