ZIA

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  1. dargheon
     
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    Ero arrivato tardi alla cena di famiglia e la cazziata non si era fatta attendere.
    Il dopocena era il solito svolgersi di riunione degli uomini sul terrazzo di casa e delle donne in salotto.
    Da parte mia mi rintanati nella mia camera ad ascoltare musica. Lo facevo con le cuffie per evitare altri rimproveri, di mio padre, per l’alto volume della musica rock.
    Sobbalzai quando una mano mi toccò la spalla, mi girai e trovai dinanzi a me la sorella di mia madre ed una loro cugina.
    Due donne sulla quarantina che, ai miei occhi di diciottenne degli anni 60, rappresentavano due tardone senza sollecitazioni sessuali: mai mi ero fatto una sega pensando ad una di loro.
    Levai le cuffie e chiesi cosa volessero.
    “stai tutto solo che siamo venute a farti compagnia” mi rispose mia zia “non ti fa piacere?”
    Mentre la sentivo osservai che la cugina si era seduta sul mio lettino e, per poggiare le spalle al muro, aveva allargato notevolmente le gambe mostrando le mutande.
    “ certo che mi fa piacere” risposi senza levare lo sguardo da quelle gambe aperte che continuavano a mostrarmi una bella mutanda bianca.
    “ gli fa piacere che siamo venute” riprese la cugina “ non vedi come fissa tra le mia gambe?”
    “ veramente non pensavo… ” ribattei in modo bugiardo
    “ siamo venute per chiederti un parere” , continuò mia zia “ volevamo che stabilissi chi tra noi due ha il culo più sodo. Ti dispiace fare da giudice e risolvere questa questione?”
    Più volte le avevo sentito discutere sulla rispettiva maggiore giovinezza e, quindi, non mi stupiva il dibattito, ma la richiesta si.
    “ per stabilire devo verificare” feci con tono furbetto
    “ è certo , come vuoi farlo, con gli occhi?” intervenne la cugina che nel frattempo per scendere dal mio lettino aveva mostrato tutto il ben di dio che nascondeva sotto la gonna.
    Si avvicinarono e si posero in piedi ai miei lati. Gli sguardi facevano capire che la scena l’avevano immaginata molto spesso, il leggero tremolio delle labbra , in particolare quelle di mia zia, faceva intendere che stavano compiendo una trasgressione maturata,nella loro mente, da lungo tempo.
    Introdussi le mani sotto le gonne e cominciai a salire dolcemente mirando tra le gambe delle due tardone.
    Mi resi conto che la cugina tendeva ad aprirle mentre mia zia , al contrario, era molto rigida.
    Arrivai in fondo e mentre a mia zia fui costretto ad accarezzarle il culo passando la mano al di sopra delle mutande, alla cugina, potei , scostai lievemente l’indumento intimo accarezzando il pelo della fica con il pollice della mia mano destra.
    Ebbe un sobbalzo e, fingendo stupore in malo modo,
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    sussurrò a mia zia “ guarda che il giovanotto sta toccando la fica, è andato oltre a quello che avevamo chiesto” ma non chiuse le gambe ne si spostò da quella posizione che mi permise di racchiudere tutta la fica nel palmo della mano.
    “ smettila che possono venire” intimò mia zia tenendosi la mano sul culo senza spostarsi neppure lei.
    Infatti le altre signore , compresa mia madre, le stavano chiamando e cosi la cosa finì li.
    Passò del tempo senza che nessuna situazione mi permettesse di incontrale di nuovo.
    Un pomeriggio di luglio mia madre mi comunicò che il giorno seguente sarebbe andata al mare portandosi dietro anche i miei cugini per cui, a pranzo, dovevo andare dalla sorella.
    Attesi con ansia che si facesse l’ora e , verso le 12.30 , mi presentai dinanzi alla sua porta.
    Mi apri e la vidi nel suo abbigliamento casalingo: un grembiulino di cotone chiuso in vita da una fettuccia che si incrociava all’altezza della pancia sotto i seni.
    I suoi seni mi parevano molto più prominenti in quella mise che quando la vedevo nei suoi tailleur eleganti.
    All’inizio vi era un leggero imbarazzo ma, durante il pranzo, prese a parlare di quanto era accaduto nella lontana serata nella mia stanza.
    “ ho verificato che sei un ragazzo serio, sai mantenere un segreto, quello che è successo quella sera è dipeso dalla noia della vita coniugale, volevamo avere una botta di vita”
    “ non mi è parsa una grande botta” feci con fare divertito
    “ cosa vuoi dire?” mi interrogò
    “ una botta di vita, che rompa la monotonia coniugale, è una bella scopata, senza pudori” risposi sicuro che la zia volesse arrivare a chiavare.
    “ sai con tuo zio facciamo all’amore due o tre volte al mese. Mi accarezza, io lo accarezzo nelle parti intime, poi qualche minuto e la cosa è finita. Molto spesso , per me, non è neppure cominciata” comunicò sommessamente
    “ mi fai capire che ho più esperienza io, con i miei diciotto anni, che tu con i tuoi vent’anni di matrimonio” ribattei
    Annuì.
    Mi alzai e le introdussi le mani nella scollatura della vestaglietta , le tirai fuori i seni e cominciai a succhiarli.
    In un attimo era nuda dinanzi a me, anche io mi levai ogni indumento che indossavo.
    La stesi sul tavolo della cucina e cominciai a leccarle il clitoride: mi stringeva la testa tra le gambe quasi a soffocarmi.
    I suoi umori mi inondavano le labbra e mi confidò, mentre la leccavo, che stava godendo come non le era mai capitato.
    Mi misi ritto innanzi a lei e la penetrai: lentamente, fino ad arrivare al punto che i miei coglioni segnavano l’impossibilità di proseguire. Le arrivai dentro con un mare di sborra. Si mise un tovagliolo tra le gambe e prese pulirsi.
    Quando ebbe finita l’operazione, il mio cazzo, a quella vista di fica sbrodolante umori e sborra, era già duro.
    “ vieni che ti faccio vedere come si fa un bocchino” le dissi.
    La feci sedere sulla sedia e cominciai ad accarezzarle le labbra con la punta del mio cazzo, la invitai a leccare come se fosse un gelato e dopo qualche timido tentativo cominciò a succhiarlo come fosse un ghiacciolo. Cosi disse soddisfatta per quella conquista sul campo.
    Era ora di andare a letto.
    Perse a baciarmi con una frenesia senza limiti: io stavo chiavando, lei stava facendo l’amore!
    Prese a leccarmi sul collo, sul petto, ad accarezzarmi le cosce ed i testicoli.
    Pareva avesse praticato l’arte d’amare da sempre.
    Riprese il bocchino interrotto poco prima: godeva e profferiva parole di godimento come mai avevo sentito e mai ho sentito in seguito.
    Era pronta per farselo mettere nella fica: la penetrai a pecora. Non l’aveva mai fatto.
    Le piacque a tal punto che, mentre la stantuffavo, volle posizionarsi dinanzi allo specchio dell’armadio: voleva vedersi chiavare, voleva convincersi che quella situazione meravigliosa la stava vivendo in prima persona.
    Fu una goduria venirle di nuovo dentro.
    Poi ci stendemmo soddisfatti.
    Dopo qualche decina di minuti si levò dal letto: era ora di ricomporsi.
    La vidi andare in bagno, la sentii fare la pipì ed aprire l’acqua del bidet.
    Era il momento del bocchino.
    La raggiunsi, una sorta di ritrovato pudore le fece rimettere le mani dinanzi ai seni.
    Le accarezzai la nuca e scesi con la mano lungo le sue spalle, attraversai il solco del culo e cominciai a lavarle la fica. Ad ogni penetrazione del mio dito era un sobbalzo.
    Girai al suo fianco e gli feci svettare il cazzo davanti al viso: in un attimo riprese a succhiare e farsi un ditalino da pazzi.
    Quando le arrivai in bocca i fiotti di sborra le colavano dai lati delle labbra.
    Non fece andare persa neppure una goccia.
    La guardai a lungo mentre si rivestiva, la voglia di chiavarla non era passata, ma il tempo era finito: dovevo andare via.
     
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