Mio nipote Peter

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    Sono trascorsi già sette giorni da quando è iniziato il rapporto con mio figlio. A partire dal tramonto ci rintaniamo nella mia camera da letto e, lì, consumiamo ore di sesso sfrenato fino al mattino. Alessio è inesauribile. Il suo cazzo è sempre in tiro. Sto sempre in tensione a non farmi venire dentro. Lui scaricherebbe il suo fiume di sperma nella mia fica infischiandosene delle conseguenze di una gravidanza. Questa mattina Alessio, e Peter sono pronti per andare a scuola. Il figlio di Janet frequenta lo stesso istituto di mio figlio. Sono all’ultimo anno di liceo classico. Sulla soglia ci salutano. Alessio mi bacia sulla bocca. Noto che anche Peter, mio nipote, saluta la madre con un bacio sulla bocca accompagnato da una palpata al seno. Finalmente vanno via. Rientriamo in casa e andiamo in cucina a consumare la nostra colazione. Lungo il percorso lasciamo scivolare a terra le vestaglie e nude ci sediamo intorno al tavolo, una di fronte all’altra, poggiando le tette sul tavolo. Sono già bagnata. “Mamma, come sta andando con mio fratello?” “Bene. È un amore di bimbo. Sì, è proprio un cucciolo. Pensa che vuole dormire con un capezzolo in bocca. E poi, quel suo cazzo è sempre duro e pronto alla tenzone. È instancabile.” “Io, mio figlio, quella sera ho creduto di violentarlo; sono andata nella sua stanza e senza molti preamboli mi sono impalata sul suo cazzo. Non è rimasto sorpreso. L’aspettava. Sono io che sono rimasta sorpresa e credo che lo sarai anche tu.” “Ti è venuto dentro?” “Sì, ma non mi preoccupa, lo sai, prendo la pillola.” “È una cosa che non ho mai voluto fare. Credo sarò costretta a prenderla. Il pericolo di essere ingravidata è grande.” Allungo le braccia attraverso il tavolo e con le dita afferro i suoi capezzoli e li stringo forte. Grida per il dolore. “Mamma che cazzo fai? Sei pazza?” “Janet, figlia mia, ti desidero. Non riesco a stare senza stringerti tra le braccia. Non sono come te. Non riesco a reprimere la libidine.” “Mamma, amore mio.” Si alza dalla sedia e sale sul tavolo. Si siede ed allarga le gambe ed offre la sua fica dilatata alla mia bocca. “Finalmente.” Le circondo le natiche con entrambe le braccia e affondo la testa fra quelle bianche e magnifiche cosce. Le bacio. Le lecco. La mia lingua vibra su quella pelle vellutata. Le strappo mugolii di piacere che mi eccitano di più. La mia vulva è già piena. Mi alzo e senza togliere la testa dalle gambe di Janet, salgo sul tavolo, la cavalco e conduco il mio bacino sulla sua testa. Allargo le gambe e schiaccio la vulva sulla sua bocca che è già pronta ad accoglierla. Diamo inizio ad un 69 meraviglioso. Lo facciamo durare per circa 1 ora. Cerchiamo di recuperare il tempo perduto. I figli ci portano a diradare i nostri incontri. Raggiungiamo una sequela di orgasmi. Le nostre bocche si riempiono del nostro sperma. Alla fine introduco una mano nella sua vulva e lei fa altrettanto con me, ci tastiamo l’utero, lo accarezziamo. La chiavo. Mi chiava. Un urlo come di scrofe sgozzate annuncia quell’ultimo orgasmo. Giaciamo, sul tavolo, una sull’altra, esauste e soddisfatte. È stato bellissimo. Scendiamo dal tavolo e andiamo a farci una doccia. Indosso: un reggiseno nero a balcone. Le tette sono sollevate ed i capezzoli sono in bella mostra; mutandine nere e striminzite; un paio di calze nere autoreggenti a rete larga e con la cucitura dietro. Copro il tutto con una gonna stretta che evidenzia i contorni del mio culo e con uno spacco laterale che mostra l’intera coscia, una camicetta bianca di una misura più piccola. Lascio i primi quattro bottoni aperti in modo tale da far intravedere le forme del mio seno ed i capezzoli che premono contro la stoffa. Così conciata, vado in cucina per preparare il pranzo. “Mamma, sei uno schianto. Chi è il malcapitato?” “È, tuo figlio. Oggi facciamo cambio.” “Lo vuoi stendere prima di averlo?” Rido. “Piuttosto, aiutami in cucina. Quando rientrano, dopo pranzo, accalappia tuo fratello e trascinalo in camera tua. Altrimenti il mio proposito salta.” “Stai senza pensiero. So io come agganciare tuo figlio.” Siamo sedute in salotto a leggere. Il campanello suona. Janet si precipita ad aprire il cancello della villa. Le voci di due selvaggi affamati ci raggiungono. Janet si avvicina e mi sussurra: “Miriam, hai campo libero. Ho detto a Alessio di raggiungermi, dopo pranzo, in camera. Più tardi chiama Peter.” Passa un’ora. Tutti abbiamo pranzato. Rintraccio mio nipote. “Peter te la senti di venire con me nel boschetto a ripulirlo da un pò di erbacce.” I suoi occhi sono puntati sull’apertura della camicetta. “Nonna, dovrei studiare. Se proprio ci tieni andiamoci.” Che bugiardo! So per certa che lo studio si incentrava su lezioni di sesso e che la maestra è sua madre. È vero, sono sua nonna perché è figlio di mia figlia Janet. Usciamo sul giardino e ci incamminiamo verso il boschetto. Lo tengo per mano e gliela stringo. Sono di un passo davanti a lui. Sento i suoi occhi che guardano l’ancheggiare del mio culo. Sono eccitata. Gli lascio la mano e faccio un paio di passi davanti a lui. D’improvviso mi chino in avanti come se volessi raccogliere qualcosa da terra. Peter mi rovina addosso. Insieme perdiamo l’equilibrio e cadiamo a terra. Nella caduta mi ritrovo stesa sotto di lui. Il mio petto è schiacciato contro il suo. I nostri occhi si incontrano. Il suo pisello si indurisce e preme contro la mia pancia. Un languore mi assale. “Nonna, scusami. Non ho potuto evitare.” “Non ti scusare. È stata colpa mia. Questa cosa dura che hai tra le gambe e che preme contro la mia pancia a cosa è dovuta? Non certamente alla caduta.” “Nonna, non so a cosa ti riferisci.” Allungo una mano, lo afferro e glielo stringo. “Non fare lo gnorri, mi riferisco a questo.”Arrossisce. Lo afferro per i capelli e incollo la mia bocca sulla sua. Con la lingua forzo le sue labbra che si dischiudono e si fanno penetrare. La mia lingua esplora la cavità della sua bocca. Accetta il duello che la mia lingua ingaggia con la sua. La succhia intensamente. La sua lingua respinge la mia nella mia bocca e vi introduce la sua. È un lungo e piacevole bacio. Ho la sensazione di baciare sua madre. Ha un’ottima maestra. Il bacio dura fino a quando i nostri polmoni possono permetterselo. “Nonna, finalmente, ho sognato questo momento per mesi interi.” “Su, alziamoci. Dalla casa, possono vederci. Addentriamoci di più.” Ci alziamo e ci addentriamo. Raggiungiamo un piccolo spazio dove c’è un lettino, un tavolo e due sedie. “Qui staremo comodi e non ci vedrà nessuno.” “Nonna, vieni spesso in questo posto?” “Solo quando fa caldo.” “Chi ti fa compagnia?” So che lui già sa. “Dipende. A volte tua madre ed a volte ci vengo con tuo padre e, se fai il bravo bambino, da oggi anche con te” “Fai sesso con mia madre? Cioè con tua figlia?” “E’ una conferma che vuoi? Si! Tua madre mi piace e mi attira sessualmente e lo facciamo da prima che tu nascessi. Adesso vieni qui e fammi vedere quel tuo coso.” Si avvicina. Si sbottona i pantaloni. Li abbassa insieme allo slip e quando si alza uno stupendo spettacolo è davanti ai miei occhi. Mio nipote ha un cazzo che in lunghezza è più lungo di quello del padre: è lungo 22 cm ed è 15/16 cm di circonferenza. Il che significa 4 / 5 cm di diametro. Un esclamazione di stupore esce dalla mia bocca. Non ho mai visto un cazzo così grosso, e il possessore è mio nipote. Ora capisco quando Janet mi ha detto che sarei rimasta sorpresa. Numi dell’Olimpo vi ringrazio per questa gioia che mi date. Mi lancio su di lui. Afferro il suo bastone con entrambe le mani e lo porto alla mia bocca. Gli do un bacio sul glande incollandoci la bocca sopra. Un muggito gli esce dalla gola. Le sue mani afferrano la mia testa e la spingono verso quella superba creatura. Lo sento pulsare. Ha una vita propria. È duro. È granito. Apro la bocca e faccio entrare il glande. È grosso. Lo succhio. Lui spinge per far entrare la restante parte che è rimasta fuori. Mi adopero per accoglierne il più possibile. Con una mano gli strizzo le palle. “Nonna, che bocca calda che hai. E come succhi bene. Sei tu che hai insegnato a mia madre a fare i pompini.” ” Tua madre ti ha succhiato il cazzo?” “Nonna, mamma mi ha sverginato. L’ho scopata. Ma sei tu quella che io desidero.” Decido di portarlo all’orgasmo. Con la lingua gli pennello tutta l’asta. La borsa dello scroto entra nella mia bocca. La stuzzico con la punta della lingua, la succhio. L’alieno dà dei tremendi colpi. Lo devo tenere fermo con la mano. Mi lascio penetrare la bocca. Lo lecco. Lo succhio. Mi siedo a terra. Mi afferra la testa e la tiene ferma contro il suo ventre. Incomincia a menare colpi con il bacino. I colpi aumentano il ritmo. Mi sta chiavando in bocca. La sua clava mena dei grossi fendenti. D’un tratto si blocca e, con un ruggito da belva ferita, eiacula. “Nooooonnnna!” Dalla spingarda escono spruzzi di sperma caldo che allagano la mia bocca. Faccio fatica ad ingoiarla. La quantità è molta. Eppure ci riesco. Con la lingua raccolgo le ultime gocce che escono dal glande. Lo lecco e lo pulisco. “Nonna sei stata magnifica.” Lo faccio stendere sul lettino e stando seduta vicino a lui mi soffermo a guardare quella meraviglia che, tra l’altro, non accenna minimamente ad afflosciarsi. Ha appena goduto e si tiene ancora dritto e duro. Il suo glande e violaceo e la vena che lo attraversa per tutta la lunghezza è gonfia e pulsante. È veramente uno spettacolo. Sento un fruscio di rami. Mi guardo intorno e non vedo nessuno. Sarà stato il vento. Rivolgo la mia attenzione all’opera d’arte. Lo accarezzo, lo stringo forte e lo riempio di baci. “Nipote mio hai un cazzo che non ho mai visto. Hai ancora voglia?” “Sì! Nonna, con te non mi stancherò mai.” “Peter, adesso ti farò una sega, quando stai per venire dimmelo.” Gli incollai la bocca sul glande, lo leccai e stringendolo con la mano cominciai lentamente a fare il su e giù. Aumentai il ritmo. Guardavo quel cazzo e sentivo la fica contrarsi. Peter ansima. Il suo respiro è sempre più affannoso. “Nonna, sto venendo.” Senza interrompere l’azione, porto la bocca sul glande. L’apro pronta a ricevere il nettare degli dei. Non devo aspettare molto. Come l’acqua esce dalle lance dei pompieri cosi lo sperma esce dal suo cazzo e con una tale forza che non devo chiudere la bocca intorno al glande per bere quel dolce liquido. Gli spruzzi sono talmente potenti che lo sperma raggiunge direttamente la mia gola. Ingoio tutto. Lo lavo con la lingua. La mia mano è stretta intorno al suo cazzo e non accenno ad allentare la presa. Godo a sentire la consistenza di quel randello. “Peter, dimmi che quello che sto stringendo non è un sogno. Che è realtà.” Mio nipote allunga le mani e le introduce nell’apertura della camicetta. Si fa strada verso le poppe. Le raggiunge. Le stringe. “Nonna, sono più grosse di quelle di mamma.” Con la mano libera sbottono gli ultimi bottoni. Con movimenti delle spalle aiutati dalla mia mano riesco a sfilarla. I seni si manifestano ai suoi occhi in tutta la loro bellezza. “Nonna, hai delle tette stupende. E che capezzoli. E come sono dure. Sembrano scolpite nel marmo.” Si solleva e sposta le sue spalle sulle mie cosce. Sgancio il reggiseno che cade a terra. Gli passo il braccio sotto il collo e spingo la sua testa verso una mammella. Lui apre la bocca ed aggancia un capezzolo. Lo morde. Lo lecca. Incomincia a succhiare. Una sua mano è dietro di me ed accarezza il mio fondo schiena. Le dita dell’altra mano hanno artigliato il capezzolo libero e lo tormentano. Ricordo quando da piccolo succhiava dal mio seno insieme a mio figlio. Li allattavo contemporaneamente. Si dividevano le tette: una ciascuno. Era sempre l’ultimo a smettere di succhiare. Beveva il mio latte con ingordigia. Anche adesso il suo modo di succhiare non è cambiato. Quella suzione mi provoca contrazioni all’utero. Mi fa godere. Gemo dal piacere. “Nonna, come sei dolce e che buon sapore hanno le tue tette.” La fica è andata in ebollizione. Un grido di piacere mi esce dalla gola. Raggiungo l’orgasmo e vengo. Non resisto. Lo allontano. Mi alzo e mi sfilo la gonna e con essa le mutandine. Mi distendo sul lettino ed allargo le cosce. “Peter, ti prego, vieni a baciarmi.” Capisce. Si china tra le mie gambe e le bacia. Raggiunge l’inguine e lo lecca. Mi strappa piccole grida di piacere. Le sue labbra sono a contatto con la mia vagina. Non stanno ferme. Una serie di piccoli baci investono le grandi e piccole labbra. Con le mani dilata la vulva e affonda la lingua nel buco che si apre dietro le piccole labbra. Esplora le pareti tastandole con la lingua. La pulisce dagli umori del precedente orgasmo. Sposta la bocca sul clitoride e lo stringe tra le labbra. Lo morde. Lo lecca. Lo sento indurirsi e crescere dentro la sua bocca. Lo succhia. “Peter, come è bello, continua così, non ti fermare.” Ha iniziato a farmi un ”pompino”. Sento le dita della sua mano frugarmi la fica. Le introduce dentro la vagina insieme a tutta la mano. Mi accarezza l’utero. Infine mi chiava. Urla di piacere mi salgono nella gola. Orgasmi si susseguono ad altri orgasmi. Un vulcano sta nascendo tra le mie gambe. Peter avverte quello che sta accadendo. Sposta la bocca sulla vagina. Il vulcano erutta lava. La lingua di Peter fa da argine. Raccoglie la lava e la fa sparire nella sua gola. La ingoia. “Nonna, questo è miele.” Stringo la sua testa e la spingo contro la vulva. Sento il rumore che emette con la bocca quando ingoia il mio sperma. Sua madre è stata una buona maestra. Ho goduto come non mai. “Peter, nipote mio, sei stato favoloso.” Si solleva. Afferra le mie spalle e mi fa girare a pancia sotto. Con le mani mi allarga le natiche. Lo sfintere ed il buco del culo sono al vento. Affonda la testa tra i glutei e va a baciare lo sfintere. Tira fuori la lingua e inizia a far vibrare la punta tutt’intorno al buchetto del culo. Il mio cervello esplode. Non lo facevo capace di tanto. Una nuova forma di piacere mi sta invadendo. Il mio corpo freme. La sua lingua è diventata dura. La spinge contro il centro del buco del culo. Riesce a farne penetrare un pezzo. Sostituisce la lingua con un dito. Lo fa entrare tutto dentro il buco del culo. Gli da un movimento rotatorio. Il mio culo, si adatta a quel corpo estraneo. La tensione iniziale che ho provato quando mi ha penetrato il culo col dito sparisce e la sostituisco con il piacere. Incomincia a stantuffare il dito nel culo. Entra ed esce con più facilità. Mi sta fottendo il culo. Porto la mano sul clitoride e mi masturbo. L’azione combinata della mia mano e del suo dito mi fanno raggiungere un orgasmo che si manifesta con fuoriuscita di umori dalla fica. Lui li vede scorrere. Estrae il dito dal culo. Si alza. Con una mano afferra il suo cazzo e appoggia il glande contro la mia fica. Dolcemente e lentamente mi penetra. Fa entrare prima il glande e poi, piano, la rimanente parte. Mi sento come se mi stesse sverginando. È un ferro rovente. È come prendere un cazzo dentro di me per la prima volta. Quando è tutto dentro smette di spingere. Cavolo! La mia fica sta ospitando un cazzo di circa 22 cm di lunghezza con uno spessore di 5 cm. Si lascia andare sulla mia schiena. Introduce le mani sotto di me e mi afferra le tette. Le dita artigliano i capezzoli e li strizzano. “Nonna, non muoverti, restiamo in questa posizione, immobili. Vedrai è più bello.” Abbassa la testa sul mio collo e lo blocca con i denti. È un leone che sta montando una leonessa. La mia pussy si sta abituando alla presenza dell’alieno che l’ha invasa. I muscoli vaginali lo massaggiano. Io mugolo e il mio corpo ha scosse in continuazione. Il cervello sta navigando sulla “via lattea”. I soli e i mondi mi vengono incontro a velocità della luce. Esplodono. La sola presenza dentro di me di quel stupendo cazzo insieme alle strizzate sui miei capezzoli e i morsi sul collo mi procurano un bel po’ di orgasmi. “Peter, hai ragione, è magnifico. Veeeeengggooo!” La vulva si riempie di umori e il suo cazzo fa da tappo. Restiamo in quella posizione per circa mezz’ora. “Ti prego, Peter, nipote mio, fottimi, chiavami, spaccami la fica. Non ce la faccio più a resistere. Ho la fica in fiamme. Sta bollendo. Il mio corpo brucia.” Lentamente incomincia prima ad uscire e poi subito a rientrare. Sta stantuffando il pistone nella fica. Il ritmo aumenta. Sento il suo respiro farsi affannoso. Quell’entrare ed uscire dal mio corpo mi provocano un immenso piacere. “Così, continua così, non ti fermare. Che bello. È una meravigliaaaaa! Sto godendo, Vengoooo!” Un urlo tremendo mi esce dalla gola. Anche Peter gode insieme a me. Da dei tremendi colpi. Eiacula. Sento il suo caldo e copioso sperma invadermi la vagina. Si abbandona sulla mia schiena. Il suo cazzo è ancora, duro, dentro di me. Lo costringo ad uscire. Mi giro sulla schiena. Gli afferro la testa e la porto verso la mia. Le mie labbra toccano le sue labbra che subito si schiudono accogliendo la mia lingua. La incrocio con la sua e giochiamo. È un tenero e lungo bacio “Peter, sei stato un ottimo regista. Hai condotto il gioco in modo stupendo. Un solo neo: mi sei venuto dentro. Ma non è colpa tua ho dimenticato di avvertirti. Io non sono come tua madre. Non prendo la pillola. Speriamo che non accada niente. “Nonna, io lo so che non prendi la pillola e un tuo avvertimento non mi avrebbe fatto desistere dal venirti dentro. Io voglio che tu resti incinta. Ti voglio ingravidare. Voglio un figlio da te. Nonna, sono innamorato. Ti amo.” “Tu sei pazzo. Fare sesso con te è stupendo e non importa che sei mio nipote. Mi piace che tu mi chiavi e non rinuncerò a che il tuo splendido cazzo continui ad esplorare la mia pucchiacca, ma non possiamo avere un figlio. È geneticamente sbagliato. E poi sono avanti negli anni.” “I tuoi anni non sono un problema. Sei ancora feconda perché so che le mestruazioni le hai ancora. Una gravidanza nostra la faremo seguire da una buona equipe medica. Vedrai, nonna, sarà bello avere un figlio nostro: tuo e mio.” Parla come se tutto fosse già stabilito. Si comporta da dominatore. Non sa con chi ha che fare. Gli farò abbassare la cresta. “Basta non voglio più sentirti. Resta qui se vuoi. Io rientro in casa. È stato bello farmi chiavare da te e non mi pento di averlo fatto. Ma fare un figlio con te è tutta una altra cosa.” Raccolgo i vestiti e rientro in casa attraverso la porta finestra che da direttamente nella mia stanza. Per diversi giorni non ho più rapporti con mio nipote. Il pensiero di quel meraviglioso e marmoreo cazzo non mi abbandona. La mia micina lo reclama. Una sera con la vagina in fiamme mi dirigo verso la stanza di Peter. La porta è socchiusa. Entro. Sta seduto davanti al PC e sta guardando un film porno. Chiudo a chiave la porta alle mie spalle. Mi avvicino. È nudo. Le sue mani stanno giocando con il suo cazzo. Lo circondo con le braccia. “Non è meglio che ti riempi gli occhi con un originale. Invece di giocare con il tuo pisello perché non giochi con me.” “Nonna, sei tu? Ti pensavo ma, dopo quanto è successo, non immaginavo che saresti venuta.” “Spegni questo coso. Vieni fra le mie braccia. Deliziati con una donna reale” Si alza e si precipita tra le mie braccia. “Finalmente. Quanto ti ho desiderata.” “Farai il bravo ragazzo? Non mi farai pentire di essere venuta? Non farai più quei stupidi discorsi di volermi mettere incinta?” “Nonna, tutto quello che vuoi. Ti appartengo. Puoi fare di me quello che più ti aggrada.” “Bene. Adesso ragioni. Spogliami.” Mentre lui mi sbottona la camicia, gli prendo la testa tra le mani e porto la mia bocca sulla sua. Con la lingua forzo le sue labbra che sotto la mia spinta si dischiudono e le penetro. Esploro la sua cavità orale. Sento la sua lingua cercare la mia. L’avviluppa e comincia a succhiarla con veemenza. Ritraggo la lingua nella mia bocca facendo in modo che la sua segua la mia. E sono io ad imprigionare la sua lingua. Con la punta duello con la sua. La blocco con le labbra. La succhio come stessi succhiando latte da un capezzolo. Lo sento mugolare. Mi alimento dell’aria dei suoi polmoni. Sento il suo cazzo premere contro il mio ventre. Le mie tette, rese dure dal desiderio, premono contro il suo petto di ragazzo. I miei capezzoli sono duri come roccia. Un rivolo scorre lungo le mie gambe. La micina sta miagolando. Con una mano afferro quel poderoso randello. Lo stringo. Indietreggio verso il letto. Mi lascio cadere sul letto facendo in modo che lui mi segua. È lungo disteso su di me. Eseguo un giro completo e mi ritrovo sopra. Stacco la mia bocca dalla sua. Sento un forte respiro come quando uno emerge dall’acqua dopo essere stato per diverso tempo in apnea. Mentre lui fa rifornimento d’aria incomincio a leccarlo piano. Lentamente, facendo vibrare la lingua, scendo lungo il suo corpo. Raggiungo i suoi capezzoli. Mi soffermo. Glieli succhio. Un forte gemito si accompagna ad un fremito del suo corpo. “Nooonnnaaaa.” Continuo a scendere. Finalmente lo raggiungo. Una visione celestiale è davanti ai miei occhi. Un glande grosso, violaceo, lucido è alla portata della mia bocca. Avvicino le labbra e gli do un bacio. Il cazzo vibra. Lo blocco con la mano. Ha una grossa circonferenza. Le punta del dito medio e del pollice della mano strette intorno a quel bastone riescono a stento a ricongiungersi. Sento le pulsazioni della grossa vena che lo attraversa. Con l’altra mano gli afferro la borsa dello scroto. Ha i due testicoli gonfi. Li stringo. Lo sento gemere. Avvicino la bocca e con la lingua vibrante e guizzante come quella di un serpente la lascio scorrere su tutta la superficie di quell’asta di granito. Dal basso verso l’alto e viceversa. Lecco i testicoli. Li succhio. Lui inarca il bacino. Raggiungo il glande e lo accolgo nella mia bocca. Lo lecco. Lentamente accolgo nella mia cavità orale quasi l’intera lunghezza di quel favoloso cazzo. Il glande raggiunge la mia ugola. “Nonna! Finalmente. Quanto ho sognato questo momento. Avevo perso ogni speranza.” Incomincio a fargli un pompino prima piano e dopo circa 10 minuti do un accelerazione all’azione. La mia bocca aumenta il ritmo del movimento sull’asta. Succhio e lecco. I suoi gemiti aumentano di intensità. Il bacino si solleva sempre di più. Un grugnito gli esce dalla gola. “Nonna! Vengoooo!” Il fiume Nilo rovescia nella mia bocca una quantità enorme di sperma. Il mio desiderio di berlo mi aiuta a non sprecarne nemmeno una goccia. La ingoio tutta. Con la lingua lappo le ultime gocce che escono dalla fessurina che sta in cima al glande. Striscio sul suo corpo. Poggio la testa nell’incavo della sua spalla. Tra le mani stringo quel favoloso bastone. Sento i battiti del suo cuore. Sono veloci. Un pompino con quell’intensità non l’ho mai fatto. Il piacere di farlo è stato forte. Sono giorni che desidero prendere il cazzo di Peter in bocca. “Nonna, cosa è successo. Sei stata magnifica. Che pompino! Mi sento svuotato.” Sono contenta che il mio nipotino si senta soddisfatto. “Spero che tu sia all’altezza del compito che tra poco dovrai affrontare.” “Vedrai. Nonna! Ti mangerò.” Mi strappa la camicetta di dosso. Tira via il reggiseno che prima aveva solo abbassato sotto le tette. Mi sfila la gonna senza abbassare la zip. Lascia solo le calze nere autoreggenti. Solleva le mie gambe e le dilata al massimo. La mia vagina mostra tutti i suoi organi. In bella mostra sono le grandi labbra carnose come le labbra della mia bocca; le piccole labbra rosse e gonfie di piacere: il clitoride già turgido e il buchino della vagina. Poco più sotto si vede lo sfintere tutto roseo e zigrinato con al centro ben in evidenza il buco del mio culo che tanto gli piace. Succhia i pollici dei piedi, bacia le gambe alternando l’azione dei baci prima sulla gamba destra e poi sulla sinistra. Lecca l’interno della cosce sapientemente. Brividi percorrono il mio corpo. La fighina ulula. Finalmente incolla la sua bocca sulla mia passera. La bacia. Succhia le grandi labbra e le piccole labbra. Tremiti di piacere investono il mio corpo. Introduce la lingua nella mia vagina e fa vibrare la punta tutt’intorno alle pareti come se cercasse qualcosa e non trova. Mi strappa un grido e raggiungo un primo intenso orgasmo. Godo nella sua bocca. Sposta la bocca sul clitoride; lo prende con i denti e lo morde forte. Mi strappa un grido di dolore. Il clitoride si gonfia. Sento le pulsazioni provocate dall’affluenza del sangue. È indurito. Cresce nella sua bocca. lo prende con le labbra. Lo bacia. Lo lecca. Fa vibrare la lingua tutt’intorno al clitoride. Un urlo di piacere mi esce dalla gola. Vengo. Non smette di leccarlo. Sposta una mano sulla vagina e lentamente la introduce. Mi penetra. Raggiunge l’utero e lo accarezza delicatamente. I freni inibitori sono spariti. Mi chiava con la mano; la usa come se fosse un cazzo. “Dai Peter, nipote mio, non fermarti continua così, è bello.” Mi porta ad altri orgasmi. Estrae la mano e avvicina la bocca. La mia vagina è una cascata di liquido denso che mio nipote accoglie nella sua bocca e lo beve tutto. Non gli sfugge neppure una goccia. Nemmeno quelle che non escono perché attaccate alle pareti interne della vagina. Le raggiunge con la lingua e le lappa. Mi calmo. È stato veramente bravo. Mi ha procurato una sequenza di orgasmi impressionante. La mia libidine ne esce soddisfatta. Merita un premio. “Nonna, il tuo miele è squisito.” “Peter, mi vuoi fare il culo con la lingua?” “Nonna è uno splendido regalo.” Mi giro e mi posiziono alla “pecorina”. Abbasso il petto sul letto. Le mie tette si schiacciano contro il materasso. Dilato le gambe al massimo ed alzo il bacino. La mia passera ed il buco del culo sono ben in evidenza. “Dai, nipote datti da fare. Leccami il culo. Fammi godere.” Peter si lancia a capofitto sul mio di dietro. Non gli sembra vero che gli permetto di baciarmi il culo. “Nonna, vorrei che tu ti vedessi. Non puoi immaginare che magnifica visione mi stai offrendo. Solo a guardarti il cazzo mi si indurisce. Hai un culo favoloso.” Le sue parole mi eccitano. “Peter, lascia perdere il cazzo. Mi devi fottere il culo con la lingua, al massimo ti concedo di infilarmi le dita: due e non di più. Non osare avvicinare il tuo cazzo al buco del mio culo.” Si alza e si mette a cavalcioni sulla mia schiena. Abbassa la testa e incolla la bocca sul mio sfintere. Succhia. Cosa spera che esca? Lo lecca. La lingua vibra tutt’intorno al buco del culo. Sto viaggiando. Blocca la lingua tra le labbra e la irrigidisce. La punta è al centro del buchetto anale. Spinge con forza. Entra un pochino. Con le mani dilato le chiappe per favorirlo. Avverto la penetrazione. Il pezzettino di lingua che è dentro il buco del culo vibra. Vado in visibilio. Porto una mano sulla fica. Con le dita afferro il clitoride e mi masturbo. Peter affonda la mano nella mia fica che è piena di lava. La raccoglie e la distribuisce sullo sfintere. Ha alzato la testa. Sento i polpastrelli delle sue dita tastarmi lo sfintere. Mi preparo a ricevere un dito nel culo. Puntualmente arriva. Il suo dito medio penetra il buco del mio culo. Lo rotea tenendolo fermo all’interno. Lo sfila. Si prepara a penetrarmi il culo con due dita. Lo fa con dolcezza. Le dita sono tutte dentro. Le rotea. L’attrito sparisce. Si muovono libere e con più facilità. Mi chiava il culo con le dita. Aumento la mia azione sul clitoride. Il bacino si muove incontrollato. Un urlo esce dalla mia gola. Godo. Vengo. La lava che sta nella fica rompe gli argini e travalica le sponde delle piccole labbra. Non riesce ad andare oltre perché trova sul suo cammino la bocca di Peter che è pronta ad accoglierla. Dilago. Lui beve e ingoia il mio prodotto. Pulisce la mia micetta in modo encomiabile. Mi giro dando le spalle al letto. Lo tiro verso di me e gli do un bacio sulla bocca. Con la mano artiglio il suo randello e lo stringo. È duro come il granito. Pulsa. “L’astinenza ti ha migliorato. E questo è accaduto con circa un mese di lontananza. Figuriamoci cosa sei capace di fare se ti tengo lontano da me per, diciamo, tre mesi.” “Nonna, non scherzare. Correresti il rischio di essere stuprata.” “E chi sarebbe lo stupratore? Tu? Ma non farmi ridere. Con te non ci sarebbe stupro e sai perché?” “No! Dimmelo.” “Perché il tuo grimaldello troverebbe la serratura pronta a riceverlo.” “Nonna, sei disarmante. Cerco di essere un duro e tu mi demoralizzi.” “Peter, ti ho detto che con la violenza non si ottiene niente. Con le donne ci vuole dolcezza. Quando c’è tenerezza, dolcezza, amore da una donna si ottiene tutto.” “Anche il culo. Si farebbe anche inculare.” “Ma la tua è una fissazione. Sì! Si farebbe anche chiavare nel culo. Ma non è il nostro caso. Vero? Nipote.” “Sì! Nonna.” “Peter, ma ti piace tanto il mio culo?” “Nonna, mi toglie il sonno. Sogno di dormire con la testa poggiata sul tuo culo e lo tengo stretto tra le braccia. Sogno di chiavare nel buco del tuo culo e di godere fino allo svenimento.” “Amore, mi dispiace. Ti prometto che lo avrai. Ma, ti prego, non parliamone più. Sarò io al momento a proportelo. Adesso vieni che cercherò di ammansire questo tuo coso.” Do una torsione al mio corpo e mi ritrovo distesa su di lui. Come una pantera striscio verso l’alto fino a che le mie tette sono sulla sua faccia ed i miei capezzoli a tiro della sua bocca. Il suo cazzo è tra le mie cosce e la sua durezza preme contro la vagina. Peter mi artiglia le natiche. La bocca aggancia un capezzolo e lo morde. Abbandona le natiche e afferra la tetta libera. La strizza. Artiglia con le dita il capezzolo libero e gli da una forte strizzata. Continua a mordere l’altro capezzolo. Il dolore è forte. Resisto. Non grido. Al contrario mugolo di piacere. Muovo il bacino in modo che la bestia sfreghi la sua testa contro la mia micina. Vado in ebollizione. Mi sollevo restando accovacciata; prendo con una mano il randello e lo indirizzo contro l’apertura della vulva. Piano e roteando il bacino mi impalo e scendo lungo il randello fino a quando le sue palle sbattono contro il mio culo. Solo allora mi fermo. I 22 cm sono tutti dentro di me. Finalmente. Adesso voglio goderlo. Metto in azione i muscoli vaginali e li contraggo intorno alla clava che è in me. “Peter! Mi raccomando. Avvisami quando stai per godere.” “Stai tranquilla, nonna, starò attento. Quando potrò venirti dentro senza pericolo di ingravidarti?” “Sarò io a dirtelo.” Peter riprende a giocare con le mie tette e con i miei capezzoli. Il cazzo che ho dentro assolve pienamente alla sua funzione. I miei ormoni si sono scatenati. Ballano una danza frenetica. La mia fica si riempie ed i liquidi circondano il pene che fa da tappo fino a sommergerlo nel lago che si forma nella vagina. Riesco a soffocare le grida di piacere sul nascere. Dalla mia gola escono solo nitriti. Sto godendo in un modo indescrivibile. Il mio cervello è un turbinio di stelle. È tutto merito di quel dirigibile che, immobile, è ospitato nel mio hangar. Mi sollevo, sfilo il cazzo dalla fica. Mi metto alla pecorina. “Forza, nipote, chiavami e portami a spasso per l’universo. Montami e galoppa. Con il tuo vomere ara la mia vigna.” “Nonna, oggi sei inappagabile.” “Fa presto. Non parlare. Fottimi. Trapanami la fica.” Si alza, si posiziona dietro di me. Punta la sua clava contro la mia vagina. Il glande è già dentro. Si abbassa sulla mia schiena e abbranca le mie tette. Con un colpo di reni ben assestato mi penetra. “Ecco. Bravo. Usa quella vanga che ti ritrovi tra le gambe e svanga dentro il mio giardino.” Mio nipote inizia a stantuffarmi nella fica. Mi chiava lentamente. “Nonna, ti amo.” “Dopo parleremo del mio e tuo amore. Ora pensa a chiavarmi.” Conduce il gioco molto lentamente e con dolcezza. Questo suo modo di fare aumenta la mia eccitazione. “Continua così. Sto impazzendo. Niiiipooote sei favoloso. Non ti fermare.” “Nonna, sei una puttana. Ma mi piaci così come sei. Troia e puttana.” “Sì! Sono la tua troia e la tua puttana. Fammi godere.” Lancio un urlo spaventoso. Nella mia testa le stelle esplodono. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. Lui aumenta il ritmo. Mi chiava più velocemente e con meno delicatezza. I suoi colpi nella mia fica diventano fendenti. Lancia un grido. “Nonna, Godo. Vengo.” Do un colpo all’indietro col bacino e faccio in modo che il suo pene si sfili dalla mia fica. Lo abbatto con la schiena sul letto e mi precipito a raccogliere il suo sperma nella mia bocca. Il primo schizzo lo perdo. Si disperde sul lenzuolo. Dal canto suo ha portato la sua bocca sulla vulva è sta lappando il frutto della sua chiavata. Ci avventuriamo in un finale fatto di leccate e di ingoi. “Nonna sei sempre più saporita. Questo tuo succo è rigenerante.” Mio nipote mi chiava per tutta la notte. Il suo randello esplora la mia fica fino a farla diventare di fuoco. È instancabile. Questa è una notte indimenticabile. Le notti a seguire lo saranno ancora di più. Non dovrà sfilare più il suo cazzo dalla mia fica. Potrà godermi dentro. Potrà innaffiarmi la micetta senza rischi. Potrà riempirmi di sperma senza il pericolo di ingravidarmi. Prenderò la pillola. Sfinito si addormenta. Mi alzo, raccolgo i miei vestiti ed esco dalla sua stanza. Vado nella mia camera, mi stendo sul letto. il mio pensiero va ai miei uomini. Sono tre meravigliosi stalloni. Appartengono tutti alla mia famiglia. Mio genero Ivan, mio figlio Alessio e mio nipote Peter. Meglio darla a loro. Si corrono meno pericoli. In una finestra della mente fa capolino il viso di mia figlia Janet. Mi sorride. Mi addormento.
     
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