LA MIA EVELYN

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  1. lance30
     
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    LA MIA EVELYN


    La suoneria della radiosveglia ti desta dal torpore notturno. Lasci trascorrere alcuni secondi, sfili la mano da sotto il lenzuolo, dopodiché premi l'interruttore che arresta il fastidioso rumore. Non abbandoni subito dal letto, rimani qualche istante a goderti il tepore del piumino d'oca prima d'intraprendere una nuova giornata di lavoro.
    Non ti poni il problema di trovare il bagno occupato da una moglie o dai figli, come succede alla maggior parte degli uomini della tua età.
    Tu sei solo.
    Una volta espletati bisogni fisiologici mattutini entri nel box della doccia, apri il rubinetto dell'acqua calda e lasci che il tuo corpo si purifichi. Detesti raderti la barba con le lamette e il sapone da barba con cui in passato hai avuto a che fare, adesso utilizzi il rasoio elettrico.
    Quando hai finito di vestirti prepari la colazione. Dal frigorifero togli la caraffa del caffè d'orzo. Ne versi il liquido dentro una tazza di maiolica bianca che inserisci nel forno a microonde. In pochi secondi il caffè è caldo. Il tempo di mangiare tre biscotti, tre, sorseggiare la bevanda calda, e sei pronto per uscire da casa.
    Quando la lancetta più lunga dell'orologio è ferma sullo zero e la piccola sulle otto sgusci fuori dal cancello condominiale insieme alla bicicletta. Lo fai in maniera furtiva, quasi fosse tuo desiderio non incontrare nessuno degli altri condomini.
    In una delle sacche del portapacchi della bicicletta, dentro un sacchetto di plastica, hai riposto quello che sarà il tuo pranzo: due fette di torta alla cioccolata, avvolte nella carta per alimenti, una mela e una bottiglia di Gatorade. Sali in sella alla bicicletta, unico mezzo di locomozione che hai a tua disposizione, e vai dritto verso il posto di lavoro.

    La temperatura dell'aria stamani è particolarmente fredda, malinconico presagio dell'inverno che sta per sopraggiungere. Freddoloso come sei hai indossato quattro maglioni di lana, quattro, e un giubbotto di pelle di montone.
    Sul viso hai riposto una mascherina di carta per proteggerti dai gas di scarico delle automobili. In una decina di minuti raggiungi il luogo di lavoro: l'ospedale.
    Hai quarant'anni, e ne hai trascorsi più della metà a eseguire la medesima indagine radiologica. Sul lettino dell'ambulatorio diagnostico a Raggi X hai visto coricarsi splendidi corpi di giovani donne e quelli deformi di anziane signore, ma di nessuna porti il ricordo.
    A una certa ora del mattino, di solito mezz'ora dopo mezzogiorno, ti fermi. Pranzi con le fette di torta di cioccolata che ti sei portato appresso, sorseggi il contenuto della bottiglia di Gatorade che dal primo mattino hai seguitato a bere a intervalli regolari, dopodiché riprendi a lavorare.
    Quando esci dalla Clinica, dopo otto ore di lavoro, è già sera. Timbri il cartellino nell'orologio marca tempo, e lo riponi accanto a quello dei tuoi colleghi. Appena sei fuori dalle mura dell'ospedale getti la bottiglia di Gatorade, ormai vuota, nel cassonetto per la raccolta differenziata dei rifiuti, dopodiché prosegui nella tua corsa verso casa.
    Pedalando a grande velocità percorri la medesima strada che al mattino ti ha condotto sul luogo di lavoro, stavolta nel senso inverso. Nei tuoi spostamenti non cambi mai itinerario. Ripeti le medesime azioni ogni giorno.
    A casa non c'è nessuno ad aspettarti. Riordini la stanza da letto, spolveri con scrupolo gli arredi del salotto e quelli della cucina. Quando arriva l'ora di cena estrai dalla cella del frigorifero un barattolo di gelato alla crema e cioccolato, dopodiché torni nel salotto. Vai a sederti sul divano, accendi la tivù e col telecomando ti sintonizzi su Discovery, il canale satellitare che trasmette documentari sulla natura.
    Finalmente inizi a gustarti il gelato.
    E' mezzanotte quando decidi d'andare a dormire. Un tempo, sotto le coperte di quel letto a due piazze, c'era la tua donna ad aspettarti. Stasera non c'è nessuno. La tua compagna se n'è andata per sempre. E' accaduto la notte in cui, l'automobile alla cui guida c'eri tu, è uscita dalla strada capottando. Lei è morta insieme alle due bambine che viaggiavano insieme a voi.
    Soltanto tu sei sopravvissuto.
    Ti spogli, spegni la luce dell'abat-jour, e il nero riempie di buio la stanza da letto. Stasera fatichi a addormentarti. Hai un dannato bisogno di compagnia. Il dolore che ti angoscia non ti consente di restare solo con i tuoi pensieri. Ti avvicini all'armadio e da un'anta estrai il prezioso oggetto che custodisce.
    E' una bambola ad acqua.
    Riponi la bambola sotto le coperte con la celata speranza che possa surrogare il calore che un tempo sapeva trasmetterti la tua donna.
    E' un rituale che ripeti da alcuni mesi quello di stasera. Tutto è cominciato quando, navigando su internet, sei incappato in uno dei siti web che commercializza materiale pornografico per corrispondenza. E' lì che hai scoperto l'esistenza di Evelyn, la tua bambola ad acqua.
    Ti è costata un centinaio di euro o poco più, ma valeva la pena portarsela a casa. Lei sa trasmetterti un piacere sessuale del tutto simile a quello di una donna. E tu ne hai davvero bisogno.
    Evelyn è un modello sintetico di donna erotica, il migliore succedaneo posto in commercio dal mercato. La superficie in lattice di cui è rivestita è simile alla pelle di una donna in carne e ossa.
    Il pube, intorno alla fessura della vagina artificiale, è ricco di peli. Sono di colore castano, come il colore della parrucca, e sono simili ai capelli della tua Giovanna.
    Un termostato tarato a trentasette gradi centigradi mantiene la temperatura dell'acqua costante, donando alla bambola la morbidezza e l'elasticità di un corpo umano.
    Nell'oscurità della camera inizi a toccarti il sesso. E' una pratica che non hai mai abbandonato, nemmeno quando tua moglie era in vita. Le dita accarezzano la sottile striscia di pelle che congiunge l'ano ai testicoli. Ti piace sentire lo scroto che si ritrae fra le tue dita mentre assume dimensioni sferiche. Come tutti gli uomini hai iniziato a toccarti da ragazzo e sai come trarne piacere.
    Sfiori con le dita la superficie sottile e tesa della cappella sino a riempire i corpi cavernosi. Fremi di piacere a ogni sfregamento e sei pronto a cavalcare il corpo di Evelyn.
    La saliva che hai depositato sulle dita è un utile lubrificante. La spalmi sull'uccello che introduci poco per volta nella fessura fra le cosce di Evelyn. Le pareti sono morbide e calde. Hai provveduto a divaricarle le gambe e questo facilita l'affondo dell'uccello nella fessura.
    Inizi a scoparla allo stesso modo che eri solito fare con la tua donna. Quando hai raggiunto il giusto ritmo di scopata premi il tasto "play" del registratore audio che sta appoggiato sul comodino.
    Un tempo tu e Giovanna vi divertivate a registrare i rumori dei vostri amplessi. Godevate nel riascoltare i bisbigli, i silenzi, le grida di piacere che pronunciavate mentre facevate all'amore.
    Le voci riempiono il silenzio della stanza. Il gemiti dell'amplesso ti accompagnano nel frugale rapporto con Evelyn. Muovi l'uccello nel serbatoio di plastica e non pensi più a Giovanna. L'unica cosa che ti preme è godere del piacere che riesce a darti la scopata con Evelyn.
    Interrompi più volte i movimenti del bacino per non eiaculare troppo in fretta. Cospargi nuova saliva sulla cappella e riprendi a penetrare la cavità con maggiore vigore. Anche stasera fai di tutto per sincronizzare il piacere che stai provando con le voci registrate nell'audiocassetta, in modo che la sborrata coincida con il coito inciso sul nastro.
    Raggiungi l'orgasmo in perfetta sincronia con la voce registrata della tua donna, dopodiché ti accasci sulla sagoma di Evelyn. Sfili l'uccello dalla fessura e ti asciughi l'uccello con il bordo del lenzuolo. Spegni il registratore e ti metti a dormire.
    La tua vita si consuma uguale, giorno dopo giorno. Se la vita è solamente un lungo sogno, e noi viviamo all'interno di quel sogno, allora lo strano è vivere.
     
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0 replies since 7/4/2011, 07:41   2681 views
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