Molesta dodicenne, rischia il linciaggio

A Bruzzano genitori-giustizieri a caccia del pedofilo dopo il racconto della studentessa

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  1. <kikkina>
     
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    Molesta dodicenne, rischia il linciaggio
    A Bruzzano genitori-giustizieri a caccia del pedofilo dopo il racconto della studentessa




    MILANO - Una caccia all’uomo. Su e giù per le strade di Bruzzano e della Comasina. Perlustrazioni, corse in macchina. Fino alla cattura, dopo tre quarti d’ora, nel piazzale del benzinaio: «Eccolo, è lui!». Missione compiuta. Il pedofilo pochi secondi più tardi è nelle mani della polizia. E per sua fortuna. Visto che non ci fossero stati gli agenti, avrebbe rischiato il linciaggio. Dall’altra parte, un gruppo di genitori inferociti. Un esercito improvvisato, esasperato ed efficace. Sono stati loro a catturare il maniaco di Bruzzano. Si tratta di A. B., 40 anni, fedina penale immacolata. Secondo la Questura, ha molestato una bambina di 12 anni all’uscita da scuola. La sua fuga è finita con una denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Ma non è detto che la vicenda sia chiusa, perché si stanno verificando altri casi avvenuti nel resto della città.

    Tutto comincia martedì pomeriggio. Anna (il nome è di fantasia) è appena uscita dalla scuola media Umberto Saba di via Del Volga, nel quartiere di Bruzzano. Sono le 13.40, e con lei ci sono altri compagni di prima. I soliti scherzi, i giochi davanti alla scuola, poi il gruppetto si avvia verso il sottopasso pedonale della ferrovia che da via Reno porta verso la Comasina, in via Dora Baltea. Un «passaggio brutto», raccontano i genitori dei ragazzi. Una strada «da evitare», soprattutto di sera. Ma di giorno no, perché a parte i graffiti alle pareti e i motorini che corrono lungo la ciclabile, «qui non era mai successo niente di male». E poi questa è l’unica via per arrivare oltre lo stradone che taglia in due quest’angolo di periferia. Non ci sono telecamere, e lamentano i genitori, neppure i vigili di quartiere che fino a qualche mese fa almeno si facevano vedere. E non ci sono neppure gli amici, che lasciano Anna all’uscita del sottopasso. La bimba è sola, la strada che la separa da casa è lunga ancora qualche centinaio di metri. Pochi passi, poi un uomo le si avvicina, farfuglia qualche parola. Dice che ha bisogno di un’informazione. Ma la recita dura pochi secondi e il maniaco si cala i pantaloni. Le mostra i genitali. Inizia a masturbarsi. Anna urla, poi la corsa verso un compagno di classe. L’uomo scappa con l’auto, qualcuno annota le cifre della targa. La bimba sconvolta chiama i genitori. I compagni fanno altrettanto. Il padre sale in macchina e parte la caccia all’uomo. La corsa finisce al distributore Agip di via Comasina, dall’altro lato del quartiere. L’uomo sembra essersi fermato per fare rifornimento. Il padre lo blocca. Poi arriva anche Anna, lo riconosce.

    La reazione dei genitori è rabbiosa. Dai cellulari parte la chiamata alla polizia. Quando arriva la prima «volante» gli animi sono incandescenti. Placare i genitori non è facile. Gli agenti ascoltano il racconto della ragazza, le giustificazioni incerte dell’accusato e ricostruiscono tutto quanto. Il giorno dopo Anna è regolarmente in classe. Ma, racconta la preside Maria Grazia Agosta, «è ancora sconvolta, provata». Fuori dalla scuola ieri non si parlava d’altro. Tra i genitori di questo «paesone» annesso controvoglia alla città, ieri mattina era un rincorrersi di voci: «Fosse capitato ame, l’avrei ammazzato... ». Con il passaparola, cresce anche la paura, tra chi, in questa periferia famosa per le sue guerre di mafia (la faida degli anni Novanta tra il gruppo Flachi e i Batti), ci è cresciuto. «Non era mai successo, posso giurarlo. Ma è un episodio che ci ha colpito — racconta ora la preside Agosta —. È stato un caso, ma fossimo stati in un centro non sarebbe accaduto. Hanno abbandonato le periferie, ma almeno garantiscano la sicurezza ai nostri bambini».

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