LA MAMMINA LATTE E MIELE

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    Il gran caldo di Agosto era mitigato quel pomeriggio da una piacevole brezzolina. Girare per casa indossando soltanto maglietta e mutande era ormai una consuetudine, tanto più che, finito il liceo, non avevo proprio niente da fare in attesa che iniziassero le lezioni all’università. Così mi ero messo a sistemare l’armadio riordinando vecchie riviste e cianfrusaglie varie.
    Avevo un pacco di roba da mettere via e la portai in camera di mia madre, ma aprendo la porta vidi che stava riposando. Entrai piano e posai il plico, poi, prima di uscire, mi fermai a guardarla mentre dormiva: il bel viso, i folti capelli biondi sparsi sul cuscino, il braccio nudo mollemente adagiato lungo il lenzuolo che avvolgeva la sua sagoma ben fatta, le labbra carnose e tenere atteggiate a sorriso come sempre. Non mi sarei staccato da lei per ore.
    Piano piano mi adagiai sul letto accanto a lei per osservarla. Lei sentì il movimento e mugolò qualcosa, muovendosi delicatamente, poi aprì gli occhi e mi vide.
    “Sei tu?” sorrise sorpresa. “Cosa ci fai qui?”
    “Ho sistemato alcune cose e mi stavo riposando. Non ho potuto fare a meno di fermarmi a guardarti. Sei così bella!”
    Chiuse gli occhi e sorrise, accarezzandomi in viso. “E tu sei molto carino” rispose.
    Rimanemmo a parlottare per un po’, sdraiati l’uno accanto all’altra. Si parlò di tutto, scuola, lavoro, casa, famiglia, donne...
    E più la guardavo più mi sentivo avvolto da lei e dalla piacevolissima eccitazione che lei mi trasmetteva. Sentii che mi stava diventando duro e mi infilai sotto il lenzuolo; lei si accorse della cosa, ma non disse niente. Sollevando il lenzuolo avevo visto la sua sottoveste arrotolata fino alle mutandine. Le belle gambe nude scivolarono verso di me e i suoi piedini sfiorarono i miei, così continuammo a parlare strusciandoci piacevolmente. Fu naturale che anche le nostre mani non rimanessero inattive, e le carezze che ci scambiammo erano così naturali e così dolci che il mio sesso divenne duro del tutto. La conversazione ora si era riempita di complimenti carini reciproci e quando le dissi che “la mia mammina è dolce come il miele di glicine” lei mi tirò a sé e rispose: “Mmmm... allora bisogna assaggiarne un po’...”.
    Le nostre labbra si unirono e cominciammo a baciarci. Non l’avevo mai baciata sulla bocca, e la sensazione fu assolutamente divina. I bacetti rapidi e appassionati divennero ben presto più lunghi, e le sue labbra si dischiusero per permettere alla sua lingua di venire a toccare la mia come per invitarla. Non mi feci pregare. Le nostre lingue si leccarono teneramente a labbra dischiuse mentre noi ci guardavamo negli occhi, poi si avvolsero in lunghe volute e i nostri
    Adv
    baci si trasformarono in lunghe leccate golose. Con le labbra incollate alle sue le infilai tutta la lingua in bocca e la sentii fremere mentre la esploravo. Godevo nel sentire il suo respiro corto e ansante, il sapore del suo alito, la sua saliva che si mescolava alla mia. Limonammo per un tempo interminabile, abbracciati strettissimi, fino a non avere quasi più fiato. Alla fine ci staccammo a malincuore e suggellammo tutto con una serie di bacetti velocissimi e amorosi.
    Mi girai a pancia in su e mi stirai, mugolando di soddisfazione. Avevo l’uccello durissimo e una voglia pazzesca di fare l’amore. Lei si voltò verso di me e mi diede un bacio con lo schiocco: “Sei proprio un bel maschietto,” mi disse. Poi la sua mano scivolò sopra il lenzuolo lungo il mio petto e scese tra le mie cosce, dove il profilo del membro turgido era evidente. Rimasi immobile mentre lei cominciava a palparlo attraverso il sottile cotone.
    “Ti eccita così tanto la tua mammina?” disse sorridendo. Aveva il fiato corto e la voce roca.
    “Mi stai facendo impazzire di desiderio,” le risposi sincero.
    “Lo sento!” disse lei stringendomi l’uccello più volte.
    Era appoggiata su un gomito col viso sopra il mio, e una spallina della sottoveste le era scivolata dalla spalla. La abbassai del tutto per scoprirle il seno.
    “Fammi vedere le tette.”
    “Tiramele fuori,” rispose lei senza smettere di accarezzarmi tra le gambe.
    Con grande piacere ed enorme desiderio le abbassai la sottoveste mentre lei mi assecondava nei movimenti. Mi trovai nelle mani due seni di bellezza straordinaria, pieni e sodi.
    “Che poppe stupende!” esclamai estasiato.
    “Palpale bene se ti piacciono, strizzamele, succhiale come quando ti davo il mio latte. Mmmmm, che piacere!”
    Le mie mani e la mia bocca si concentrarono su quelle mammelle che toccai e succhiai a volontà, mentre lei si metteva a cavalcioni di me sotto il lenzuolo per darmi le sue tette e contemporaneamente strusciarsi con il pube contro il mio, separati solo dalle nostre mutandine leggere.
    “Che bei capezzoli tondi e rosei, li sento nella mia bocca turgidi e grossi come noci!”
    “Ooohh caro, che piacere intenso mi stai procurando... Succhia ancora, succhia, dio che bello!”
    Il suo respiro si fece ansante, socchiuse gli occhi mentre le sue mani mi stringevano a lei e mi scompigliavano i capelli. Il suo petto si alzava e si abbassava freneticamente ora, con movimenti accompagnati da lunghi mugolii di piacere, e infine la sentii muoversi contro di me con il pube e sussultare più e più volte, finché rimase ferma e poi si abbandonò su di me.
    Ci baciammo di nuovo a lungo, e la mia eccitazione era al massimo. Le mie mani si infilarono nelle sue mutandine e le abbassarono per toccarle le natiche nude.
    “Sei bella da morire...” le sussurrai ardente.
    “Sono arrapata, e questo grazie a te. Mi sento tutta bagnata e... Be’, mi fai sentire una gran puttana, una puttana felice di essere femmina”
    Con mani e piedi la liberai delle mutande e poi le sfilai la sottoveste, lasciandola finalmente nuda. Lei si tirò su a sedere a cavalcioni del mio ventre, strofinandosi con le natiche contro la punta del mio pene impazzito, godendo nel mostrarsi a me senza veli, strusciando il suo bel pelo biondo scuro contro il mio ombelico e lasciando una traccia umida lungo la mia pancia. Poi a sua volta mi spogliò nudo e cominciò ad accarezzarmi e baciarmi. “Guardami tutta, ti piaccio? Guarda il mio ciuffo di pelo, accarezzalo, così. Mmmhh, senti com’è morbido... Guarda la mia vagina, adesso la apro. Ecco, ti piace? Toccami il clitoride, dio, mi fai godere”
    La voltai a pancia in su. “Mammina adorata, mia bellissima puttanella, non resisto più, devo scoparti o esplodo!”
    “Vieni tesoro, vieni qui, ti voglio sentire dentro di me, tutto, così, così, ohhh caro, com’è lungo, e com’è duro! Dentro, vieni dentro!”
    Spalancò le gambe e mi aiutò a montarla. La sua mano si strinse attorno al mio membro turgido e lo guidò tra le pieghe della sua vulva bagnata. Spinsi in avanti e la penetrai fino in fondo, mentre lei arcuava la schiena e dava un lunghissimo sospiro di intenso piacere.
    La scopai per bene, gustandomi quell’accoppiamento con la donna che per anni era stata la brama segreta delle mie fantasie adolescenziali. Lei accompagnò i miei movimenti seguendomi perfettamente all’unisono e gemendo a ritmo con i miei colpi dentro di lei. Finalmente l’orgasmo, potente e immenso. Entrambi gridammo di piacere e io sentii il mio pene stantuffare dentro la figa della mia mammina mentre lei si bagnava con un’abbondanza sorprendente, mescolando il suo liquido al mio sperma in un dolce bagno di piacere.

    Ci baciammo e ci coccolammo per un po’, uno sopra l’altra nel suo lettone morbido.
    “E’ stato molto eccitante, non trovi?” mi disse tra un bacio e l’altro.
    “Mmmm! L’avevo sognato spesso, ma non ci avevo mai sperato.”
    “E’ stata una sorpresa anche per me. Non ho mai tradito tuo padre con altri uomini, ma tu mi hai eccitata così tanto e sei stato così tenero che non ho saputo resistere.”
    “Sei pentita?” le chiesi.
    “Sei matto?? Mi hai fatto godere come una coniglietta!” Poi aggiunse sottovoce: “Spero di ripetere l’esperienza, magari più di una volta.”
    L’adoravo. Ricominciammo a baciarci appassionatamente e il mio membro divenne duro di nuovo nella sua vagina. Lei lo sentiva e si muoveva piano con i fianchi per aumentare la mia e la sua eccitazione. La mia lingua era tutta nella sua bocca e il mio uccello durissimo infilato nella sua figa accogliente: ricominciammo piano a muoverci uno dentro l’altra, tra baci e mugolii di piacere.
    “Caro, che bello stallone che sei! Mi fai sentire una gran troia. Chiavami di nuovo, così, bravo... Oohh, tesoro Mmmmhhh Com’è duro! Cazzo, che bello! Cazzo, cazzo, cazzo!!”
    Adesso la stavo scopando a colpi regolari, e sentivo che sarebbe durato tanto. I nostri sessi si possedevano gioiosamente con quel va-e-vieni che ci riempiva di piacere, mentre i nostri respiri andavano a tempo come se stessimo cavalcando insieme.
    Sentii che il suo piacere aumentava mentre lei, sorridente e bellissima, mugolava e ansava e gemeva sempre più. Sentii il suo orgasmo arrivare e inondare il mio pelo e il letto mentre la sua bocca ciucciava la mia lingua con desiderio immenso.
    Ma io non avevo finito, anzi, era mia intenzione far durare quel secondo accoppiamento il più a lungo possibile e farla godere come non mai.
    Quando si fu un po’ calmata uscii da lei, che mi guardò con aria interrogativa, ma io la rassicurai: “Voglio solo montarti in un’altra posizione, tesoro mio diletto.”
    “Oh, che bello!” rispose lei entusiasta, “Tuo padre ha così poca fantasia...”
    La voltai a pancia sotto e baciai quel sederino delizioso. Poi lo sollevai mentre lei rimaneva con la testa appoggiata al cuscino. La vista delle sue chiappe tonde e sode, di quel delizioso buchetto e delle grandi labbra aperte che gocciolavano mi fece impazzire. La baciai e la palpai dappertutto fino a farla miagolare di desiderio. Mi strusciai col cazzo duro nel solco tra le sue natiche, poi lo feci scivolare sotto fino a infilarmi con il glande nella vulva umida in attesa.
    “Ooohh ti prego, chiavami. Chiavami. Non resisto più! Scopami, bello stallone mio! Ooohhh!”
    Mi ero introdotto tutto in lei, fino ai testicoli, e mi ero fermato per godere di quella penetrazione che ci stava facendo mancare il fiato.
    “Che gran bella figa che sei. Non ho mai scopato con tanto piacere e tanto desiderio. Sei la mia puttanella coi fiocchi”
    “Ancora, ancora... Dimmi le parolacce. Sono la tua troia...”
    “Sì, sei la mia puttana, bella figa bagnata, voglio trombare con te in tutti i modi, mia bella cavallina! Voglio sentire le tue tette che mi scoppiano tra le mani, ciucciarti i capezzoli fino a staccarteli, leccarti il clitoride e farti sborrare come una cavalla nella mia bocca, sentirti gridare di piacere, toccarti e sbatterti fino a non aver più respiro!”
    “Ancora, ancora, sto venendo, tesorooo!!”
    I suoi movimenti pelvici si erano fatti frenetici. La sentii ansare e gemere, poi di nuovo l’orgasmo e le sue contrazioni violente e ritmiche accompagnate dal suo respiro. Credevo di resistere, invece fu più forte di me: l’orgasmo mi raggiunse e di nuovo sborrai nell’utero della mia bella mammina che si dimenava sotto di me in preda ad un orgasmo senza pari.
    Quando tutto fu sopito e la nostra carne rovente cominciò a rilassarsi, lo tirai fuori da quella vagina così accogliente e mi sdraiai accanto a lei. Che baci, che carezze seguirono! Lei era innamorata, e io di lei. Ci baciammo e ci leccammo per un tempo interminabile, le sue mani sul mio corpo e soprattutto attorno al mio membro che a poco a poco ridiventava duro, incapace di resistere al suo fascino di femmina pura.
    “Fammelo succhiare, muoio dalla voglia” disse girandosi dall’altra parte e prendendolo in bocca.
    In men che non si dica divenne duro del tutto e lei se lo infilava in gola ingoiandolo fino a strusciare il naso nel mio pelo. Nel contempo io mi ero infilato con la testa tra le sue cosce caldissime e avevo iniziato a leccarle la figa, succhiando tutta la mistura di sperma e liquido femminile che ne grondava. Le mie leccate al suo clitoride la fecero eccitare di nuovo fino all’orgasmo e la sentii bagnarsi nella mia bocca con abbondanza di gemiti rochi.
    “Caro, caro... Mi scappa la pipì, ma non ho voglia di staccarmi da te...”
    “Fammela in bocca, falla qui, ti prego!” esclamai eccitatissimo.
    La mia cara mammina non si fece pregare e, a gambe aperte, mentre teneva in bocca il mio uccello duro, rilasciò i muscoli e fece pipì: un getto a fontana, a doccia, che mi inondò la bocca, il viso, le mani, abbondantissimo e saporoso, subito lappato dalla mia lingua golosa e ingoiato a lunghe sorsate, mentre il cuscino assorbiva il rimanente getto che schizzava dalla sua uretra sensibile.
    Eccitatissimo, cominciai a muovermi nella sua boccuccia come se fosse una vagina, e lei chiuse le labbra attorno al mio membro per non perdere nemmeno una goccia dello sperma che stava arrivando. Le sue mani mi stringevano i testicoli facendomi godere ancora di più. Le afferrai le natiche e cominciai a leccarle l’ano delicato, accolto da un gridolino di gioia: “Tesorissimo! Papà non me l’ha mai fatto!”
    Leccai e leccai e leccai, mentre lei succhiava e succhiava, e finalmente raggiunsi l’orgasmo nella sua bocca, eiaculando per la terza volta con grande abbondanza.

    Il bello di essere figlio unico è che non devi dividere tua madre con nessun altro, e che quando papà è al lavoro non c’è nessuno in casa a contendertela.
    Così la mia bella mammina decise che accoppiarsi con me le piaceva troppo e iniziò con il suo caro figliolo un dolcissimo rapporto incestuoso che dura tuttora dopo più di dieci anni. Insieme abbiamo fatto l’amore in tutti i modi possibili, lei ha sperimentato con me posizioni mai provate prima e un piacere grandissimo ad ogni accoppiamento. Conosco ogni millimetro del suo caldo corpo come le mie tasche e so bene dove le piace essere stimolata. Lei, d’altra parte, è una deliziosa puttanella e non mi lesina niente, anzi mi dà con generosità e abbondanza tale che non sento il bisogno di altre donne. Ho riempito la sua vagina innumerevoli volte, e non conto le sborrate che ha ingoiato senza perderne nemmeno una goccia. Ciuccio le sue mammelle come quando ero bambino, ma con una passione del tutto diversa. Il sapore del suo sesso lo conosco a memoria e so eccitarle il clitoride e leccarle la figa come nessun altro ha mai fatto. Insieme poi abbiamo imparato a gustare le delizie della penetrazione anale.
    Ho una madre molto puttana, ma solo con me, e questo mi arrapa tantissimo. Grazie, bella mammina.
     
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