LA SPOSINA

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  1. skylong
     
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    Nadine era la figlia del mio miglior amico, compiva gli anni quando la violentai. Il fatto avvenne il giorno che il mio amico mi propose di accompagnare lui e sua moglie al mare, dove la ragazza era ospite di parenti. Avremmo festeggiato il suo compleanno, poi sarebbe rientrata in città insieme a noi.
    Avvenne proprio così, il pranzo fu eccellente e anche la torta che seguì. Nadine spense ridendo le candeline, durante il brindisi il padre fece il solito discorso banale, infine ci mettemmo in strada.
    Nadine ed io eravamo sul sedile posteriore, il padre tutto intento alla strada scambiava con noi rare battute, al suo fianco la moglie si informava della figlia, se si era divertita e se aveva conosciuto dei ragazzi interessanti. Nadine chiacchierò per circa mezz'ora, poi disse che aveva sonno, si appoggiò con la schiena al finestrino e chiuse gli occhi, io parlai ancora con i suoi genitori poi i miei occhi si fecero pesanti.

    Mi ero appena assopito quando uno strano fruscio me li fece riaprire. La ragazza aveva posato una gamba sul sedile e si sventolava con la gonna scoprendo in modo sconveniente le cosce. Mi stava osservando, vide che la guardavo ma non smise di farsi aria sollevando ad ogni movimento la gonna leggera, lasciando che il mio sguardo vagasse su un'intimità che le mutandine semitrasparenti non nascondevano completamente, ma lasciavano vedere la macchia scura dei peli e il rigonfiamento del pube della svergognata.
    Non sentii alcun desiderio ma solo imbarazzo per quell'esibizione. Nadine come molte ragazze della sua età era leggermente grassoccia nei fianchi, il seno era abbondante e tendeva in modo impertinente la maglietta. Aveva quello che si dice la bellezza della giovinezza, per il resto non mi sembrava particolarmente bella, i capelli erano castani, corti. Distolsi gli occhi e poco dopo mi assopii.

    Forse fu il pasto abbondante o forse fu il movimento che faceva la macchina, il fatto é che mi venne un'erezione, aprii gli occhi, la ragazza dormiva incurante della gonna sollevata fino al ventre. Aveva poggiato un piede sul pavimento della vettura, l'altro era finito sul sedile dietro la mia schiena e aveva ripiegato la gamba, esibiva inconsciamente un'intimità nascosta solo parzialmente perché le mutandine troppo strette scomparivano nella curva delle natiche che l'impudica sua posizione rivelava.
    Ripeto il mio assoluto disinteresse per quella ragazza, anche se non si fosse trattato della figlia del mio amico, non poteva destare in me nessun desiderio. Avevo allora trentasei anni e le donne non mi mancavano anche se in quel momento a causa delle vacanze estive ero rimasto solo in una città semideserta. Per questo motivo avevo accettato quella gita. Il mio pene la cui rigidità era dovuta a fattori puramente fortuiti, tendeva la stoffa degli shorts, ma non mi preoccupava più di tanto, la ragazza sembrava dormire e anche la moglie del mio amico si era assopita. Chiusi gli occhi e dopo un pò mi riaddormentai.

    Sognai che una mano femminile mi accarezzava, il contatto era talmente reale che dopo non molto mi svegliai e poiché la carezza continuava, socchiusi gli occhi. Quale fu la mia sorpresa quando vidi che la mano era quella di Nadine! La giovane passava e ripassava le dita toccando attraverso la stoffa il membro teso. Alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi, la svergognata continuò nella sua carezza quasi sfidandomi!
    Ero irritato, ma non so perché volli provocarla. Il guidatore tutto intento al traffico autostradale era troppo occupato per accorgersi di quello che avveniva, portai la mano alla patta dei calzoncini e feci scendere la cerniera, scostando gli slips estrassi il pene poi presi la mano che la ragazza aveva ritirato e la portai sulla verga costringendo le sue dita a chiudersi su di essa.

    Sentii che la stringeva Nadine, i suoi occhi ora erano fissi sul membro che aveva in mano, non ne sembrava spaventata perché cominciò subito ad esplorarlo con gesti lenti. . . Dopo un poco i suoi occhi incontrarono nuovamente i miei, la mia mano si posò sulla coscia della gamba ripiegata sul sedile, risalendone l'interno fino all'inguine e attraverso le mutandine passai le nocche sopra il suo sesso. Le guance di Nadine si imporporarono lievemente al contatto e quando premetti, schiuse le labbra in un sorriso ironico.
    Toglile! - ordinai senza che nessun suono uscisse dalla mia bocca.

    La ragazza comprese i movimenti delle mie labbra e facendo sì col capo si accertò che ne il padre ne la madre potessero vederla; si rimise seduta composta e con gesti lenti portò le mani sotto la gonna che aveva fatto ricadere e sollevando adagio il bacino sfilò le mutandine, me le mostrò prima di porle nella borsetta, poi sempre lentamente riportò come prima la gamba sul sedile e l'allungò dietro la mia schiena costringendomi a scivolare in avanti per farle posto. Portò un braccio sullo schienale anteriore e vi poggiò la testa fingendo di dormire, ma seguiva i movimenti della mano che aveva ripreso il mio pene.
    Questa volta lo strinse forte. La mano piccola e grassoccia non riusciva neanche a farne il giro con le dita. Cominciò a far scorrere su e giù la pelle in una lenta masturbazione che i suoi occhi seguivano attraverso le ciglia abbassate.

    La situazione si era fatta piccante, la posizione che avevamo assunto consentiva al padre di vedere tutt'al più i nostri visi, la madre avrebbe dovuto sollevarsi e guardare oltre gli schienali per vedere l'azione della mano della figlia. Rassicurato lasciai scivolare la mia mano lungo la gamba tesa della ragazza, mi attardai sulla pelle della coscia lievemente sudata, il contatto mi eccitò a tal punto che affrettai il mio risalire fino ad incontrare il suo cespuglio arruffato poi le mie dita lo frugarono separandone i peli. . .
    Il sesso di Nadine era socchiuso e alquanto umido, mi sembrò di vedere la ragazza sospirare mentre passavo le dita sul rigonfiamento delle grandi labbra fino alla loro congiunzione, la feci fremere alla pressione che esercitai sul grilletto che trovai teso, riconobbi le labbra sottili, le seguii fino all'apertura della vagina. . .

    Sospirò Nadine sentendo il dito scivolare nel suo grembo, accelerò istintivamente il movimento della mano sul pene facendone scorrere di scatto la pelle. La sua masturbazione cominciava a piacermi ma i movimenti che imprimeva al braccio non potevano sfuggire a lungo ai genitori! Fermai la sua mano con la mia e ne guidai il pollice perché lo muovesse sotto il glande, sul punto sensibile al termine del condotto gonfio.
    La ragazza capì subito, appoggiandomi allo schienale mi abbandonai alla sua masturbazione che da allora divenne piacevole, ma non poteva bastare a soddisfare un libertino qual''ero allora. Vedevo le narici di Nadine fremere, le dita che giocavano col suo sesso erano diventate bagnate e scivolose, si mosse le labbra.

    - Ti piace? - chiese. Risposi nello stesso modo muto:
    - Si ma. . . lasciami guardare!-
    La mano poggiata sullo schienale scese a prendere l'orlo della gonna, lo tirò fin sopra il ventre, ritirai la mia mano, la sua scese al suo sesso, le dita premettero i lati delle labbra grassocce aprendole.
    - Eccola la mia micia. . . ti piace?- chiesero ancora le labbra mute.
    Non risposi subito, vidi dapprima la carne rosea poi distinsi la cresta della clitoride singolarmente sporgente e sotto, le labbra sottili e brune dal rilievo singolare che diminuiva dove si apriva la vagina, vidi formarsi una goccia ambrata, scendere lentamente, superare il breve tratto della pelvi scomparendo poi nelle natiche socchiuse.

    - Si, mi piace. . . -
    - Anche il tuo coso mi piace. . .-
    - Lo vuoi? - la sua mano lo strinse forte, esitò arrossendo prima di rispondere:
    - Magari. . . -
    - Allora trova una scusa per salire da me. - era una frase lunga, dovetti ripeterla prima che rispondesse:
    - D'accordo! -
    Le nostre carezze continuarono in un'intesa perfetta, fui io a riportare la gonna a coprire le sue gambe ma le mie dita continuarono ad andare in una vulva sempre più bagnata. Più di una volta Nadine dovette mordersi le labbra per soffocare i lamenti di piacere che salivano dalla sua gola. In quanto a me, la mia eccitazione divenne manifesta per le gocce che uscendo dal meato imbrattavano le sue dita rendendo piacevolmente scivolosa la mano che ora si muoveva lentamente su un membro più duro che mai.

    Come in un sogno guardavo senza vedere, sfilare il paesaggio poi vidi avvicinare il casello autostradale, ritirai la mano da sotto la gonna di Nadine, lei coprì il pene col mio golfino e lentamente ritornò seduta. Quando l'amico si fermò per pagare il pedaggio eravamo composti.
    - Siamo arrivati? - chiese Nadine fingendo di emergere dal sonno.
    - Stai bene tesoro? - chiese la madre girandosi.
    - Mi sono appena svegliata! - spiegò la fanciulla.
    Eravamo ormai nel traffico caotico della città, lentamente mi ripresi dalla mia emozione, mi riaggiustai e quando finalmente fummo davanti casa mia, scesi perfettamente in ordine. Ringraziai della bella gita e salutai gli amici. Gia la vettura stava effettuando la manovra per ripartire quando Nadine quasi gridò:

    - Aspetta! mi fermai, la ragazza aprì lo sportello spiegando:
    - Salgo da Letizia. . . se Ric é tanto gentile da riaccompagnarmi!
    - Certo, ma cosa devi fare con Letizia? chiesi tanto per stare al gioco.
    - Cose nostre, non ti dispiace vero?
    - Va bene, ti riaccompagno io.
    La ragazza salutò i genitori che ripartirono, ci avviammo che il sole era ancora alto e il caldo soffocante. Letizia‚ la sorella con la quale divido l’appartamento, aveva soltanto qualche anno più di Nadine ed erano grandi amiche, per questo la richiesta della ragazza non destò nei suoi genitori alcun sospetto, solo che. . . Letizia era in vacanza e questo Nadine lo sapeva!

    In ascensore la ragazza non parlava, allora la presi fra le braccia per baciarla. Con mia sorpresa mi scostò brutalmente.
    - Ric, cosa ti viene in mente! - disse irritata.
    - Voglio scopare, ecco quello che ho in mente! -
    - Sei un gran sporcaccione lo sai? -
    Ero esterrefatto, trattenni la collera che sentivo salire. Arrivati al piano aprii la porta di casa, Nadine entrò spostandomi brutalmente.
    - Letizia? - chiamò quasi gridando.
    Anch'io ero entrato, chiusi col chiavistello e mi girai verso di lei.
    - Letizia non c'é, lo sai bene! -
    - Cosa? Letizia? - chiamò ancora, non ottenendo risposta, si voltò verso di me.
    Riaccompagnami a casa! -

    Era troppo! Una irritazione mai provata prima mi fece afferrare la ragazza, si dibattè mentre la stringevo, colpì il mio viso con pugni ridicolmente piccoli dicendo:
    - Lasciami andare, guarda che grido! -
    - Puoi gridare quanto vuoi, tanto nessuno ti sente! - ghignai.
    Era vero, il caseggiato era deserto, non vi erano macchine nel parcheggio sotto casa. Nadine si guardò attorno smarrita, grosse lacrime spuntarono dai suoi occhi.
    - Ric. . . cosa vuoi fare? - singhiozzò.
    - Lo sai bene, voglio scopare!-
    Oh no. . . ti prego. . . no. . . no. . . -

    La sua disperazione ebbe l'effetto di eccitarmi enormemente, l'erezione ritornò subitanea, la ragazza con occhi sbarrati vide la gobba che deformava i miei calzoncini, indietreggiò lungo il corridoio ripetendo:
    - No. . . no. . . -
    Ora ero veramente allupato, con gesti febbrili mi sbarazzai degli shorts togliendoli insieme agli slip, sfilai la maglietta e nudo avanzai verso di lei brandendo con la mano il membro, agitandolo oscenamente.
    Cosa? Prima ti piaceva il mio cazzo, lo volevi non ricordi? Ora lo prenderai con le buone oppure. . . -

    Il corridoio svoltava ad angolo verso la mia camera da letto, ormai la schiena di Nadine era contro il muro, la ragazza mi guardava terrorizzata, piangeva girando attorno gli occhi con aria smarrita, vide la porta aperta, il letto disfatto, supplicò:
    - No. . . ti prego. . . non voglio. . . non voglio. . . -
    Ero vicinissimo, la schiacciai contro il muro dicendo:
    - Sei una sgualdrinella, ti piaceva il mio cazzo quando lo avevi in mano vero? Non puoi eccitare un uomo e poi lasciarlo senza scopare! Lo senti com'é duro? -
    Avevo parlato sollevando la sua gonna, mossi le anche facendole sentire contro lil ventre il turgore del membro, tentò di divincolarsi ma io la tenevo stretta cercando la sua bocca, lei muovendo il viso si sottraeva al mio bacio, raggiunsi la bocca aperta, singhiozzante. . . Avrebbe potuto mordermi quando spinsi la lingua, non lo fece e questo mi incoraggiò, la sua bocca aveva il sapore delle lacrime che colavano copiose, la frugai avidamente.

    Mentre la baciavo la mia mano trovò il gancetto, lo aprì, la gonna aveva altri due bottoni, li disfeci con gesti febbrili, gettai lontano l'indumento, poi sollevai la maglietta. . . Per farlo dovetti scostarmi, Nadine non si ribellava più, come molte ragazze della sua età non portava reggipetto, le mammelle candide contrastavano col resto del corpo abbronzato rimasto scoperto nel prendere il sole, vidi il segno lasciato dalle mutandine del costume, i peli castani arruffati. . .
    - Alza le braccia! - ordinai.
    Ubbidì lasciandosi sfilare la maglietta, strinsi il corpo nudo, baciando ancora la sua bocca come un affamato, i seni contro il mio petto erano sodi, mi strofinai contro il suo ventre, spingendo sulle reni sentii il solletichio dei suoi peli contro i testicoli. Nadine respirava con affanno nella mia bocca ma rimaneva inerte con le braccia abbandonate lungo i fianchi, guidai la sua mano fra i nostri ventri, la strinsi sulla mia verga, allontanai il viso dal suo, la guardai.

    - Se ti faccio cosi. . . va bene? - singhiozzò Nadine cominciando a masturbarmi.
    - No, voglio scopare! - risposi ghignando.
    Il suo sguardo si fece disperato, mi respinse con forza facendomi quasi cadere e con un grido corse in camera chiudendo la porta. Non fece in tempo a girare la chiave che mi gettai contro aprendola con una spallata; l'urto gettò la ragazza bocconi sopra il letto, fui sopra di lei, si agitò ma il mio peso la inchiodava. . .
    - No, lasciami. . . no. . . no. . .- singhiozzò ancora.
    Ormai era mia, mi mossi su di lei finché il pene trovò posto nel solco delle natiche tonde, prominenti, alitai contro la sua nuca:
    - Ora ti fai scopare oppure te lo metto nel culo!-
    La risposta che ricevetti fu il suo pianto, allora mi sollevai sulle braccia e brandendo il membro lo strofinai nelle natiche esposte.

    - No. . . nooo. . . - urlò la ragazza.
    - Allora girati! - ordinai.
    Ero talmente infoiato che sicuramente avrei portato a termine la mia minaccia, annuì muovendo il capo, mi scostai. Con le spalle sussultanti per i singhiozzi si girò lentamente sulla schiena. Era come svenuta perché non oppose più resistenza, spalancai le sue gambe e mi adagiai su di lei, il viso rigato di lacrime non mi commosse, spalancò gli occhi quando sentì sulla vulva il glande cercare l'apertura della sua vagina. Singhiozzò:
    - Ric. . . sono vergine. . . oh no. . . no. . .
    La sua supplica non mi intenerì, spinsi subito, Nadine urlò sentendo il membro forzare le sue carni, aprì la bocca che coprii con la mia e mentre la mia lingua la frugava spinsi ancora di colpo lacerando l'imene e affondando nel suo grembo. Solo allora mi resi conto che il grido che la mia bocca aveva soffocato era il lamento di una vergine deflorata.

    Se mi prese qualche scrupolo, il calore che avvolse il mio pene me lo fece dimenticare, cominciai un lento va e vieni in una vagina singolarmente scivolosa e dilatata, sembrava senza vita Nadine mentre la penetravo, gli occhi erano spalancati, rivolti al soffitto, la bocca aperta lasciava uscire un grido acuto ogni volta che affondavo in lei.
    Era con una sorta di rabbia che la possedevo, era la prima volta che scopavo una donna non consenziente, nel tentativo di farla partecipare passai le mani sotto di lei sollevandola alle reni, baciandola sui seni ma Nadine rimaneva passiva, il capo riverso, le braccia piegate all'indietro sul cuscino, solo le grida che uscivano dalla sua gola dicevano che era viva.

    Ansimavo su di lei cacciando il membro fino in fondo al suo ventre, scuotendo il corpo inerte, coprii la sua bocca con la mia, cercai la sua lingua, l'accarezzai, poi il piacere salì in me velocemente, era un piacere che non poteva appagarmi completamente ma che mi faceva rantolare nella bocca che gridava, gridava. . .
    Presto, troppo presto ne sarei stato travolto, la ragazza percepì lo spasimo del mio orgasmo, sottrasse la bocca supplicando fra i singhiozzi:
    - No Ric. . . non godere dentro. . . ti prego. . .
    Estrassi appena in tempo il pene e schiacciandomi sulla sua pancia mi mossi, catturando ancora la sua bocca urlai il mio orgasmo eiaculando in lunghi getti che imbrattarono i nostri ventri, mi mossi ancora bevendo le sue lacrime poi lentamente ritornai in me.

    Solo allora mi resi pienamente conto di quello che avevo fatto: avevo violentato una ragazza, vergine per giunta! Fui preso dal rimorso e vergognandomi come un ladro rotolai di fianco. La ragazza si sollevò sui gomiti, si guardò, vide il liquido chiaro che la bagnava.
    Scostò la mia mano che con un lembo del lenzuolo cercava di ripulirla e piangendo corse in bagno. Ritornò poco dopo con l'asciugamano macchiato di sangue, me lo mostrò:
    - Guarda cosa hai fatto! - Disse fra le lacrime.
    Ricuperai i suoi vestiti e glieli porsi, lei li prese e ritornò in bagno. Imprecando contro di me mi rivestii rapidamente, Nadine riapparve vestita, prese dalla borsetta le mutandine, le infilò senza curarsi di me.

    - Portami a casa! - Ordinò tirando su col naso. Prima di uscire si voltò.
    - Dammi almeno i dischi che Letizia mi aveva promesso. - Disse.
    Cercò fra i dischi, ne scelse due. Durante il tragitto, nessuno dei due parlò, guidai piano per dar modo alla ragazza di riprendersi, quando scese dalla macchina non piangeva più.
    - Lo dirai ai tuoi? - Chiesi pieno di timore.
    Non lo so. . . - E scomparve nell'androne.


    Passarono i giorni senza che nessuno parlasse della mia malefatta. Benché rassicurato il rimorso mi perseguitò per mesi, per anni. Rividi ancora il mio amico, ma non rividi più Nadine, fui invitato al suo matrimonio dopo alcuni anni, finsi un viaggio per non andarvi; seppi che aveva sposato un piccolo industriale, che si era trasferita. . .
    Il ricordo si affievolì ma non scomparve del tutto, molte donne attraversarono la mia vita ma non mi sposai. Dimenticai Nadine, ma un giorno mi riapparve davanti!
     
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  2. lamaialadelre
     
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    che porca :rigeniv:
     
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  3. potifar
     
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    Bel racconto
     
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    CITAZIONE (skylong @ 5/5/2011, 15:45) 
    Nadine era la figlia del mio miglior amico, compiva gli anni quando la violentai. Il fatto avvenne il giorno che il mio amico mi propose di accompagnare lui e sua moglie al mare, dove la ragazza era ospite di parenti. Avremmo festeggiato il suo compleanno, poi sarebbe rientrata in città insieme a noi.
    Avvenne proprio così, il pranzo fu eccellente e anche la torta che seguì. Nadine spense ridendo le candeline, durante il brindisi il padre fece il solito discorso banale, infine ci mettemmo in strada.
    Nadine ed io eravamo sul sedile posteriore, il padre tutto intento alla strada scambiava con noi rare battute, al suo fianco la moglie si informava della figlia, se si era divertita e se aveva conosciuto dei ragazzi interessanti. Nadine chiacchierò per circa mezz'ora, poi disse che aveva sonno, si appoggiò con la schiena al finestrino e chiuse gli occhi, io parlai ancora con i suoi genitori poi i miei occhi si fecero pesanti.

    Mi ero appena assopito quando uno strano fruscio me li fece riaprire. La ragazza aveva posato una gamba sul sedile e si sventolava con la gonna scoprendo in modo sconveniente le cosce. Mi stava osservando, vide che la guardavo ma non smise di farsi aria sollevando ad ogni movimento la gonna leggera, lasciando che il mio sguardo vagasse su un'intimità che le mutandine semitrasparenti non nascondevano completamente, ma lasciavano vedere la macchia scura dei peli e il rigonfiamento del pube della svergognata.
    Non sentii alcun desiderio ma solo imbarazzo per quell'esibizione. Nadine come molte ragazze della sua età era leggermente grassoccia nei fianchi, il seno era abbondante e tendeva in modo impertinente la maglietta. Aveva quello che si dice la bellezza della giovinezza, per il resto non mi sembrava particolarmente bella, i capelli erano castani, corti. Distolsi gli occhi e poco dopo mi assopii.

    Forse fu il pasto abbondante o forse fu il movimento che faceva la macchina, il fatto é che mi venne un'erezione, aprii gli occhi, la ragazza dormiva incurante della gonna sollevata fino al ventre. Aveva poggiato un piede sul pavimento della vettura, l'altro era finito sul sedile dietro la mia schiena e aveva ripiegato la gamba, esibiva inconsciamente un'intimità nascosta solo parzialmente perché le mutandine troppo strette scomparivano nella curva delle natiche che l'impudica sua posizione rivelava.
    Ripeto il mio assoluto disinteresse per quella ragazza, anche se non si fosse trattato della figlia del mio amico, non poteva destare in me nessun desiderio. Avevo allora trentasei anni e le donne non mi mancavano anche se in quel momento a causa delle vacanze estive ero rimasto solo in una città semideserta. Per questo motivo avevo accettato quella gita. Il mio pene la cui rigidità era dovuta a fattori puramente fortuiti, tendeva la stoffa degli shorts, ma non mi preoccupava più di tanto, la ragazza sembrava dormire e anche la moglie del mio amico si era assopita. Chiusi gli occhi e dopo un pò mi riaddormentai.

    Sognai che una mano femminile mi accarezzava, il contatto era talmente reale che dopo non molto mi svegliai e poiché la carezza continuava, socchiusi gli occhi. Quale fu la mia sorpresa quando vidi che la mano era quella di Nadine! La giovane passava e ripassava le dita toccando attraverso la stoffa il membro teso. Alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi, la svergognata continuò nella sua carezza quasi sfidandomi!
    Ero irritato, ma non so perché volli provocarla. Il guidatore tutto intento al traffico autostradale era troppo occupato per accorgersi di quello che avveniva, portai la mano alla patta dei calzoncini e feci scendere la cerniera, scostando gli slips estrassi il pene poi presi la mano che la ragazza aveva ritirato e la portai sulla verga costringendo le sue dita a chiudersi su di essa.

    Sentii che la stringeva Nadine, i suoi occhi ora erano fissi sul membro che aveva in mano, non ne sembrava spaventata perché cominciò subito ad esplorarlo con gesti lenti. . . Dopo un poco i suoi occhi incontrarono nuovamente i miei, la mia mano si posò sulla coscia della gamba ripiegata sul sedile, risalendone l'interno fino all'inguine e attraverso le mutandine passai le nocche sopra il suo sesso. Le guance di Nadine si imporporarono lievemente al contatto e quando premetti, schiuse le labbra in un sorriso ironico.
    Toglile! - ordinai senza che nessun suono uscisse dalla mia bocca.

    La ragazza comprese i movimenti delle mie labbra e facendo sì col capo si accertò che ne il padre ne la madre potessero vederla; si rimise seduta composta e con gesti lenti portò le mani sotto la gonna che aveva fatto ricadere e sollevando adagio il bacino sfilò le mutandine, me le mostrò prima di porle nella borsetta, poi sempre lentamente riportò come prima la gamba sul sedile e l'allungò dietro la mia schiena costringendomi a scivolare in avanti per farle posto. Portò un braccio sullo schienale anteriore e vi poggiò la testa fingendo di dormire, ma seguiva i movimenti della mano che aveva ripreso il mio pene.
    Questa volta lo strinse forte. La mano piccola e grassoccia non riusciva neanche a farne il giro con le dita. Cominciò a far scorrere su e giù la pelle in una lenta masturbazione che i suoi occhi seguivano attraverso le ciglia abbassate.

    La situazione si era fatta piccante, la posizione che avevamo assunto consentiva al padre di vedere tutt'al più i nostri visi, la madre avrebbe dovuto sollevarsi e guardare oltre gli schienali per vedere l'azione della mano della figlia. Rassicurato lasciai scivolare la mia mano lungo la gamba tesa della ragazza, mi attardai sulla pelle della coscia lievemente sudata, il contatto mi eccitò a tal punto che affrettai il mio risalire fino ad incontrare il suo cespuglio arruffato poi le mie dita lo frugarono separandone i peli. . .
    Il sesso di Nadine era socchiuso e alquanto umido, mi sembrò di vedere la ragazza sospirare mentre passavo le dita sul rigonfiamento delle grandi labbra fino alla loro congiunzione, la feci fremere alla pressione che esercitai sul grilletto che trovai teso, riconobbi le labbra sottili, le seguii fino all'apertura della vagina. . .

    Sospirò Nadine sentendo il dito scivolare nel suo grembo, accelerò istintivamente il movimento della mano sul pene facendone scorrere di scatto la pelle. La sua masturbazione cominciava a piacermi ma i movimenti che imprimeva al braccio non potevano sfuggire a lungo ai genitori! Fermai la sua mano con la mia e ne guidai il pollice perché lo muovesse sotto il glande, sul punto sensibile al termine del condotto gonfio.
    La ragazza capì subito, appoggiandomi allo schienale mi abbandonai alla sua masturbazione che da allora divenne piacevole, ma non poteva bastare a soddisfare un libertino qual''ero allora. Vedevo le narici di Nadine fremere, le dita che giocavano col suo sesso erano diventate bagnate e scivolose, si mosse le labbra.

    - Ti piace? - chiese. Risposi nello stesso modo muto:
    - Si ma. . . lasciami guardare!-
    La mano poggiata sullo schienale scese a prendere l'orlo della gonna, lo tirò fin sopra il ventre, ritirai la mia mano, la sua scese al suo sesso, le dita premettero i lati delle labbra grassocce aprendole.
    - Eccola la mia micia. . . ti piace?- chiesero ancora le labbra mute.
    Non risposi subito, vidi dapprima la carne rosea poi distinsi la cresta della clitoride singolarmente sporgente e sotto, le labbra sottili e brune dal rilievo singolare che diminuiva dove si apriva la vagina, vidi formarsi una goccia ambrata, scendere lentamente, superare il breve tratto della pelvi scomparendo poi nelle natiche socchiuse.

    - Si, mi piace. . . -
    - Anche il tuo coso mi piace. . .-
    - Lo vuoi? - la sua mano lo strinse forte, esitò arrossendo prima di rispondere:
    - Magari. . . -
    - Allora trova una scusa per salire da me. - era una frase lunga, dovetti ripeterla prima che rispondesse:
    - D'accordo! -
    Le nostre carezze continuarono in un'intesa perfetta, fui io a riportare la gonna a coprire le sue gambe ma le mie dita continuarono ad andare in una vulva sempre più bagnata. Più di una volta Nadine dovette mordersi le labbra per soffocare i lamenti di piacere che salivano dalla sua gola. In quanto a me, la mia eccitazione divenne manifesta per le gocce che uscendo dal meato imbrattavano le sue dita rendendo piacevolmente scivolosa la mano che ora si muoveva lentamente su un membro più duro che mai.

    Come in un sogno guardavo senza vedere, sfilare il paesaggio poi vidi avvicinare il casello autostradale, ritirai la mano da sotto la gonna di Nadine, lei coprì il pene col mio golfino e lentamente ritornò seduta. Quando l'amico si fermò per pagare il pedaggio eravamo composti.
    - Siamo arrivati? - chiese Nadine fingendo di emergere dal sonno.
    - Stai bene tesoro? - chiese la madre girandosi.
    - Mi sono appena svegliata! - spiegò la fanciulla.
    Eravamo ormai nel traffico caotico della città, lentamente mi ripresi dalla mia emozione, mi riaggiustai e quando finalmente fummo davanti casa mia, scesi perfettamente in ordine. Ringraziai della bella gita e salutai gli amici. Gia la vettura stava effettuando la manovra per ripartire quando Nadine quasi gridò:

    - Aspetta! mi fermai, la ragazza aprì lo sportello spiegando:
    - Salgo da Letizia. . . se Ric é tanto gentile da riaccompagnarmi!
    - Certo, ma cosa devi fare con Letizia? chiesi tanto per stare al gioco.
    - Cose nostre, non ti dispiace vero?
    - Va bene, ti riaccompagno io.
    La ragazza salutò i genitori che ripartirono, ci avviammo che il sole era ancora alto e il caldo soffocante. Letizia‚ la sorella con la quale divido l’appartamento, aveva soltanto qualche anno più di Nadine ed erano grandi amiche, per questo la richiesta della ragazza non destò nei suoi genitori alcun sospetto, solo che. . . Letizia era in vacanza e questo Nadine lo sapeva!

    In ascensore la ragazza non parlava, allora la presi fra le braccia per baciarla. Con mia sorpresa mi scostò brutalmente.
    - Ric, cosa ti viene in mente! - disse irritata.
    - Voglio scopare, ecco quello che ho in mente! -
    - Sei un gran sporcaccione lo sai? -
    Ero esterrefatto, trattenni la collera che sentivo salire. Arrivati al piano aprii la porta di casa, Nadine entrò spostandomi brutalmente.
    - Letizia? - chiamò quasi gridando.
    Anch'io ero entrato, chiusi col chiavistello e mi girai verso di lei.
    - Letizia non c'é, lo sai bene! -
    - Cosa? Letizia? - chiamò ancora, non ottenendo risposta, si voltò verso di me.
    Riaccompagnami a casa! -

    Era troppo! Una irritazione mai provata prima mi fece afferrare la ragazza, si dibattè mentre la stringevo, colpì il mio viso con pugni ridicolmente piccoli dicendo:
    - Lasciami andare, guarda che grido! -
    - Puoi gridare quanto vuoi, tanto nessuno ti sente! - ghignai.
    Era vero, il caseggiato era deserto, non vi erano macchine nel parcheggio sotto casa. Nadine si guardò attorno smarrita, grosse lacrime spuntarono dai suoi occhi.
    - Ric. . . cosa vuoi fare? - singhiozzò.
    - Lo sai bene, voglio scopare!-
    Oh no. . . ti prego. . . no. . . no. . . -

    La sua disperazione ebbe l'effetto di eccitarmi enormemente, l'erezione ritornò subitanea, la ragazza con occhi sbarrati vide la gobba che deformava i miei calzoncini, indietreggiò lungo il corridoio ripetendo:
    - No. . . no. . . -
    Ora ero veramente allupato, con gesti febbrili mi sbarazzai degli shorts togliendoli insieme agli slip, sfilai la maglietta e nudo avanzai verso di lei brandendo con la mano il membro, agitandolo oscenamente.
    Cosa? Prima ti piaceva il mio cazzo, lo volevi non ricordi? Ora lo prenderai con le buone oppure. . . -

    Il corridoio svoltava ad angolo verso la mia camera da letto, ormai la schiena di Nadine era contro il muro, la ragazza mi guardava terrorizzata, piangeva girando attorno gli occhi con aria smarrita, vide la porta aperta, il letto disfatto, supplicò:
    - No. . . ti prego. . . non voglio. . . non voglio. . . -
    Ero vicinissimo, la schiacciai contro il muro dicendo:
    - Sei una sgualdrinella, ti piaceva il mio cazzo quando lo avevi in mano vero? Non puoi eccitare un uomo e poi lasciarlo senza scopare! Lo senti com'é duro? -
    Avevo parlato sollevando la sua gonna, mossi le anche facendole sentire contro lil ventre il turgore del membro, tentò di divincolarsi ma io la tenevo stretta cercando la sua bocca, lei muovendo il viso si sottraeva al mio bacio, raggiunsi la bocca aperta, singhiozzante. . . Avrebbe potuto mordermi quando spinsi la lingua, non lo fece e questo mi incoraggiò, la sua bocca aveva il sapore delle lacrime che colavano copiose, la frugai avidamente.

    Mentre la baciavo la mia mano trovò il gancetto, lo aprì, la gonna aveva altri due bottoni, li disfeci con gesti febbrili, gettai lontano l'indumento, poi sollevai la maglietta. . . Per farlo dovetti scostarmi, Nadine non si ribellava più, come molte ragazze della sua età non portava reggipetto, le mammelle candide contrastavano col resto del corpo abbronzato rimasto scoperto nel prendere il sole, vidi il segno lasciato dalle mutandine del costume, i peli castani arruffati. . .
    - Alza le braccia! - ordinai.
    Ubbidì lasciandosi sfilare la maglietta, strinsi il corpo nudo, baciando ancora la sua bocca come un affamato, i seni contro il mio petto erano sodi, mi strofinai contro il suo ventre, spingendo sulle reni sentii il solletichio dei suoi peli contro i testicoli. Nadine respirava con affanno nella mia bocca ma rimaneva inerte con le braccia abbandonate lungo i fianchi, guidai la sua mano fra i nostri ventri, la strinsi sulla mia verga, allontanai il viso dal suo, la guardai.

    - Se ti faccio cosi. . . va bene? - singhiozzò Nadine cominciando a masturbarmi.
    - No, voglio scopare! - risposi ghignando.
    Il suo sguardo si fece disperato, mi respinse con forza facendomi quasi cadere e con un grido corse in camera chiudendo la porta. Non fece in tempo a girare la chiave che mi gettai contro aprendola con una spallata; l'urto gettò la ragazza bocconi sopra il letto, fui sopra di lei, si agitò ma il mio peso la inchiodava. . .
    - No, lasciami. . . no. . . no. . .- singhiozzò ancora.
    Ormai era mia, mi mossi su di lei finché il pene trovò posto nel solco delle natiche tonde, prominenti, alitai contro la sua nuca:
    - Ora ti fai scopare oppure te lo metto nel culo!-
    La risposta che ricevetti fu il suo pianto, allora mi sollevai sulle braccia e brandendo il membro lo strofinai nelle natiche esposte.

    - No. . . nooo. . . - urlò la ragazza.
    - Allora girati! - ordinai.
    Ero talmente infoiato che sicuramente avrei portato a termine la mia minaccia, annuì muovendo il capo, mi scostai. Con le spalle sussultanti per i singhiozzi si girò lentamente sulla schiena. Era come svenuta perché non oppose più resistenza, spalancai le sue gambe e mi adagiai su di lei, il viso rigato di lacrime non mi commosse, spalancò gli occhi quando sentì sulla vulva il glande cercare l'apertura della sua vagina. Singhiozzò:
    - Ric. . . sono vergine. . . oh no. . . no. . .
    La sua supplica non mi intenerì, spinsi subito, Nadine urlò sentendo il membro forzare le sue carni, aprì la bocca che coprii con la mia e mentre la mia lingua la frugava spinsi ancora di colpo lacerando l'imene e affondando nel suo grembo. Solo allora mi resi conto che il grido che la mia bocca aveva soffocato era il lamento di una vergine deflorata.

    Se mi prese qualche scrupolo, il calore che avvolse il mio pene me lo fece dimenticare, cominciai un lento va e vieni in una vagina singolarmente scivolosa e dilatata, sembrava senza vita Nadine mentre la penetravo, gli occhi erano spalancati, rivolti al soffitto, la bocca aperta lasciava uscire un grido acuto ogni volta che affondavo in lei.
    Era con una sorta di rabbia che la possedevo, era la prima volta che scopavo una donna non consenziente, nel tentativo di farla partecipare passai le mani sotto di lei sollevandola alle reni, baciandola sui seni ma Nadine rimaneva passiva, il capo riverso, le braccia piegate all'indietro sul cuscino, solo le grida che uscivano dalla sua gola dicevano che era viva.

    Ansimavo su di lei cacciando il membro fino in fondo al suo ventre, scuotendo il corpo inerte, coprii la sua bocca con la mia, cercai la sua lingua, l'accarezzai, poi il piacere salì in me velocemente, era un piacere che non poteva appagarmi completamente ma che mi faceva rantolare nella bocca che gridava, gridava. . .
    Presto, troppo presto ne sarei stato travolto, la ragazza percepì lo spasimo del mio orgasmo, sottrasse la bocca supplicando fra i singhiozzi:
    - No Ric. . . non godere dentro. . . ti prego. . .
    Estrassi appena in tempo il pene e schiacciandomi sulla sua pancia mi mossi, catturando ancora la sua bocca urlai il mio orgasmo eiaculando in lunghi getti che imbrattarono i nostri ventri, mi mossi ancora bevendo le sue lacrime poi lentamente ritornai in me.

    Solo allora mi resi pienamente conto di quello che avevo fatto: avevo violentato una ragazza, vergine per giunta! Fui preso dal rimorso e vergognandomi come un ladro rotolai di fianco. La ragazza si sollevò sui gomiti, si guardò, vide il liquido chiaro che la bagnava.
    Scostò la mia mano che con un lembo del lenzuolo cercava di ripulirla e piangendo corse in bagno. Ritornò poco dopo con l'asciugamano macchiato di sangue, me lo mostrò:
    - Guarda cosa hai fatto! - Disse fra le lacrime.
    Ricuperai i suoi vestiti e glieli porsi, lei li prese e ritornò in bagno. Imprecando contro di me mi rivestii rapidamente, Nadine riapparve vestita, prese dalla borsetta le mutandine, le infilò senza curarsi di me.

    - Portami a casa! - Ordinò tirando su col naso. Prima di uscire si voltò.
    - Dammi almeno i dischi che Letizia mi aveva promesso. - Disse.
    Cercò fra i dischi, ne scelse due. Durante il tragitto, nessuno dei due parlò, guidai piano per dar modo alla ragazza di riprendersi, quando scese dalla macchina non piangeva più.
    - Lo dirai ai tuoi? - Chiesi pieno di timore.
    Non lo so. . . - E scomparve nell'androne.


    Passarono i giorni senza che nessuno parlasse della mia malefatta. Benché rassicurato il rimorso mi perseguitò per mesi, per anni. Rividi ancora il mio amico, ma non rividi più Nadine, fui invitato al suo matrimonio dopo alcuni anni, finsi un viaggio per non andarvi; seppi che aveva sposato un piccolo industriale, che si era trasferita. . .
    Il ricordo si affievolì ma non scomparve del tutto, molte donne attraversarono la mia vita ma non mi sposai. Dimenticai Nadine, ma un giorno mi riapparve davanti!
     
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