Lei è anche un lui

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    Giungo alla stazione di Gare de Lione di Parigi a sera inoltrata. Sono venuta a Parigi per rilassarmi e per riflettere. Finanziariamente sto bene. Ho una rendita mensile stabilita dal padre di mia madre che mi permette di vivere senza patemi e con un certo agio. Sono anche proprietaria di una grande tenuta nelle Camargue. È un regalo di mio padre per il mio diciottesimo compleanno.Prendo un taxi e mi faccio accompagnare al quartiere latino. Trovo alloggio in un albergo a cinque stelle. Alla reception mi guardano con occhi fuori dalle orbite. Mi spogliano con gli occhi. Mi danno un appartamentino composto da una camera matrimoniale, da un salottino e bagno. Il fattorino che mi accompagna mi divora con lo sguardo. Prima di accomiatarsi mi riempie di complimenti. “Signora lei è una gran bella donna.” Gli sorrido e lo ringrazio del complimento. Entro in camera. Metto il cartello che non voglio essere disturbata, chiudo la porta e vado a gettarmi sul letto. Sono incinta di un mese. E’ stato un incidente di percorso. È successo durante il periodo di sospensione della pillola. Non ho preso alcuna precauzione. Sono l’unica responsabile di questa inattesa gravidanza. L’uomo che mi ha ingravidata è un amico a cui mi sono concessa in un momento di crisi esistenziale. Non è il mio primo uomo. Non lo amo e non voglio che lui sappia della mia gravidanza. Non voglio abortire. Il bambino che porto in grembo lo voglio. Tornare in paese e sentire la gente mormorare alle mie spalle nemmeno a parlarne. E mia madre? E mio padre? Dovrei raccontare loro che è successo ma che non voglio sposare il padre del futuro nascituro. Ne morirebbero. A parole si dimostrano molto aperti sulle tematiche sessuali. Nei fatti, trattandosi della loro unica figlia, sono dei teocon e dei più retrivi. Stanca e con la mente in subbuglio mi addormento senza nemmeno spogliarmi. È mattina inoltrata quando mi sveglio. Prendo nota che ho dormito vestita. Mi alzo, mi spoglio e vado in bagno. Riempio la vasca di acqua calda e mi immergo. Resto immersa fino a quando l’acqua non diventa fredda. Mi sollevo e mi sposto nel vano doccia. L’apro al massimo. L’acqua esce dal diffusore con violenza e picchietta forte il mio corpo. In un primo momento fa male poi mi abituo e diventa eccitante. Mi insapono e lascio che l’acqua mi liberi dalla schiuma. Esco dalla doccia e indosso un accappatoio. Con i piedi scalzi rientro in camera da letto. Prendo la valigia e la porto sul tavolo. L’apro e scelgo gli indumenti da indossare. Non c’è molto da scegliere. Ho portato con me lo stretto indispensabile. Un abito nero di chiffon con una scollatura a V molto profonda per qualche serata particolare. Accompagnano l’abito un paio di scarpe con tacchi a spillo oltre quelle sportive che attualmente calzo ed due paia di calze nere autoreggenti e dei tanga neri e rossi. Due jeans. Calzini bianchi, un numero infinito di slip bianchi. Quattro camice bianche, due rosse e due nere. Infine l’indumento che odio: tre reggiseno a balconcino. Uno bianco, uno rosso ed uno nero. Prendo dalla valigia un jeans, una camicia rossa, uno slip bianco, un paio di calzini e poggio il tutto sul letto. Vado all’armadio, apro le ante. Noto che su ognuna vi è uno specchio. Tolgo l’accappatoio e lo lancio sul letto. Mi guardo allo specchio. Sì! Senza ombra di dubbio ho un bel corpo. Sono alta 1,75 cm. Ho lunghi capelli neri che mi arrivano fino alla fine della schiena. Occhi grandi e di colore blu. Sono la seduzione personificata. I miei argomenti sono splendidi. Due in particolare. Il bacino ed il seno. Sono in armonia con il resto del corpo. Il culo è un mandolino capovolto e le mammelle sono due globi con grandi aureole al cui centro si ergono rosei capezzoli grossi come ciliege. Sono dure ed allo stesso tempo morbide. Vincono la forza di gravita. Sono due piramidi proiettate in avanti. Sono orgogliosa del mio seno. Questa è la ragione del mio odio per il reggiseno. Andrei in giro con il torace scoperto per mostrare a tutti la bellezza delle mie tette. I miei occhi scorrono sul resto del corpo e lo sguardo si ferma all’incrocio delle gambe. Lì hanno inizio le dune che proteggono la prima meraviglia che la natura abbia avuto il buon senso di creare: la vagina. Le dune sono completamente depilate. Tutte le mattine mi sottopongo alla tortura della depilazione. Quando faccio sesso il mio partner deve poter ammirare la bellezza della creazione. Le grandi labbra sono sempre lisce e grosse. Avvicino una sedia e vi poggio un piede sopra. Allargo le gambe e porto le dita sulle grandi labbra. Opero una pressione sui lati ed ecco che le carnose labbra si allargano mostrandomi i suoi nascosti tesori. Le piccole labbra sono due grosse creste pulsanti di vita e sono a protezione dell’orifizio vaginale e dell’uretra. Infine c’è il mio stupendo clitoride con il suo piccolo glande che offro sempre in suzione al partner di turno, donna o uomo che sia. Dimenticavo. Sono bisessuale. Mi piace portarmi a letto anche le donne purché siano belle. Fare sesso con le donne lo trovo molto più eccitante di quando lo faccio con gli uomini. Finisco l’esplorazione portando le mani sulle natiche e le allargo. Mi chino in avanti e guardando nell’altro specchio, attraverso le gambe, vedo riflesso il mio scuro sfintere con al centro il roseo buchetto del mio culo. Quello è ancora vergine. Molte volte ho avvertito il desiderio di farmi sodomizzare. L’ò sempre represso. Qualche donna che è stata nel mio letto mi ha detto che, a parte la sofferenza iniziale della penetrazione, farsi fare il culo è l’apoteosi dell’estasi. Devo decidermi a darlo. Ricaccio indietro la libidine che mi sta assalendo. Recupero il controllo e mi vesto. Indosso un paio di slip bianchi, jeans, calzini e scarpe basse da ginnastica. Infilo la camicetta rossa e l’allaccio in vita lasciando i bottoni superiori sbottonati. Ho la pancia completamente scoperta. I capezzoli premono contro la stoffa della camicia. Nello spacco della camicia si vedono le tondeggianti forme delle mie favolose tette. Vado in bagno e passo sulle labbra un rossetto di colore rosso vivo. Mi guardo nello specchio. Ammicco alla figura riflessa e le lancio un bacio. “Margot. Sei bella. Ti amo.” Sì, sono anche un poco narcisista. Mi giro, ritorno in camera da letto, prendo la borsa ed esco dalla stanza. Nel corridoio trovo la cameriera che mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite. “Buongiorno. Troverà la camera in disordine. Mi auguro che mi scuserà” “Non si preoccupi. Quando tornerà la troverà in ordine. Auguri.” ” Perché mi fa gli auguri?” “Perché non ho mai visto una donna bella come lei.” Mi avvicino e le do un bacio sulla bocca. “Grazie” Sotto gli occhi sbigottiti della cameriera mi avvio, sculettando, verso l’ascensore. Vado al piano ristorante. Prendo un giornale e mi siedo ad un tavolo. Un giovane cameriere si avvicina. Alzo la testa e noto che i suoi occhi sono puntati sulla apertura della mia camicetta. Sorrido. Porto il busto in avanti. Il movimento allenta la pressione della camicia sulle tette facendo in modo che uno dei capezzoli si manifesti agli occhi del cameriere. Punto gli occhi sui suoi pantaloni e vedo che un grosso bozzo si sta formando. Prima che mi salti addosso e mi stupri ritorno nella posizione eretta e lo guardo negli occhi. Ordino la colazione. Il giovanotto scrolla la testa prende nota e va via. Ci sono molti tavoli. Ad uno è seduta una bellissima ragazza dai lungi capelli biondi. Ha gli occhi verdi e mi guarda intensamente. Mi sta lanciando un muto invito. Ho una contrazione al basso ventre. La mia micina lancia un debole miagolio. Dopo pochi minuti una ragazza mi porta la colazione. Chiedo del cameriere. La ragazza risponde che non è voluto venire a servirmi perché la mia bellezza lo turba. Non gli ha creduto ed è venuta lei a constatare se quando asseriva il collega rispondesse al vero. “Allora, il tuo amico ha detto il vero?” “Signora, lei sa meglio di me che nel riconoscere il bello vi è sempre una componente personale. C’è qualcuno a cui un quadro può piacere e nello stesso tempo c’è qualcun altro a cui la stessa opera non piace. Lei invece è di una tale bellezza che non c’è al mondo persona che non ne resterebbe incantata. Si! Lei è decisamente bella.” Si china e mi sussurra nell’orecchio “Non sono una lesbica ma trascorrerei molto volentieri una notte nel suo letto” Un altro miagolio viene emesso dalla mia pussy. “Grazie del complimento e della sfrontatezza della proposta. Ti accontenterei ma non posso.” “Mi basta che non si senta offesa per le avance che le ho fatto” ed aggiunge “C’è anche quella ragazza, seduta a quel tavolo, che la sta corteggiando. Anche lei è bella.” Gira su se stessa e si allontana. Consumo la colazione sotto lo sguardo penetrante della bella ospite. Finito che ho di mangiare mi alzo e mi avvio verso l’uscita. Con la coda dell’occhio vedo che anche la bella si alza e mi segue. Sto per vivere una giornata fatta di toccatine e fughe. La prospettiva è eccitante. I miei ormoni incominciano a scaldarsi. Sono sicura che questa sera sarò nel letto, mio o suo non ha importanza, e stringerò contro il mio seno la testa di quella splendida ragazza. Sempre seguita dalla sirenetta mi avvio verso la fermata del metrò. Lo prendo e scendo alla fermata degli Champs Elisé. La giornata è splendida. C’è sole ma non fa caldo. Un venticello soffia facendo muovere le fronde degli alberi che fiancheggiano la strada invasa dalle auto. In lontananza l’arco di trionfo indica la fine della lunga strada. Gli occhi dei passanti sono puntati sul mio corpo. Il vento entra nella camicia sbottonata e mulinella sulle mammelle. I capezzoli si induriscono e invocano il contatto di caldi labbra. Non posso proseguire in quelle condizioni. La libidine sta montando. Vedo una caffetteria con dei tavoli all’aperto. Mi siedo ad uno di essi e aspetto il cameriere. La sirena che mi ha seguito per tutto il percorso non perde l’occasione per avvicinarsi.”Posso farti compagnia?” Non mi sembra vero. “Certo che puoi. È dall’albergo che mi stai seguendo. Finalmente ti sei decisa a prendere contatto? Mi chiedevo quando l’avresti fatto. Anche tu alloggi nel mio stesso albergo?” “Sì! Volevo già avvicinarti nella sala ristorante. Ho avuto un po’ di timore. Sai, tutti ti guardavano. Ho pensato che fosse inopportuno.” “Oh! Invece io l’ho sperato. Se gli altri guardavano me, io guardavo te. Sei una splendida e bella ragazza. Sono stata tentata dall’alzarmi e venire da te. Non l’ho fatto per puro egoismo.” La bella sconosciuta sorride e prima di sedersi si china e mi da un bacio sulla bocca. Sono labbra calde quelle che si posano sulle mie. Sono le labbra che poco prima sognavo baciassero i miei seni. Un brivido percorre la mia schiena. Rispondo al suo bacio con una velocissima leccata alle sue labbra. “Mi piaci. Mi chiamo Margot. Sono qui per una vacanza. Mi auguro che tu voglia essere mia amica in questi giorni di permanenza in questa splendida città” “Io mi chiamo Michelle. Anche tu mi piaci. Non puoi immaginare quanto? Spero di essere per te qualcosa di più di un’amica.” Si siede sul mio lato sinistro. La guardo. È veramente una bella donna. È bionda ed ha occhi verdi. È alta quanto me. Indossa una maglietta di cotone con un’ampia scollatura e molto aderente. Non porta reggiseno. Il seno non è grosso. Sarà una seconda taglia. Deve avere delle belle tettine. Lo appurerò Si notano i suoi capezzoli che spingono contro la stoffa. Questi, sì, sono grossi. Sarà una goduria succhiarli. Una lunga gonna con lo spacco laterale copre due lunghe e belle gambe. Le ha accavallate mostrandomi una buona porzione delle bianche cosce. Non porta calze. Sento la micina che lancia forti miagolii. I capezzoli sono diventati duri come il marmo. Non resisto. Devo averla. Glielo dico. “Michelle. Prima ho detto che mi piaci. Fin da questa mattina ho incominciato a desiderarti come donna. Non fraintendermi. Non sono una lesbica. A me piace andare a letto anche con gli uomini. Tu sei una bella donna che ha risvegliato i miei istinti omosessuali. Amore ti sto chiedendo di venire a riscaldare il mio letto. Ti prego non rifiutarmi.” Lei mi guarda con i suoi occhi verdi che nascondono molto bene le sue emozioni. Allunga le sue piccole mani verso le mie. Le prende nelle sue e le stringe. “Rifiutarti? Mi direbbero che sono uscita di senno se solo pensassi di rifiutarti. Anch’io ti voglio. Anch’io non sono una lesbica. Anche a me piacciono gli uomini. C’è solo un piccolo grande particolare. Io sono una lei/lui. Sono donna e uomo allo stesso tempo. E sono vergine sia come donna che come uomo. Non ho mai giaciuto nel letto di un uomo ne una donna è voluta stare nel mio letto. Tutte sono scappate. Un uomo non l’ho mai cercato.” La guardo con occhi spalancati. “Michelle, mi stai dicendo di essere un transessuale.” “No! Cara. Sto dicendo di essere un XXY. Io sono un essere dotato di entrambi gli organi genitali: maschili e femminili. Ho la vagina ed ho anche un fallo di considerevoli dimensioni. Posso avere rapporti sessuali sia come uomo che come donna. Per meglio farti capire un uomo può chiavarmi perché sono una donna ed io posso chiavare una donna perché sono un uomo. Margot. Sono una ermafrodita. Mi auguro che questo non ti spaventi e non ti faccia scappare.” Sono sbalordita. La splendida ragazza che mi sta parlando è una ermafrodita. Ho sempre saputo della loro esistenza. In proposito ho letto parecchio. Ho una buona conoscenza letteraria dell’argomento. Inconsciamente ho sempre desiderato incontrarne uno. Ed eccola qui, bella e seducente, davanti a me e mi dice di essere felice che l’abbia invitata a riscaldare il mio letto. Scappare? Perché dovrei ? “Da dove vieni? Sei scappata dal tuo paese?” “Sono bretone. Sì, sono fuggita dal mio paese. La mia condizione era motivo di sofferenza. Tutti mi guardavano come un mostro da evitare. Sono partita e sono venuta a Parigi con la speranza di rifarmi una vita; di trovare un uomo o una donna che accettasse la mia condizione. Finanziariamente, avendo ereditato una discreta fortuna da parte dei miei defunti nonni paterni, non ho problemi.” Mi alzo. “Aspettami.” Vado nella caffetteria a pago le consumazioni. Le prendo una mano e la faccio alzare. Dio, com’è bella. “Vieni. Torniamo in albergo.” Come un cucciolo mi segue. Alzo la mano e faccio segno ad un taxi. Saliamo a bordo e ci facciamo portare in albergo. Sempre con lei attaccata dietro di me vado alla reception e chiedo il conto mio e di Michelle. Mi giro verso di lei e le dico di andare in camera, di raccogliere le sue cose e di farsi trovare tra mezzora nella hall. Partiamo. Come un automa Michelle si appresta ad eseguire quanto gli ho chiesto. L’addetto alla reception mi dice che è costretto ad addebitarmi una penale per il mancato preavviso. Non mi importa. Pago e lo prego di noleggiare un auto a mio nome e di farmela trovare all’ingresso. Vado in camera. Raccolgo le mie cose, le getto nella valigia e mi appresto ad uscire. In quella la porta si apre e fa il suo ingresso la ragazza che mi ha servito la colazione al mattino. Lascio la valigia e le vado incontro. Chiudo la porta alle sue spalle. La spingo verso il muro. “Più di tanto non posso darti. Sono in partenza.” Avvicino la bocca alla sua. La mia lingua saetta sulle sue labbra. La ragazza superata la sorpresa dischiude le labbra e accoglie la mia lingua nella sua bocca. La sua lingua accende un furioso duello con la mia lingua fatto di toccate, fughe, avviluppamenti ed altro. Poi di colpo la blocca contro il suo palato e la succhia. In questo le sue mani sono piombate sui miei seni e dopo averli abbondantemente palpeggiati li libera dalla camicia e con le dita mi tortura i capezzoli. Li strizza e li torce. In quel momento una componente masochista mi assale. Provo dolore e piacere. La mia fica tramacia umori. Penso a Michelle che mi sta aspettando. Recupero il controllo. Riesco a staccarmi.”Basta!” La ragazza mi guarda con occhi imploranti.”Non puoi lasciarmi così” “Ho fretta. Dammi il tuo numero di telefono. Ti chiamerò e, se puoi, mi raggiungerai.” Prendo la valigia e il biglietto con il numero di telefono ed esco dalla stanza. Ho ancora la camicia sbottonata e le mammelle al vento. Nel corridoio incontro la donna del mattino. La guardo. Le do un bacio. “Ti saluto. Vado via. In camera c’è una persona che ha bisogno del tuo aiuto. L’affido alle tue cure. Sii gentile con lei.” Senza darle il tempo di ribattere corro verso l’ascensore. Entro. Mi abbottono la camicia e premo il pulsante che indica il piano terra. Michelle è lì. Le prendo la mano. “Andiamo” Usciamo sulla strada. Il portiere si avvicina e, indicandomi una mercedes classe “E”, mi da le chiavi. Saliamo in macchina e partiamo. “Dove mi porti?” “A casa.” Il silenzio piomba tra noi. Usciamo da Parigi. Prendo l’autostrada. Direzione Marsiglia. Dopo un centinaio di Km rompo il silenzio. “Michelle, conoscerti è stato per me emozionante. Di colpo una luce ha illuminato la strada buia che stavo percorrendo. Sappi che io sono incinta. Non voglio abortire. Sono venuta a Parigi per riflettere, per prendere decisioni importanti. Non voglio sposare l’uomo che mi ha ingravidata. Non lo amo. Ho dei genitori che non capirebbero il perché voglio che questo bimbo nasca. È mio figlio e voglio che sia solo io a prendermi cura di lui.” “Mi fai capire il mio ruolo in tutto questo?” “Michelle. Hai detto che vuoi essere mia amante per il tempo di una notte. Non mi importa che tu sei…, come hai detto?, ecco ricordo, un XXY. Un lei/lui. Ti voglio così come sei. Amore ti sto chiedendo di venire a vivere con me. Michelle vuoi essere la mia o mio amante fino a quando non ti stancherai di me? Non ti porrò condizioni” “Margot. La tua proposta mi fa gioire e mi rende estremamente felice. La mia unica condizione è che tu sia sempre sincera con me. Mi dovrai dire sempre la verità. Fra noi non ci dovranno mai essere menzogne e/o segreti. Prima di accettare la tua proposta, che ripeto, mi rende felice, rispondi ad una mia domanda” La interrompo. “Michelle. Ti voglio come donna e come uomo” “Grazie per avermelo detto. Hai risposto alla mia domanda. Ricordati che sono anche donna ed anch’io cercherò un uomo da portare a letto” “Lo cercheremo insieme. L’uomo che ti accetterà per quello che sei sarà anche il mio uomo” “Margot ti amo. Mi dici qual’è la nostra destinazione?” “Le Camargue. Lì ho una tenuta che non conosco, Ho solo abitato pochissime volte la casa che insiste sul terreno. C’è anche un branco di cavalli allo stato brado. Un uomo ha cura di loro. Da stasera sarà il nostro nido” È sera quando giungiamo a destinazione. Con il telecomando apro il cancello e percorro un viale sterrato. Dopo circa duecento metri mi fermo davanti ad un enorme portone di legno scuro. “Eccoci arrivate” Scendiamo dall’auto e attraverso una piccola porta ricavata nel portone entriamo nel cortile. Mi avvicino ad un interruttore, abbasso una leva e do corrente all’intera casa. Le luci illuminano l’ampio cortile. Prendo la mano di Michelle e insieme ci avviamo verso una larga rampe di scale che porta al piano superiore. Saliamo e giungiamo su un pianerottolo molto largo su cui vi sono due porte. Mi dirigo verso una di esse. Prendo le chiavi dalla borsa ed apro. Entro ed accendo le luci. Chiudo la porta. Michelle è dietro di me. Mi cinge la vita con le braccia avvicina la sua bocca al mio orecchio e mi sussurra con voce suadente: “Margot ti amo e ti voglio. Questa notte devi essere mia” “Come uomo o come donna?” “Come entrambi” Un miagolio prorompe dalla gola della mia micina. Non mi libero dall’abbraccio. Spingo la mia schiena contro di lei. È finalmente giunto il tanto atteso momento. Michelle mi bacia il collo e la nuca. Vado in brodo di giuggiole. Il mio bacino rotea contro il suo pube. Un bozzo preme contro le mie natiche. “Oh, sì! Bambina mia. Anch’io bramo dal desiderio di amarti.” Mi libero dal suo abbraccio e in preda al desiderio mi spoglio di tutti gli indumenti restando nuda sotto lo sguardo carico di libidine di Michelle che mi guarda affascinata. È incantata. “Margot! Sei magnifica. Sei stupenda.” Veloce, anche lei si denuda. Lascia solo le mutandine. Ha un corpo minuto. Pelle bianca e vellutata. Il seno è formato da due tette non molto grandi, deve essere una seconda taglia, con due capezzoli che sono due ciliegie. Ha gambe lunghe e ben modellate. Un ventre piatto. Un culetto che sembra un mandolino.”Perché hai lasciato le mutandine?” “Voglio che sia tu a togliermele.” La guardo fra le gambe e noto che dal bordo delle striminzite mutandine fa capolino un lucido e grosso glande. Mi avvicino e con la punta del dito indice lo tocco. Con l’unghia gli solletico la fessurina che sta al suo centro. Introduco la mano nelle mutandine e afferro l’asta di carne. Michelle geme. “Si! Stringilo. Dimmi che lo vuoi. Che anche tu aspettavi questo giorno.” Non dico una parola. Mi chino sulle ginocchia. Il mio viso è all’altezza del suo pube. Vedo il gonfiore che si nasconde dietro il triangolino di stoffa. Infilo le dita nel bordo e lentamente le abbasso le mutandine. Un poco per volta l’affare che ha tra le gambe fa la sua comparsa. Finalmente lo vedo. È uno splendore. Sembra scolpito nel marmo. È bello, lucido, grosso, lungo. È perfetto. Sì! È un pene e appartiene a questa splendida creatura. Lei vuole che io lo prenda. Avvicino le labbra a quello splendore e le poggio su quel lucido e sfolgorante glande. Lo bacio. Caccio la lingua e lo lecco. La mia lingua scorre, dall’alto verso il basso e viceversa, per tutta la sua lunghezza. Apro la bocca e lo ospito nella mia cavità orale dove trova dolce e calda accoglienza. Faccio appello alla mia arte. Lo succhio e lo lecco. Do inizio ad un favoloso pompino. “Margot. Oh! Finalmente.” Per stare più comoda mi siedo sulle gambe. Lei mi afferra la testa con le mani e affonda le dita nei miei capelli. Mi blocca la testa e assume un movimento di avanti ed indietro. Il pene entra ed esce dalla mia bocca. Mi sta chiavando la bocca. Il glande struscia contro il mio palato e va ad urtare la mia ugola. Sento le dita stringere la mia testa. Sta per godere. Porto le mani sulle sue natiche. Le artiglio e la blocco. Lei ha una serie di spasmi. Lancia un grugnito ed eiacula. Infiniti e copiosi fiotti di caldo sperma si riversano nella mia gola. Sto gustando e ingoiando il liquido che esce dal fallo dell’uomo che si nasconde in Michelle. “Margot, è stato bellissimo. Ho goduto molto. È la prima volta che una donna prende il mio fallo in bocca. Ti dico di più è la prima volta che ho un rapporto sessuale. Anche la mia micina ha goduto.” È vero. La sua pussy è una cascata. Sposto la testa e porto la bocca sulla sua vagina che si apre proprio là dove ha inizio il pene. Lappo gli umori che le scorgano dall’orifizio vaginale e con la lingua la penetro. Succhio le rosse e pulsanti piccole labbra. Lecco e ingoio tutto quanto esce da quella stupenda conchiglia. Parzialmente appagata mi alzo, prendo le sue mani e la conduco in camera da letto. La faccio distendere. “Ora, Amore, prima di continuare devi appagare la mia curiosità. Voglio vedere come sei fatta.” Michelle raccoglie le gambe contro il suo corpo e le dilata al massimo. Uno straordinario spettacolo si presenta ai miei occhi. La natura si è divertita molto nel creare quell’essere. Donna e uomo allo stesso tempo. Un pene da far invidia agli uomini e che molte donne vorrebbero ospitare nella propria pussy. Lungo circa 18 cm e con un diametro di circa 4 cm con al culmine un grosso e lucido glande. Una grossa e gonfia vena blu lo attraversa per tutta la lunghezza. Non ha i testicoli. Alla base di quella meraviglia ha inizio una perfetta e splendida collinetta attraversata da una fenditura che la divide in due grosse ellissi di rosea carne. Sono le carnose grandi labbra della sua vagina. Dalla fenditura emergono due piccole creste di colore violaceo. Sono l’inizio delle piccole labbra. È libera da peli. Anche lei si depila. Porto le dita sui lati della fenditura ed esercito una lieve pressione. Le grandi labbra sotto l’azione delle mie dita si aprono e mostrano quello che nascondono. Un lucido clitoride fa capolino, unitamente all’uretra, dalle grandi labbra. Poco più sotto due gonfie e pulsanti piccole labbra fanno da ali all’inizio dell’orifizio vaginale. Sì. È una vagina in piena regola. Ho sempre sostenuto che la vagina ed il pene fossero le prime due meraviglie del creato. Michelle le ha entrambe ed è mia. Le dico di tirare giù le gambe. Mi distendo su di lei “Amore sei splendida.” “Non ti faccio orrore? Per te non sono un mostro?” “Michelle sei il più bel mostro che abbia mai incontrato e mi appartieni. Guai a chi cercherà di portarti via da me.” Avverto la pressione del suo fallo premere contro il mio ventre. Mi vuole. “Margot voglio chiavarti.” “Amore, sono in trepida attesa. Ho la pelle infuocata. Sto bruciando. Prendimi. Fammi tua. ” “Margot, mettiti carponi con il culo rivolto verso di me e dilata le gambe. Cerca di assumere la posizione di una rana pronta per spiccare il salto.” Prontamente esaudisco la sua richiesta. Ho le mani poggiate sul letto e le braccia tese. Il mio busto è sollevato. Per chi mi sta davanti vede le mie mammelle pendere verso il letto. Il bacino è poggiato su due cuscini sovrapposti. Le cosce sono dilatate al massimo e le gambe sono raccolte vicino ad esse. Buco del culo e fica sono ben esposti. Pronti per essere violati. Michelle si avvicina e si inginocchia. Le sue mani sono sui miei fianchi. Sento la sua bocca sulle natiche. Le bacia, le lecca. Con la lingua percorre il canale che le separa. Scorre verso il basso. Raggiunge lo sfintere. Lo lecca. Una sua mano e scesa ad accarezzare la mia pussy. Le dita si soffermano sul mio clitoride che è cresciuto e si è indurito. Lo carezzano. Lo titillano. L’azione della lingua sullo sfintere continua. Brividi di piacere mi assalgono. Tremo tutta. Avverto l’indurirsi dei capezzoli. La sua lingua si ferma sul buchetto del culo. La fa vibrare. Lecca il buchetto cercando di penetrarlo. Sposta l’altra mano e la fa raggiungere il buchetto del culo. Avvicina il dito medio al buco e, piano, lo introduce nel condotto anale. Mi piace. Le favorisco la penetrazione abbassando il culo verso il letto. “Margot, sei magnifica. Hai un culo stupendo. Beato il primo che lo violerà. Vorrei essere io.” “Michelle, il mio culo è vergine. Nessun uomo ha mai goduto nel mio culo. Lo prometto: lo avrai. Sarai tu la prima ad impalarmi. Non adesso. Ora, ti prego, non parlare. Fammi godere.” Una preghiera inutile. Michelle non ha nessuna intenzione di mollarmi. Con una mano mi fa la sega al clitoride e con il dito mi chiava il culo. Un urlo mi sale nella gola e dilaga nella stanza. Il mio corpo è scosso da tremori. Un violento orgasmo mi assale e diluvia dalla mia vagina. Vengo in un modo impressionante. Sono un fiume in piena. Michelle porta la sua bocca sulla mia vulva e lappa, ingoiandolo, il nettare che da essa scorga. Non ne perde nemmeno una goccia. Prima che il tremore si calmi Michelle si alza e si china sulla mia schiena. Sento la pressione delle sue tette sulla schiena. Ha i capezzoli duri come l’acciaio. Passa le braccia intorno al mio torace e con le mani mi afferra le tette. Contemporaneamente il glande di quello splendido cazzo che si ritrova fra le sue gambe preme contro la mia vagina. Si fa strada fra le grandi e piccole labbra e, agevolato dai liquidi che ancora scorgono, penetra l’orifizio vaginale affondando dentro il mio ventre per tutta la lunghezza. Il glande urta contro l’utero. Sento il pube sbattere contro le mie natiche. Finalmente. La donna-uomo è in me. Non mi importa. La desidero. La voglio. I muscoli vaginali si stringono intorno all’alieno. Lo bloccano. Lo mungono. Michelle emette un gemito. Le sue dita stringono i miei capezzoli. Li strizzano. Li torcono. Mi strappa nitriti di piacere. Il ballo incomincia. Lentamente si ritrae e poi di nuovo dentro. Ha un modo di cavalcare esilarante. L’andatura aumenta. Dal trotto passa al galoppo. “Margot! Margot! Quando ho sognato questo momento. Finalmente una femmina che non ha paura del mio essere.” Gli orgasmi mi assalgono uno dietro l’altro. Nitrisco. Il mio corpo ha delle forti scosse. Le mie mammelle, sotto i forti colpi che Michelle mena nella mia vagina, ballonzolano. Il suo respiro si fa affannoso. La sento ansimare. Un ruggito le esce dalla gola. Sta godendo. “Margot, vengo!” “Sì! amore mio. Vieni. Godi dentro di me. Innaffiami. Riempimi col tuo sperma”. Godo con lei. Caldi fiotti di sperma inondano la mia vagina. E’ un fiume in piena. Il mio e suo liquido si fondono. Diventano uno. Si alza e si lascia scivolare sul pavimento. Con un movimento veloce scendo dal letto e porto la mia vulva sulla sua bocca. “Bevi. Dissetati.” Lei accoglie l’invito ed incolla la bocca alla mia vagina che prontamente erutta una gran quantità di nettare formato dalla miscela creatasi dalla fusione del suo sperma con il mio andando a riversarsi nella sua gola. Io mi stendo su di lei e con la testa vado tra le sue gambe. Incontro l’alieno che è ancora inalberato ed è attraversato da scosse. La mia attenzione non è rivolta a lui. Con la mano lo sposto e appoggio la mia bocca sulla vagina. Aggancio le piccole labbra e le succhio. Sono violacee, gonfie e pulsanti. Evito di giocare con il clitoride. Sarà per un’altra volta. Introduco la lingua nell’orifizio vaginale e ne lecco le pareti pulendola dai suoi umori. Quando i sensi si calmano ci alziamo e ci stendiamo sul letto. “Margot. Ti ho chiavato. È stato bellissimo. Ho goduto molto. Sono contenta di essere una ermafrodita. Così posso amarti come uomo ed anche come donna. Non ho più paura di essere rifiutata. Sei la mia carta vincente. Sarai il mio curriculum sessuale.” “Altro che mostro. Oltre ad essere un mandrillo sei anche puttana.” Una fragorosa risata prorompe dalla sua candida gola. Trascorriamo giorni felici e favolosi. Di giorno, mano nella mano, andiamo a passeggio nella tenuta. Mi accorgo, di essere la proprietaria di una grande tenuta ma di non conoscerla. Di notte il letto diventa un campo di battaglia. Le tenzoni fra me e Michelle sono infuocate. La libidine scorre a fiumi. Non sono mai stanca di baciare, leccare e succhiare la meraviglia che alberga fra le gambe di Michelle. Lei si esaurisce riversando dentro di me tutto il suo piacere. Mi chiava nelle posizioni più ardite. Un giorno mentre siamo in cucina a mangiare le rivolgo la parola. “Michelle, ti faccio una domanda che ti riguarda come uomo e anche come donna. Ogni volta che mi hai chiavato hai scaricato il tuo sperma dentro la mia vagina. Mi hai riempita. Quando ti ho guardata ho notato che non hai i testicoli. Questo significa che come uomo non puoi generare figli? E come donna potrai essere ingravidata?” “Perché mi fai queste domande?” “Ti ho detto che sono incinta e tra otto mesi partorirò. Questo figlio che mi nascerà non dovrà essere l’unico figlio. Vorrei tanto che il prossimo bambino fosse un figlio tuo.” Si alza e si precipita verso di me. Mi abbraccia e mi riempie di baci. “Amore mio, non sai la gioia che mi dai. Dio come ti amo. Vuoi restare pregna di me? No! Non lo so se il mio seme è in grado di fecondarti. Possiamo farlo analizzare. Per quanto riguarda me come donna non so se posso restare incinta. So che le mestruazioni sono puntuali. Sono cose a cui non ho mai dato importanza. La mia preoccupazione era unicamente rivolta a che gli altri mi accettassero per quella che sono. A partire da domani mi aiuterai nella ricerca di un ginecologo possibilmente donna. A proposito del figlio che porti in grembo spero che mi permetterai di considerarlo anche figlio mio.” I giorni a seguire mi vedono impegnata, insieme alla mia amante, per un verso, nella ricerca di una ginecologa e, per altro verso, a cercare di mettere ordine nella gestione della tenuta. Michelle trova una cooperativa di contadini a cui affida l’incarico di sistemare tutta la parte agricola della proprietà. Io trovo un abile giardiniere che sistema tutta l’area circostante l’edificio. Sono anche proprietaria di un piccolo allevamento di cavalli. Infine ci dedichiamo alla ricerca del personale per la cura della casa. Ricordo che ho il numero di telefono della ragazza dell’albergo. Chiedo a Michelle il suo parere. Da il suo assenso. Insieme andiamo al telefono. Michelle sta dietro di me. China la testa sul mio collo e mi bacia. “Saresti capace di parlare al telefono mentre ti monto e senza tradirti.” La guardo. Accetto la sfida. Mi spoglio. Mi siedo sulla scrivania. Alzo le gambe e poggio i talloni sul bordo. Allargo le gambe. “Dai, montami.” Michelle che nel frattempo si è denudata, si avvicina ancora di più. Porta le mani sui miei fianchi. Avvicina l’alieno alla mia vagina e con una leggera spinta poggia il grosso glande tra le grandi labbra in direzione dell’orifizio vaginale. Ho la micina asciutta. Fa fatica ad entrare. Avverto un pò di dolore. Mi mordo le labbra. La guardo negli occhi. Michelle da più forza alla sua spinta. Distolgo lo sguardo dai suoi occhi e lo indirizzo verso il basso. Vedo l’asta di carne che lentamente mi sta penetrando. La micina incomincia a secernere umori. L’iniziale difficoltà sparisce. Il fallo, dolcemente, scivola dentro di me. Il glande è contro il mio utero. La sua vagina urta contro la commessura posteriore della mia pussy. Ci guardiamo negli occhi. Michelle allunga una mano e prende il telefono. Compone il numero e mi porge l’apparecchio. Una voce squillante risponde dall’altro capo. “Alò.” “Sono Margot. Ti ricordi di me. Ti dissi che ti avrei chiamata. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti nelle faccende di casa. Vorresti venire a lavorare alle nostre dipendenze?” “Hai detto nostre?” ” Sì. Con me c’è anche Michelle. È quella ragazza che mi faceva gli occhi dolci nel ristorante dell’albergo.” Un lungo silenzio all’altro capo del telefono poi la risposta. “Dammi l’indirizzo e sarò da te il più presto possibile.” Le diedi l’indirizzo. “Tesoro, avremmo bisogno anche di un uomo. Conosci qualcuno che possa accettare di trasferirsi?” “Lasciami pensare. Sì. Ci sarebbe il ragazzo che non volle servirti la colazione. Se a te sta bene glielo propongo.” Michelle che ha sentito avvicina la bocca alla cornetta. “Si a noi va bene.” “Chi è che ha risposto?” ” E’ Michelle. In questo momento mi sta chiavando. Vi aspettiamo.” Riattacco. Ancora una volta ho lasciato quella ragazza con molti punti interrogativi nella testa. “Eravamo d’accordo che non dovevi tradire quello che stavi facendo.” “L’ò fatto apposta. Così quando sarà con noi non ci saranno problemi a farle conoscere chi tu sia veramente. Quando hai sentito del ragazzo hai subito detto di si. Ti piace?” “Margot. Prima del tuo arrivo in albergo le mie attenzioni erano rivolte al ragazzo. Mi rodevo il cervello per trovare il modo di portarlo a letto. Non ci sono riuscita.” “Non credi che bastava semplicemente invitarlo nella tua camera? Penso proprio che di fronte a tanta bellezza non sarebbe scappato.” “Credi?” “Sì! Lo vedrai quando sarà qui con noi. Ora finisci l’opera che hai iniziato. Stantuffa il tuo alieno nella mia astronave. Portami a spasso per l’universo.” Incrocio le gambe dietro la sua schiena. Michelle sposta una sedia dietro di se. Mi fa aggrappare al suo collo e senza ritrarre il cazzo dalla mia figa si siede. Mi trovo a gambe divaricate e impalata sul suo cazzo. I nostri sguardi si incrociano. I nostri occhi esprimono il nostro reciproco amore. Le nostre bocche si avvicinano. Le lingue saettano fuori dalle labbra e si incrociano dando vita ad un furioso duello. Le mie mani sono sulle sue piccole tette. Le strizzo. I suoi capezzoli sono duri. Li circondo con le dita e li stringo. Il mio lei/lui mugola. Sposta la testa sulle mie mammelle. Lecca l’intera loro superficie. Con la punta della lingua circonda, a turno, i capezzoli. Ci gioca. Ne afferra uno con le labbra e lo stringe tra i denti. Mi strappa un grido di dolore. Da inizio ad una dolce e piacevole suzione. Succhia i miei capezzoli come una bambina affamata. Il piacere che mi provoca è intenso. Una sua mano scende fra le mie gambe. Va in cerca del clitoride. Lo trova. Solletica il glande del clitoride con la punta di un dito. Lo aggancia con le dita e mi fa una sega. Incomincio a navigare. Nella mia mente le stelle mi corrono incontro a velocità impressionante. Grido e mugolo in continuazione. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. Lei non si muove. Sono io che do vita alla cavalcata. Incomincio con un piccolo trotto e lentamente aumento l’andatura fino a che non mi lancio in un furioso galoppo. Le mie grosse mammelle, sotto l’azione impressa al mio corpo, ballano e sbattono sul suo viso. Sento il suo fallo entrare ed uscire dalla mia fucina sempre più velocemente. “Margot, sei stupenda. Sto godendo. Sono sul punto di venire.” “Michelle. Amore mio. Anch’io sono sul punto di venire. Godi pure dentro di me. Innaffiami. Allaga la mia fregna con il tuo squisito sperma.” La stanza si riempie di grida e nitriti. Insieme raggiungiamo il piacere. Ci abbracciamo e ci stringiamo l’una all’altra in preda a forti tremiti. “Michelle ti amo” “Margot ti amo.” “Amore mio, vieni, andiamo in un posto più comodo. Voglio averti come donna. Ho sete. Voglio abbeverarmi alla tua fonte. Devi scaricare i tuoi dolci succhi nella mia arsa gola. La mia lingua freme dal desiderio di leccare la tua splendida fregna. “ “Non vuoi giocare anche con il mio pistolotto?” “No! Voglio la donna e non l’uomo” Ci alziamo dalla sedia e andiamo in camera da letto. La spingo sul letto. Mi distendo su di lei. I miei occhi sono nei suoi occhi. Dio, come è bella. I miei ormoni impazziscono. Ho il corpo che sta bruciando. La desidero. Avvicino la bocca alle sue labbra che prontamente dischiude. La mia lingua saetta verso la sua bocca. La penetra, incontra la sua, si avviluppano come due serpenti e danno vita alla danza dell’amore. Succhia la mia lingua fino ad essiccarla. Poi la spinge indietro nella mia bocca facendola seguire dalla sua. È il mio turno di succhiare quel caldo muscolo. È un bacio che dura un’eternità. Mi alimento dell’aria dei suoi polmoni. Quando smettiamo il suo viso è cianotico. “Margot. Mi sono sentita morire. Hai un modo di baciare straordinario.” ”E’ il desiderio che ho di te.” Riprendo a baciarla ed a leccarla. La mia lingua vibra veloce su quella pelle vellutata. Il suo corpo ha dei lunghi tremori. Finalmente arrivo sul primo splendido obiettivo : le sue piccole e favolose tettine. Le rosse ciliege sono inturgidite. Le lecco. Apro la bocca e una buona porzione di mammella insieme al capezzolo trova ospitalità nel mio cavo orale. Michelle lancia un nitrito. Il suo alieno ha dei sussulti. Lo sento crescere ed indurirsi. Non devo farmi travolgere dalla libidine. Porto l’altra mano sull’altra mammella e con le dita circondo, strizzandolo, l’altro capezzolo. Un grido le prorompe dalla gola. Ha raggiunto un primo orgasmo. Il fallo è ormai diventato di pietra e preme contro il mio ventre. Abbandono la mammella che sto succhiando e con la bocca scendo lungo il suo corpo. Arrivo in vista della favolosa protuberanza. Ho la forza di evitarlo. Oramai sono giunta in direzione della sua vagina. Lei tira verso di se le gambe e le dilata. Il mostro svetta nell’aria. Lo guardo. È stupendo. Non è lui che voglio. Sposto lo sguardo sulla sua vagina. È lucida e gocciolante di umori. Fiondo la testa su quello splendore ed incollo la mia bocca sulla prima meraviglia della natura. La mie labbra agganciano le pulsanti piccole labbra e le succhio. Un nitrito seguito da un grido di piacere le esce dalla gola. Un altro orgasmo la invade. Le sue mani sono sulla mia testa e la spingono contro il suo pube. La mia lingua lecca la sua fradicia fregna. La penetro e lappo la pappa reale. È una prelibatezza. La ingoio senza tentennamenti. Lei solleva il bacino come volesse offrirmi tutta se stessa. Ancora un grido ed ancora un orgasmo. Ne ha di arretrati. Sarò io a pagarglieli. Sono contenta. “Margot. Ti prego. Mi fa male. Afferralo. Masturbami.” Accolgo la sua supplica. Mi metto a cavalcioni sul suo corpo poggiando la mia pussy sulla sua bocca sulla quale si avventa con voracità. Diamo inizio ad un forsennato 69. Lei lecca la mia vagina e succhia il mio grosso ed indurito clitoride mentre io lecco e succhio il suo superbo ospite. Pochi minuti ed un irruento orgasmo colpisce entrambe. Io erutto nella sua bocca i miei umori che lappa e ingoia con ingordigia. La superba asta di Michelle spara nella mia gola abbondanti fiotti di liquido cremoso e biancastro. Appagate ci abbandoniamo l’una nelle braccia dell’altra.
     
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