Facevamo sesso sempre io e lei

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    Facevamo sesso sempre io e lei da soli, ma un giorno...

    Sono Renato e vi voglio raccontare una storiella che ho vissuto con la mia amante Francesca, con la quale mi trovo due-tre volte alla settimana per fare sesso e poi ogniuno torna alla propria vita. Io sono libero, lei è separata ma ha una figlia e preferisce non portare uomini a casa. Così usciamo assieme, andiamo a pranzo e più raramente a cena dopodiché viviamo del buon sesso in macchina o a casa mia. Francesca è una bella gnocca, formosa, un bel viso con labbra carnose e occhi azzurri da tigre. Bionda, non alta ma con delle gambe da sballo, ben disegnate e grazie a madre natura senza peli. La sua figa carnosa è sempre oscenamente nuda a parte un filetto di pelo corto sul pube, mi piace perché la vedi bene anche se sta in piedi con le gambe chiuse per via delle lunghe labbra e il clitoride alto. Ha due tette sfacciate, una quarta misura abbondante, non stanno su come una ventenne, ma nemmeno sono cascanti. Areola larga ma non esageratamente, con due prominenti capezzoli a cigliegina al centro, tutti da succhiare. Mi piace come veste, sempre provocante, minigonne a giro-figa o appena più lunghe ma con spacco sulla coscia, camicette attillate, sapientemente sbottonate fino al reggiseno, lasciando mezze tette in vista che a vederle così sembrano un bel culo tondo. Gambe nude con i polpacci torniti e caviglie avvolte da nastri che come serpenti s’ intrecciano per sostenere le zeppe. Ha una voce molto sensuale e calda, mi eccita come parla e cosa dice, come gli uomini parla spesso di sesso. Mi piace come si muove sinuosa, come cammina sculettando, quando mi guarda facendomi capire che mi vuole, sprizza sesso da ogni poro. Deve avere dei feromoni da paura, dato che la sento sul cazzo anche a metri di distanza e addirittura quando ci sentiamo al telefono. Amiamo scherzare e ridiamo spesso trovando spunti esilaranti in ogni circostanza. Quando fa sesso si dimena come una biscia e quando gode non riesce a trattenere le urla di piacere. Per questo lo facciamo spesso in macchina perché a casa i vicini la sentono di sicuro. A volte ce ne freghiamo ma quasi sempre finisce che si mette un cuscino sulla bocca perché i vicini hanno bambini e talvolta anche molti ospiti. Un tempo, facendo l’amore, ci eccitavamo moltissimo fantasticando situazioni erotiche con persone di nostra conoscenza. Ma quella che la eccitava di più era l’ idea che un estraneo la guardasse, masturbandosi eccitato, mentre faceva sesso con me. Un bel giorno, all’ epoca io avevo 39 anni e lei 32, dopo un pranzo allegro in un ristorantino sui colli fuori città, carichi di voglia, anche per i discorsi spinti fatti a tavola, abbiamo scoperto un parcheggio ideale, ci siamo fermati in fondo sulla sinistra nel punto più lontano dall’ ingresso. Davanti a noi e a sinistra campi e alberi, dietro la strada ma lontana.
    Iniziammo a fare sesso. Lei gode solo di clitoride, per cui solitamente la lecco fino a farla venire e poi me la godo io scopandola o ricevendo i suoi poderosi pompini. Le piace essere scopata, sente molto piacere col cazzo in figa e se lo gusta soprattutto alla pecorina, ma come già detto per godere ha bisogno della sollecitazione esterna del clitoride. Dopo che ha goduto non ha più orgasmi nel breve periodo, come alcune che ne hanno due, tre o più. Però rimane a lungo in uno stato di caldo godimento, come in trance e mi lascia fare tutto quello che voglio, prenderla in tutte le posizioni e dirle tutte le cose più volgari che mi passano per la testa. Purtroppo il cazzo in culo non lo prende, dice che ha provato tante volte anche con l’ex marito ma che la cosa le faceva troppo male, una sola volta gliel’ho infilato, lentissimamente, ma appena entrato con la cappella ha urlato di dolore e me lo fatto togliere subito, il massimo che riesce a ricevere con piacere è un dito, mi accontento.
    Ora eravamo sui sedili posteriori con la portiera sinistra aperta, lei stesa a gambe aperte, la minigonna che era andata su da sola per via della posizione, io con le gambe fuori appoggiato a terra, con la pancia sul sedile, le scostai le mutandine brasiliane e cominciai a leccarla per bene, concentrando soprattutto i colpi di lingua e di labbra sul bel clitoride rosa. La sua figa è buona da mangiare, abbondante di carne, oscenamente nuda e senza quell’ odore acre che certe fighe emettono rovinando, almeno a me, il piacere di leccarle.
    Cominciò a mugolare e a muovere il bacino per accompagnare e dirigere i colpi di lingua. Seguivo il suo ritmo prima lento e circolare, poi sempre più veloce e diritto. Avevo due dita dentro la sua spacca ora diritte che la scopavano come un cazzo, ora ad uncino per toccarla all’ interno in alto e tirandola verso la mia lingua, trastullandole il clitoride assieme alla lingua anche con il pollice della stessa mano. Con l’altra mano mi infilai sotto la camicetta e mi intrufolai sotto il reggiseno sollevandolo e spingendolo verso il collo e le palpavo spudoratamente le tette strizzandole ora un capezzolo, ora l’altro. Ansimava sempre più forte, gemeva, diceva: “Sì, così, mi piace!” Volevo che me lo ripetesse... così le chiesi: “Ti piace?” - “Sìììììì, mi piace, mi piace da morire!” - Strusciavo il cazzo duro sulla sua gamba. - “Dai, tiralo fuori, voglio sentirlo bene!” - Calai pantaloni e mutande sulle cosce e continuai a strusciarlo sopra la caviglia con movimenti a destra e a sinistra, lei accompagnava il movimento muovendo la gamba. “Mi piace sentirlo, così duro, che bello!” - Le parole le uscivano mezze soffocate dal respiro sempre più affannoso. A quel punto stava per venire e mi chiese di infilarle un dito nel culo. Un’ ultima larga palpata alle tette e mi bagnai l’ indice di saliva e lo puntai sul suo bel buchino stretto, mi raccomandò di fare piano. Mentre continuavo a leccare e sditalinare la figa bagnatissima, con piccoli movimenti circolari del polpastrello spinsi il dito all’ interno del suo orifizio, dopo una prima resistenza e un cedimento, una seconda resistenza e un altro cedimento avevo il dito tutto dentro nel suo culo. Con il pollice della stessa mano entrai nella parte bassa della fica e chiusi le due dita facendo incontrare i due polpastrelli separati soltanto dalla sottile parete tra fica e retto. Muovevo pollice e indice in maniera simile a quando si vuole indicare qualcosa di costoso e nel contempo tiravo quella carne come per allungarla verso di me. Ormai era all’ apice. Con l’altra mano infierivo colpi sempre più forti, con la lingua faticavo a seguire i suoi scatti spasmodici del bacino. Urlava in crescendo finché disse: “Ssssììììììì, vengooooo!” - Ed emise delle grida con tutto il fiato che aveva: “Aaah!... Aaaaah!... Aaaaaaaah!... Aaaaaaaaaaaah!” - Si contorceva, sobbalzava, sbatteva la sua figa sulla mia faccia senza ritegno, si ritraeva e la sbatteva di nuovo, perdevo il contatto con la bocca sul clitoride, quando me la ritrovavo addosso leccavo a più non posso. Dopo alcuni sobbalzi estremi, si ritrasse del tutto, si ritrovò seduta, sbatté la testa sul finistrino posteriore destro, si mise le mani una sull’altra sopra la gnocca gonfia e grondante, piegò le gambe ritraendole a sé con le zeppe sul sedile, muoveva la testa a destra e a sinistra con lo sguardo stralunato. Ansimando ancora, mi disse “Amore, mi hai fatto morire, mi batte in testa, è stato forte, fortissimo, dio come ho goduto, cos’ hai su quella lingua?!”
    Le sorrisi e mi misi a sedere anch’ io, e chiusi la portiera. Lei sorrideva, si era un po’ ripresa, mi prese il cazzo in mano e cominciò a segarlo dicendo: “Adesso tocca a te...” - Aveva il viso radioso e pieno di riconoscenza, mi guardò il cazzo con la bocca socchiusa che preannunciava un’ intenzione... si sistemò su un fianco e scese, lo annusò un po’ e sussurrò: “Mmmmh...buono!” Mi calai i pantaloni fin sotto le ginocchia e cominciò a leccarlo e succhiarlo divinamente come solo le donne con labbra carnose e forti sanno fare. Quando la cappella le sparisce in bocca, serra le labbra con tale forza che sembra una mano. Con pollice e indice mi stringe l’asta alla base e con l’altra mano mi accarezza le palle e il buco del culo. Io mi lascio andare, appoggio la testa all’ indietro e poi guardo l’ infinito fuori dal finestrino.
    È in quel momento che mi accorgo che pochi metri più in là c’ è un’auto grigia parcheggiata, arrivata chissà da quanto tempo. Scorgo la testa di un uomo piegata verso di noi appoggiata con la fronte sul finestrino. Osservo quel tipo per capire se ci stesse osservando, in quel momento avrebbe potuto vedere soltanto me dal petto in su. Ha gli occhiali da sole, sembra dormire. Lo faccio notare a Francesca dicendo: “Amore, c’ è qualcuno!” - Lei si alza di scatto e si volta di lato per guardare, senza però togliere le mani dal cazzo che continua a segare, ora un po’ distrattamente. Osserva il tipo e mi chiede: “Ma quando è arrivato? Che mi abbia sentito godere o addirittura... visto?” - Rispondo: “Beh... non saprei, però se adesso ha gli occhi aperti ha visto che ti sei alzata, ha capito che mi stavi facendo un pompino e anche che ci siamo accorti di lui.” Si girò guardandomi maliziosa e con quella voce da telefono erotico mi disse: “Ti piacerebbe che stesse guardando?” e contemporaneamente tornò a succhiarmi più avidamente di prima. Non risposi subito, così me lo richiese: “Allora, ti piacerebbe?” Guardai l’uomo e provai ad immaginare che stesse osservando la scena, provai un brivido di piacere correre lungo la schiena fino al buco del culo e sul cazzo - “Sì, mi piacerebbe, certo, ma così non vede niente, può solo intuire che mi stai spompinando.” - Continuo a guardarlo, spero ci stia osservando, ma non riesco a capire. Così all’improvviso mi balenò un’ idea matta e le dissi: “Apri la portiera così potrà vedere tutto!” - Pensai che mi prendesse per matto o cose simili, ma in fondo era la sua fantasia preferita che probabilmente si stava realizzando. Con mio stupore e strane sensazioni allo stomaco, lei aprì la portiera spalancandola del tutto, guardò un po’ verso l’uomo per notare reazioni, ma niente, sembrava proprio addormentato. Si risistemò sul fianco col culo praticamente rivolto allo sconosciuto, le natiche erano nude appena coperte nella parte alta dalle brasiliane, la gonna era già da un pezzo sopra i fianchi e lei ricominciò a ciucciarmi il cazzo sempre più convinta. Le infilai una mano fra le chiappe tonde, agganciai quei pochi centimetri di stoffa bianca fradicia che le coprivano la fregna gonfia, mi feci strada con i polpastrelli fra le grandi labbra e sollevai quella carne molle verso l’ alto in modo che se lui la stava guardando, potesse vedere il colore rosa delle labbra aperte in contrasto con l’ombra scura dell’ interno di quella fessura, ingresso di quel paradiso che in quella posizione, la mia oscena Francesca, mostrava al mondo di avere in mezzo alle gambe. Guardavo l’uomo e questa volta ebbi la sensazione che si mosse, mi aiutai anche con l’altra mano per aprire il culo della mia vaccona il più possibile. Toccandole la figa per aprirla al massimo mi accorgo che è bagnata più che mai. Lei continua a succhiare e mi chiede: ”Sta guardando?” - “Credo di sì, risposi”. - Lei gemette e pompava con foga sempre maggiore. Fu allora che vidi chiaramente che lui si leccò le labbra e vidi il braccio e la spalla destra che si muovevano con l’ inconfondibile ritmo di chi si sta sparando una sega. “Si sta facendo una sega”, la informai concitato. “Non ci credo, lo dici per scherzo.“ - “Guarda tu stessa...” - Si sollevò per guardare e quando i loro sguardi si incrociarono lui le sorrise e si ripassò la lingua fra le labbra come a dire: “Te la leccherei!” - Ed enfatizzò il movimento del braccio per farle capire al di là di ogni dubbio che si stava godendo lo spettacolo masturbandosi vigorosamente. Si tolse pure gli occhiali per farle vedere quanto la guardasse con libidine. Lei trasalì, non capiva più niente, gli accennò un sorriso imbarazzato, era in preda ad un’ eccitazione mai provata, era in trance, riprese a sbocchinarmi ma dopo un po’ mi disse che voleva fargli vedere bene quanto fosse troia, uscì dall’auto, mi tirò per un braccio per farmi sedere con le gambe fuori, si guardò un po’ attorno per accertarsi che non ci fossero altre presenze, solo le auto sfrecciavano raramente e lontano, sulla strada. Mi voltò le spalle tirò su la gonna ormai rovesciata sulla pancia, guardando quell’uomo si tolse le mutande ancheggiando come una spogliarellista, appoggiandosi a me e con una mano fra le sue gambe mi prese il cazzo e se lo puntò sulla figa grondante e se lo infilò tutto dentro sedendosi sopra, roteando le anche, inarcandosi e mugolando come una cagna in calore. Teneva le gambe più aperte possibile per fargli vedere come una gran vacca si fotte un cazzo senza ritegno. Sbottonò quei pochi bottoni rimasti al loro posto e apri la camicetta di raso bianco, se la tolse, mi chiese di aiutarla col reggiseno che sganciai e poi, liberatolo, lo lanciai dietro di me sul sedile, si rimise la camicetta tenendola calata sulle spalle e prese a palparsi le tette, sollevandole, allargandole, avvicinandole, strizzandosi i capezzoli tirandoli verso di lui e poi verso la bocca leccandosene uno tirando fuori la lingua più che poteva. Controllando che non arrivassero auto nel parcheggio, eventualmente pronta a ricoprirsi, continuava a cavalcarmi e mi disse: ”Voglio vedere il suo cazzo!” - La esortai a farglielo capire, così con indice e medio aperti a forbice se li puntò sugli occhi per poi girare la mano e con il solo indice allungato verso di lui indicò il punto in cui il cazzo era nascosto alla sua vista.
    Lui capì, sorrise aprì la portiera appoggiò i piedi a terrà e le mostrò fiero quell’asta al massimo del suo turgore. - “Vuoi vedere che mi sto facendo una sega per te eh? Toh, guarda come mi fai tirare il cazzo! Sei fantastica, hai una bellissima figa! Mi piace da morire vederti chiavare!” - Lei gemette di piacere a quelle parole e a quella vista. Le chiesi se le piaceva quel cazzo duro. Rispose: “Mmmmmh... niente male! Mi fa impazzire questa porcata, un uomo lì davanti a noi che mi guarda e si masturba mentre scopiamo, mi sento una vacca, una porca, una troia, una maiala, cazzo come mi piace! Ahhhhhhh!”
    Anche a me piaceva da matti vedere quel cazzo duro e sapere che era così per “colpa” di quella troia della Francesca, per la sua figa, per le sue tette, per quella faccia da puttana, per noi che scopavamo spudoratamente. E poi sentirla parlare a quel modo, così scurrile mi faceva impazzire. Lui le disse che le piaceva, che era bellissima, fantastica e le fece intendere che avrebbe voluto avvicinarsi per partecipare più attivamente. Lei gli intimò con la mano e scuotendo la testa di stare al suo posto. Lui non insistette e rimase fermo dov’ era continuando la sua sega in balia dello show che aveva di fronte e a complimentarsi con la sua figa, le sue tette la sua bocca! Io non ce la facevo più, dovevo per forza sborrare e cosi le dissi: - “Amore sto per venire, tu e quello là mi fate scoppiare.” Così lei si alzò, mi prese per mano alzandomi in piedi e di profilo rispetto a lui, capii che voleva offrirgli la visuale migliore e accovacciatasi sui talloni cominciò la gran pompa finale. Pensai che la mia Francesca era proprio una gran esibizionista. Dopo nemmeno dieci succhiate poderose iniziarono i getti di sborra calda dentro la sua bocca da pompinara. - “Godo troia, mi fai sborrare puttana, vengo, aaaaaaaaaaah!” - Guardavo il cielo, mi veniva da cadere all’ indietro, godetti come un matto, sentivo il cervello uscire a fiotti dal cazzo, un piacere incredibile che provai per la troiaggine della mia donna e per la presenza di quel guardone segaiolo. Non avrei mai creduto che una porcata così mi avrebbe eccitato tanto. Lei continuava a succhiarmi finché il cazzo non fu completamente afflosciato, poi mi ripresi e le dissi: “Cazzo che pompa fantastica, hai voluto che lui vedesse quanto sei brava con la bocca vero?” - Lei si alzò, mi diede un bacino a bocca chiusa, parlando con la gola disse: “Sì.” - Fece alcuni passi verso il muso della macchina e sputò la sborra sull’erba oltre la staccionata. Avrei preferito che la ingoiasse, ma si vede che la troia ha paura d’ingrassare, pazienza. L’uomo continuava ad osservarla in ogni movimento.
    Lei si sistemò la gonna ma lasciò la camicetta aperta, mi venne vicino e mi sussurrò all’orecchio che le occorreva la pipì e aggiunse: “Vado a farla dall’altro lato della macchina” - “Non se ne parla” - le dissi - “tu la fai qui davanti a noi, lo sai che agli uomini piace...” Spesso la guardo pisciare e mi piace molto, mi sembra una sborrata femminile come quella di certe squirter che ho visto in alcuni filmini su internet. Mi piace spesso anche farmi pisciare addosso, seduto sul water con lei a cavalcioni sopra di me, impazzisco a sentire il getto caldo sul basso ventre e la piscia che scorre fra le palle e so che anche a lei piace molto pisciarmi addosso, le dà un senso di potere e di liberazione, come una piccola vendetta sulle rotture di coglioni quotidiane che, come si sa, fra coppie a volte ci sono e me lo dice mentre mi svuota addosso la vescica: “Razza di bastardo, mi hai rotto i coglioni, oggi, così ti piscio addosso, stronzo!” Bellissimo! Tornando alla storia mi chiede :“Ma sei sicuro, non gli farà schifo?” -“Certo che sono sicuro!“ -“Oh, cazzo... ma no dai...” - “Ma sì ti dico, lo farai morire!” - “Vabbé, ci provo.” - Così andò titubante davanti alla nostra auto, nascosta dall’ ingresso del parcheggio dall’auto di lui, tirò su la gonna, si accucciò con le gambe un po’ divaricate. Io mi avvicinai per vedere meglio, lui non le toglieva gli occhi di dosso prevedendo il nuovo imminente spettacolo. Lei spinse un po’ ma poi mi disse che la cosa la imbarazzava, che non ce la faceva. - “Ti assicuro che gli piacerà, dai che ce la fai, se vuoi”. A quel punto dopo un’altra spinta un piccolo getto di piscia colpì il terreno, ma subito si bloccò imbarazzatissima. Alla vista di quel rivolo di piscio lui gemette e urlò: “Sììì, fantastica! Dai, sì, piscia, facci vedere la tua figa pisciare, dai!“ Quell’incitamento sciolse ogni imbarazzo e un getto caldo e prolungato di piscia sbocciò dalla sua lurida fregna così oscenamente aperta davanti a quello spettatore così evidentemente eccitato. Pisciò un bel po’ senza guardarci, ma controllando che il getto non le finisse sulle zeppe. Io e lui la incitavamo di continuo, le nostre voci si accavallavano: “Che getto! Che meraviglia!” - “Sei terribilmente oscena, troia, stai pisciando davanti ad uno sconosciuto!” - “Fantastica!” Mentre scendevano le ultime gocce di pipì mi chiese un fazzoletto di carta che reperii subito dal cassetto del cruscotto e glielo porsi. Asciugandosi la patata con movimenti più studiati del solito, ci ha guardati tutti e due con un sorriso di soddisfazione e ci ha detto: “Maiali!” Lui ed io ci siamo guardati contenti per quell’apprezzamento. Poi si alzò e si sistemò la gonna roteando le anche. Ci fu un po’ di silenzio, lei guardava lui, lo osservava mentre continuava a segarsi piano, forse si aspettava di vederlo venire e fu allora che lui le fece cenno di avvicinarsi. Lei rimase zitta un momento e poi venne da me e mi sussurrò all’orecchio: “Mi vuole, che faccio?” - “Fai come ti pare, tu vuoi andare?” - “Un po’ sì, sono curiosa di vedere cosa fa... ma solo se non ti dà fastidio.” - “Sai che sono geloso, ma questa situazione mi dà un’ eccitazione più forte della gelosia, vai e fai quello che ti senti, non pensare a me, io sto bene, anzi voglio anch’ io vedere cosa succede.” Ci guardammo un po’ negli occhi, sentimmo che le parole erano in sintonia con le emozioni e con uno dei sorrisi più maliziosi che potesse farmi, si voltò e a piccoli passi, sculettando e tenendo la camicia bene aperta si diresse verso di lui offrendogli la vista di quelle stupende tette gonfie dondolandole con vibranti movimenti di spalle. Mi batteva forte il cuore, la cosa era sconvolgentemente emozionante, la Francesca, la mia Francesca stava avvicinandosi con le tette fuori ad un uomo col cazzo duro. Non potevo più stare in piedi e mi sedetti in macchina calando i pantaloni e cominciando a smanettare il cazzo che sentivo pieno di piacere anche se moscio per la recente sborrata. Ormai lei gli stava davanti, in piedi con le gambe leggermente divaricate con un piede di lui fra i suoi. L’uomo le disse: “Sei stupenda, bellissima!” Le accarezzò la coscia sinistra e visto che lei lasciava fare salì fino a palparle la chiappa soda, poi osò alzarle la gonna davanti per vedere bene quella fica carnosa, gonfia e nuda. Lei appoggiò sul pube tirando la pelle verso l’alto, ritrasse la pancia all’ indietro e spinse il bacino in avanti per offrirgli la vista completa di quella spacca sconvolgente. Poi con entrambe le mani si allargò le labbra mentre con l’indice si accarezzava il grilletto. Lui continuava a segarsi e con l’altra mano salì con una carezza, stavolta all’interno della coscia fino a violare quella che consideravo la “mia” figa, massaggiandola e penetrandola con le dita. Lei gemeva di piacere a quel tocco trasgressivo e alzò la testa al cielo mugolando come una gatta, forse le sono venuto in mente in quell’istante perché si girò col busto per guardarmi, io le sorrisi e le feci di sì con la testa, anche lei sorrise rasserenata e tornò a guardare in su il cielo e in giù quella mano e quel cazzo, ondeggiando le anche per seguire i movimenti di quelle dita ad occhio molto esperte. Rimase così un po’ a farsi trastullare la fregna, poi lui la girò per palparle e guardarle bene il culo continuando la sua ispezione vaginale da dietro, lei si appoggiò con le mani sulle ginocchia per sorreggersi e sostenere quelle spinte di mano che ora erano decisamente più forti. Lei mi guardava, era in estasi, aveva una faccia da troia mai vista prima, col labiale senza emettere suoni mi fece intendere: “M...i p...i...a...c...e !” Allo stesso modo le risposi: “B...e...n...e!”
    Ormai il mio cazzo era di nuovo duro, di solito non ho due erezioni così ravvicinate, ma quella storia era troppo eccitante. All’ improvviso lei si girò nuovamente verso di lui e con decisione gli prese il cazzo in mano, immaginavo che a lui non sembrasse vero, immediatamente tolse la propria mano lasciando che fosse lei, ora, ad occuparsi del suo arnese, sembrava che lui non sapesse dove mettere quella mano improvvisamente inattiva e dopo averla tenuta a mezz’aria qualche istante si aggrappò al volante lasciandosi scivolare un po’ all’ indietro e spingendo il bacino fuori dal sedile dicendo: “Ahhh, che tocco! Che bello, si sente che ne hai presi di cazzi in mano, che sai come toccarli, chissà quante ne avete fatte tu e tuo marito di queste porcate!” - Lei gli lasciò credere che era mia moglie e continuando a segarlo, ora con due mani con movimenti anche circolari e incrociati, dopo un po’ rispose: “Ti assicuro che è la prima volta!” - “Davvero? Allora sono proprio fortunato!” Si guardavano negli occhi e si sorridevano, lui ora esplorava con le mani le sue tette. Poi lei avvicinò la faccia a quel cazzo appoggiandosi con le ginocchia sulle sue gambe, guardava da vicino quella cappella gonfia sembrava annusarlo per capire se era pulito. Io vevo già inteso cosa stava per fare la troia. Infatti poco dopo aprì la bocca e vidi la cappella e mezza asta sparire nella sua lurida bocca da bocchinara. La troia si era lasciata andare a tal punto da fargli un pompino. La sua testa andava su e giù lentamente, lui l’accompagnava tenedola fra le mani e sollevandole i capelli per vedere e per farmi vedere bene cosa stava facendo la mia “mogliettina“ continuando con i complimenti e i gemiti: “Ahh, che bocca mi stai facendo, sei una pompinara nata, sììì, cosìììì, che bellooo, aaaahhh!” Non credevo ai miei occhi, quella troia è la prima volta che ha a che fare con un guardone e si è eccitata a tal punto da essere già lì a spompinarlo senza neanche sapere come si chiama. Il mio cazzo pulsava e il mio buco del culo si stringeva come per trattenere i brividi di eccitazione-gelosia-libidine che mi scendevano dal cervello lungo la spina dorsale provocati da quella troia imperiale. Dopo alcune pompate più veloci, lui si lasciò cadere all’ indietro e gridò: “Sboroooo!” Credevo che lei si togliesse per farlo sborrare sulla propria pancia, ed invece continuò la pompa, lui le teneva la testa fissa e dai quattro-cinque spasmi del suo corpo, capii che le stava voluttuosamente schizzando il proprio sperma dentro quella bocca bellissima che adoro e che è il nido dei miei baci più passionali. Lei rimase ancora lì, col cazzo in bocca, leccando e succhiando quella cappella muovendo appena la testa. Era un’ immagine bellissima, aveva il culo fuori e si strusciava dolcemente la spacca su una gamba sollevata di lui. Poi si alzò, gli diede una strizzatina di saluto alle palle, gli accennò un sorriso a bocca chiusa e venne decisa verso di me si accucciò davanti e con la testa all’ indietro apri la bocca mostrandomi con orgoglio la sborra bianca, trofeo ottenuto con la sua arte di bocchinara e prova inconfutabile della trasgressione appena commessa. Continuando a segarmi le dissi: “Brutta puttana, mi hai tradito, dovrei punirti inculandoti, per questo!” Le scappò una mezza risata che le stava facendo andare di traverso la sborra, corse trattenendo con la mano quella che le era uscita in un rivolo a lato della bocca e andò a sputarla proprio sopra alla mia di prima. Tornò da me sorridente e felice, sorrise ancora anche a lui che si stava sistemando i calzoni e senza dire una parola prese a succhiarmelo di brutto, ormai ero già pronto per venire di nuovo, avevo il cazzo in quella bocca di fogna che aveva appena ricevuto la sborrata di un altro e le gridavo: “Puttana, ti sei bevuta due cazzi, troia, mi hai fatto le corna, vacca!” e lei: “Sì, sono una troia, una vacca, ti ho fatto cornuto con un altro e mi è piaciuto da morire, sì sono una puttana e mi piace, lo sarò sempre di più, preparati e vedermi sempre più troia”, a quelle parole scoppiai, stavolta urlai come lei: “Aaaaaaah, vengoooo, aaaaaah!” gli spasmi sembravano non finire mai, mi tenne il cazzo in bocca leccandolo e succhiandolo fino a che non fu completamente svuotato, poi alzò gli occhi, mi sorrise e come per ringraziarmi mi fece vedere che deglutiva tutto mostrandomi poi la bocca aperta e la lingua fuori pronunciando la vocale “aaaaa”. La cosa mi fece un piacere estremo. Poi si voltò verso di lui alzò la mano sorrise e gli disse: “Ciao”, poi salì in macchina, lui rispose al saluto ringraziando e inviando baci con la mano e chiedendo: “Ci possiamo vedere ancora?“ - Lei rispose: “Chissà...” Sorrise ancora e chiuse la portiera abbassando il parasole e guardansosi allo specchio di cortesia per sistemarsi i capelli, come sempre dopo una pompa mise in bocca una caramella presa dalla borsetta assieme al rossetto che ora si applicava su quelle labbra che si guardava compiaciuta facendo le smorfie tipiche delle donne durante quell’atto, sicuramente pensando a cosa aveva appena fatto con quell’ attrezzatura da pompini. Ormai le ero già seduto a fianco e con un ultimo sguardo verso l’uomo, ci salutammo tutti, lei gli inviò un bacio con le labbrone rosa, lui rispondeva con baci a doppie mani. Accesi il motore e dopo una retromarcia inforcai la via del ritorno.
    Eravamo stanchi ma radiosi, lei era più bella che mai. Avevamo giocato sessualmente con un uomo senza nemmeno sapere come si chiama, lei gli aveva fatto addirittura un pompino. Dopo un po’ mi disse: “Però, non credevo di essere così troia, non credevo di arrivare a tanto, finché dopo la pisciata lui non mi ha chiamato là. Pensavo solo di toccarlo un po’, ma lui mi toccava la fica così bene, meritava qualcosa di più e mi è venuta voglia che anche lui provasse i miei pompini, volevo capire se è vero che sono così brava come dici tu e... come diceva mio marito. Sono troppo troia, amore?” - “Sì, tanto!” - “Ma mi vuoi ancora, anche se sono così troia?” - “Se ti voglio ancora? Ma ancora di più!!! Oggi mi hai regalato delle emozioni fantastiche e voglio che continuiamo su questa strada liberamente senza forzature o divieti, ho capito che la gelosia non serve a un cazzo, essere sessualmente liberi è molto più bello, ti sei sentita libera, oggi?” - “Sì, Renato, mi sono proprio sentita libera, volavo leggera fra due cazzi, mi è piaciuto moltissimo, mi sarei anche fatta scopare, ma non così, senza preservativo, se lui avesse tirato fuori un preservativo gli avrei dato anche la figa, ho capito che quando vedo un cazzo duro eccitato per me, non capisco più niente, sento che mi merita, che devo farlo contento in tutti i modi che posso, se non mi facesse così male, darei anche il culo a te a quelli che lo vogliono”. - “Amore, mi piace sentiri dire queste cose così forti! D’ora in avanti potrai farti tutti i cazzi che vuoi, sia con me che senza di me e se poi vorrai mi racconterai tutto scopando, se no, pazienza, te la sarai goduta tu, mi eccita anche pensare che mi tradisci di nascosto pensando di farmi cornuto, come quando mi pisci addosso per punirmi che ti ho rotto i coglioni!” - “Sì, credo che succederà, sia l’una che l’altra cosa, ma per ora mi frulla in testa l’ idea di vedere te con un’altra fica che abbia anche voglia di leccare la mia, te lo meriti, spero di riuscire anch’ io a superare la gelosia.” Da allora godiamo il sesso in tutte le sue forme e fantasie, a volte ci diciamo tutto e a volte no, la mia preferita rimane sempre lei, Francesca e non soffro più la mancanza del culo perché grazie alle nostre trasgressioni trovo sempre qualche buchetto disponibile dove poterlo infilare di gusto. Viva la figa! Viva Francesca!
     
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