in un corpo di donna...

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  1. Kenta93
     
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    La giornata si presentava pigra fin dal risveglio. Il cielo era coperto e uniforme, fastidiosamente chiaro e luminoso. La fatica che feci a tirarmi fuori dal letto è indescrivibile. Una doccia calda era necessaria a riscuotermi dal torpore delle coperte. Uscii dalla doccia infilandomi nel morbido accappatoio e lasciandomi asciugare dal contatto con esso. Quando lo tolsi, mi sorpresi particolarmente tonico, come se i muscoli e la pelle fossero tutti in fibrillazione. ‘Sarà l’aria sulla pelle bagnata’ pensai, sebbene l’ambiente fosse molto caldo. Soprattutto, l’erezione mattutina, che si era rilassata uscito dal letto, si era ripresentata prepotentemente sotto il getto d’acqua bollente e non sembrava voler cedere. Anzi, sentivo indurirmi al contatto con la mia mano, mentre mi asciugavo il pube. Qualche timido pensiero di caldo autoerotismo sotto le lenzuola si fece avanti, subito sommerso dagli impegni della giornata, per cui infilai i boxer nonostante la rigidità sottostante. Una colazione leggera, in un sabato di gennaio come quello, e poi via di casa.
    Arrivato alla grande Biblioteca Nazionale, attraversati i corridoi e sbrigate le formalità, pile di libri mi attendevano per la mia ricerca, un articolo che si stava dimostrando più noioso del solito. Ad ogni riga mi trovavo a fantasticare su magnifici viaggi e fanciulle disinibite, e tante altre cose. Proprio non era giornata per concentrarsi su maghi e streghe del nuovo millennio, su religioni neopagane, pozioni e quant’altro. Per strano che fosse, la mia erezione continuava a farsi sentire sui pantaloni. In fondo era sabato, si erano fatte le undici e mezza, e decisi di dare un taglio a quell’inutile supplizio e tornare a casa con la mia bici, allungando un pò il giro per rilassarmi. Effettivamente, il pene alla fine si distese, nonostante la pressione sul sellino.
    Costeggiando il parco, non so come, lo sguardo fu attratto da un gruppo di persone al suo interno, in verità abbastanza distanti. Poco più avanti si apriva uno dei cancelli di ingresso. Ormai la giornata era andata, tanto valeva assecondare questa piccola curiosità. Sempre in sella alla bici, raggiunsi una stradina che attraversava i prati alberati e lungo la quale non piu di una dozzina di persone, chi seduto sull’erba, chi appoggiato ad una panchina, stava ad ascoltare una donna, in piedi in mezzo a loro. Parlavano di influssi astrali e segni zodiacali: la donna era una cartomante o qualcosa del genere, pensai. Indossava un maglione bianco molto pesante sopra un vestitino viola che scendeva fino alle ginocchia, e portava calze a righe orizzontali multicolori. Una giovane maga. Che coincidenza, proprio l’argomento di cui mi occupavo. Mi fermai ad ascoltare. Neanche il tempo di avvicinarmi al gruppetto e lei mi indicò col braccio teso, chiedendo a voce alta:
    - Ecco, Adv tu sei il nostro Bilancia, vero?
    - Cosa?
    - Tu sei il nostro Bilancia?
    - Vu-vuoi dire..nel senso..il segno?
    - Eccolo, signori, come vi avevo detto. Il nostro Bilancia è arrivato. È lui l’uomo della giornata.
    Un brusio si diffuse nel gruppetto, e tutti mi fissavano come se volessero capire qual era il trucco. La mia faccia stupita doveva essere abbastanza per far capire che non ero un complice, ma ero stupito quanto loro. In genere non mi faccio impressionare da queste cose, ma quella ragazza aveva un magnetismo particolare, emanava una strana energia, forse dalla sua voce. Il membro tornò a farsi duro, anzi durissimo.
    - Co-come hai fatto? Come sapevi il mio segno?
    - Te l’ho detto, ti stavamo aspettando! Bene signori, vi ringrazio per l’attenzione e vi do appuntamento al mio ‘studio’, l’indirizzo lo avete sui bigliettini. – e dicendo così, mi prese per un braccio e mi portò sulla stradina, verso l’ingresso da cui ero arrivato. – Aspetta, la bici..
    Passeggiammo per un pò così, lei al mio braccio, io tra le cosce più duro che mai, ma non di eccitazione vera e propria. Era il mio corpo che scoppiava di energia, anche più della mattina, dopo la doccia.
    - Spero che tu sia pronto, perchè ti attende una giornata faticosa domani.
    - Come?
    - Hai capito.
    - Beh, domani è domenica, l’unico giorno in cui posso rilassarmi, e..
    - Vedrai. Adesso tieni questo – fece, porgendomi un pacchetto, forse una scatola, non molto grande e avvolta in della carta. – Non aprirlo prima di domani! Ti servirà. E contattami, quando sei pronto. Il mio biglietto è questo.
    - Non capisco. Che significa tutto questo? Il segno zodiacale, il pacchetto..
    - Il segno zodiacale era un trucchetto da poco. Ti attende ben altro. Adesso lasciami andare, e non farmi domande. A presto... – e avvicinò il viso al mio, sfiorandomi l’orecchio con le labbra e baciandomi la guancia in modo molto sensuale. Diede uno sguardo compiaciuto alla patta dei miei pantaloni, in evidente rilievo, sorrise magnificamente e se ne andò, lasciandomi incredulo, a bocca aperta. Che occhi, verdi e così pericolosi. Mi ripresi dopo un attimo, ma lei era già sparita chissà dove. Stavolta mi diressi a casa, con la mente sgombra da tutto per un pò.
    Al rientro, mi sentivo esausto. Mi pareva di aver fatto un grande sforzo fisico, e sentivo i muscoli quasi tesi, frementi sotto i vestiti. L’appartamento era caldo, così mi spogliai e rimasi in boxer e camicia. I capezzoli, stavano in rilievo, turgidi anch’essi come più in basso. Mangiai qualcosa davanti alla tv, mi attendeva una serata noiosa e solitaria, per un motivo o un altro tutti erano impegnati, e a me non dispiaceva restare un pò a casa. Sul divano, mi sorpresi a toccarmi la cappella ancora molto dura, mi piacque, mi infilai sotto una calda coperta e lasciai andare la mano lungo la coscia, sotto i testicoli, poi su, attorno alla base del pene. Non tardai a infilarmi nei boxer, a sfilarli un pò, a sentirmi bagnato. La pelle scivolava giù e la mia mano iniziava lentamente a farla risalire, poi a farla riscendere; in pochi secondi sentii tutto il corpo fremere all’arrivo di un potente getto caldo, e lanciai un urletto. Quasi in trance, non mi ero reso conto che le palle già stavano per svuotare il loro contenuto, e lo sperma abbondante mi imbrattò la camicia, la mano, e anche la coperta. Mi ripulii un pò con un fazzolettino, poi mi addormentai, così. Al risveglio, la tv ancora accesa col volume basso, buio tutto intorno. Chissà come avevo fatto ad appisolarmi, e per quanto. Mi alzai, sentivo la mano ancora un pò sporca dello sperma che si era seccato. Mi alzai e andai in bagno, per una doccia chiarificatrice. Otto e mezza. Come avevo fatto a dormire per ore? La cosa più strana era che, credeteci o no, il membro era tornato (o era rimasto) fastidiosamente duro, e mi faceva leggermente male. Sotto l’acqua rimasi forse un quarto d’ora. Mentre lavavo la pancia e il pube, ripresi a masturbarmi, stavolta con foga, mi sentivo nuovamente e inspiegabilmente bagnato. Pensieri indistinti si affollavano in testa, mentre l’eccitazione sembrava venire dal di dentro, come un’esigenza fisica. Mi inginocchiai nella doccia e venni a grandi schizzi, con degli ‘aah,aaah!’ liberatori. Non mi era mai capitato niente del genere e mi meravigliai di me stesso. Neanche cenai quella sera, e mi addormentai molto presto, completamente nudo e con la cappella ancora indolenzita. Ero talmente sfinito che dimenticai completamente il pacchetto, lasciato su un ripiano del soggiorno.
    Quella notte fu di quelle agitate, in cui i sogni si mescolano in spirali assurde e inestricabili. Sudavo e mi agitavo. Furono le prime luci a svegliarmi, doveva essere molto presto. Rimasi a lungo a letto, ancora molto assonnato ma piacevolmente rilassato, dopo la notte così faticosa. Finalmente mi sentivo fresco, leggero come non mai. Persino tra le cosce era passato ogni fastidio, lo percepivo vagamente. E tuttavia, nonostante la soddisfazione di questo stato, mi sentii sempre più strano man mano che uscivo dal sonno e diventavo più lucido. Mi sembrava che il letto si fosse allargato, aprivo le braccia senza toccarne i bordi. Girando il corpo su un fianco, poi sull’altro, il cuore iniziò a battere forte, le mani mi esplorarono sotto le lenzuola e con un balzo dovetti sollevarmi e buttare via le coperte, come in preda ai postumi di un incubo.
    Credo di essere svenuto in quel momento, perchè ripresi coscienza solo più tardi, e mi ritrovai infreddolito, senza le coperte addosso. Mi sollevai di nuovo, stavolta più lentamente, mi guardai. Ancora non potevo credere ai miei occhi nè al mio tatto: non avevo immaginato. Tra le gambe ora glabre e dalle linee più dolci un leggerissimo ciuffo di peli, l’unico su tutto il corpo. Le mani, anch’esse più dolci e graziose, risalirono a toccare il ventre più piccolo e due seni ingombranti e pesanti. Anche dalle braccia i peli erano quasi spariti, e la barba leggera dal viso non c’era più, al suo posto pelle liscissima, morbida. Mi sentivo male, volevo gridare, non capivo e nello stesso momento ero pietrificato e non potevo muovermi. Riuscivo solo a guardare, a riguardare, a sfiorare con le mani che non riconoscevo un corpo che non riconoscevo. Mi sfuggivano gridolini inquieti con una voce chiara e alta, dire che ero a disagio è poco, pensai di essere pazzo, faticavo a prendere lucidità. Tutto sembrava assurdo, ma anche così reale.
    Penso fosse mattino inoltrato quando iniziai a riscuotermi da quello stato da deficiente. Mi alzai, mi sentivo in un corpo estraneo (ero in un corpo estraneo!) ma pian piano mi abituavo ai nuovi movimenti, a quel corpo più snello e leggero. Lo specchio non mentiva: ai miei occhi un corpo femminile in tutto e per tutto, e per di più un corrispettivo del mio corpo maschile, atletico, magro, asciutto, chiappe sode. Solo le gambe e le braccia erano più esili e il volto aveva tratti molto femminili. Niente più mascella delineata, zigomi più dolci, nasino leggermente all’insù e piccolino. Sarebbe potuto essere il viso di mia sorella. Mi ripresi così dallo stordimento, alla vista di quel corpo in fondo invidiabile, da ammirare, e al pensiero che la mia più grande fantasia si era avverata. Non immaginavo certo che potesse essere così traumatico. Ma iniziavo a sentire dentro di me una sensazione strana e nuova, particolare, come appagante. Quasi che il mio lato femminile avesse trovato finalmente libero sfogo. Feci una doccia lasciando la cabina aperta così da riflettermi al grande specchio di fronte, e mi rimiravo mentre le mie mani lavavano quel corpo nuovo e cosi liscio... mi tornò in mente l’ultima doccia, la sera prima, io che mi masturbavo e l’orgasmo impetuoso sotto l’acqua. Era il mio corpo che si preparava al cambiamento? Sentivo il calore del corpo salire con l’acqua calda, ma la sensazione rimase anche fuori dalla doccia. Fu in quel momento che ricordai: il pacchetto, la maga! Cazzo!
    Corsi in soggiorno, dove su una mensola avevo lasciato al mio ritorno, il giorno prima, il pacchetto ancora incartato, dimenticandolo subito dopo. Lo scartai velocemente, era della grandezza di un libro e la carta rivelò una scatola nera, di quelle da negozio intimo. ‘Che possa mai essere..’ non potevo credere davvero a quella situazione. Ripiegati con cura, sebbene un pò schiacciati, all’interno un completino intimo, una gonnellina e una camicetta. Rimasi a bocca aperta. Era stata lei! Vera stregoneria! Ma come faceva a conoscere i miei desideri? Come sapeva? Chi era veramente la ragazza del parco? Invece di essere inquietato o spaventato, l’emozione cresceva in me, quel sentimento di appagamento si faceva più forte, iniziai a sentirmi soddisfatto, addirittura contento. Andai in camera da letto, mi riguardai allo specchio. Bellissima, magnifica. Avevo sempre sognato, nelle mie inconfessabili fantasie, di possedere un corpo così. Le tette grandi e morbide tiravano per il peso verso il ventre, ma erano ancora piene e giovanili. La pelle chiara e morbidissima, i capelli neri neri, leggermente mossi, giù lungo la schiena fino a metà. Occhi blu intensi e femminili. Una meraviglia.
    Indossai compiaciuto il completo, prima lo slip, poi, con qualche difficoltà, il reggiseno. Col quel seno così prosperoso spinto dentro il pizzo nero, e le chiappette libere nel perizoma abbinato, mi sentivo esplodere di una sensazione indescrivibile. Aveva avuto molto gusto la streghetta, dovetti ammetterlo. Non riuscivo a smettere di guardarmi, di toccarmi, le gambe, il seno. L’ebbrezza del momento e quel calore al mio interno mi spinsero a stendermi sul letto, a sfregarmi incontrollabilmente, a toccarmi dappertutto. Mi sfilai via l’intimo appena indossato, e a pancia in su aprii le ginocchia e unii le piante dei piedi. Mi passavo lentamente le mani dai fianchi alle cosce, mi stavo davvero eccitando. Non avevo mai provato niente del genere, sentivo qualcosa fremere dentro di me, e una voglia irrefrenabile, diversa dalla sensazione della cappella che si ingrossa e desidera una calda fichetta. Percepivo il calore in mezzo alle cosce, mi sfioravo e mi allontanavo e il desiderio cresceva. Piano piano un dito si fece strada tra i pochi peletti e mi ritrovai completamente bagnata! Non era certo la prima volta che toccavo una fica, ma così...dio mio! pensavo di svenire dal piacere per quell’unico dito che accarezzava solo l’esterno di quella vagina meravigliosa. Decisi di entrare, feci piano, ebbi un sussulto forte, un altro, uscendo col dito. Poi, abituandomi molto lentamente, presi gusto e portai anche l’altra mano, la sinistra, al ventre. Mi accorsi in quel momento di averla tutta bagnata di saliva, mordendomi le dita per non urlare e trattenere le sensazioni. Scoprii dov’era il mio clitoride, fu celestiale sentire le mie dita umide e calde, la saliva si mischiava agli umori e l’indice dell’altra mano aumentava il suo ritmo, dentro e fuori, dentro e fuori, poi due dita, dentro e fuori, la mano sinistra si sfregava tra il pube e il clitoride seguendo il ritmo, dentro e fuori dentro e fuori....Aaaaaaaaaah! le gambe mi tremarono a lungo, la schiena si inarcò mentre le mani spingevano entrambe sul pube. Ricaddi su un fianco con le cosce strette e i gemiti che uscivano incontrollati, mi sentivo godere fin nel profondo. Indescrivibile.
    Mi ripresi poco dopo con la voglia prepotentemente aumentata, mi rialzai a stento. Sentivo un estremo bisogno di essere penetrata, volevo letteralmente essere fottuta! Aggirandomi lentamente per la casa, cercavo qualcosa che potesse appagare le mie sensazioni. Ero in un delirio di ormoni, eccitata e confusa. ‘In cucina’ pensai subito, e infatti le zucchine nel mio frigo non mancano mai! Ne presi una non grossa, abbastanza lunga, la sciacquai mentre mi sentivo tremare dall’eccitazione, tremavo fino alle mascelle, alla lingua. Mi precipitai a letto, presi dell’olio lubrificante e un preservativo, che infilai con cura sulla zucchina. Poi la cosparsi abbondantemente con l’olio e, nuovamente distesa, presi a sfregare quel finto membro contro le cosce, come prima facevo con la mano. Mi ungevo tutta, la pancia, le gambe, il pube. Tenevo la zucchina con due mani e me la passavo sempre più vicina al centro del piacere, inizia anche a stringermi le tette, erano magnifiche e riuscivo a baciarle e stringere i capezzoli coi denti... ero in preda a una follia autoerotica meravigliosa! La zucchina non tardò ad arrivare alle labbra, che, completamente bagnate, si aprirono senza fatica spalancando le porte al mio appagamento. Piano piano la zucchina entrava dentro di me, e io mi sentivo esplodere. I miei succhi, misti all’olio e alla saliva, colavano giu verso il buchino, mentre il movimento della mano che teneva l’ortaggio si faceva meno controllato, più convulso e violento. Nuovamente persi il controllo di me, stringendo le tette tra le braccia e con le mani mi stantuffavo la fica ormai impazzita e la zucchina mi entrava dentro fino in fondo, finchè un brivido violento e un grido che non riuscii a soffocare scossero tutte le mie membra. Finalmente avevo soddisfatto la mia fame un pò maschile e un pò femminile. Rimasi così, sul letto, felice e stanca.
    Quando mi rialzai mi dovetti lavare di tutto l’olio e gli umori, mi lavai compiaciuta del mio corpo magnifico e mi rivestii, indossando la gonna e la camicetta che avevo trovato nella scatola. Mi preparai da mangiare fischiettando, avevo molta fame e mangiai con gusto, bevvi un pò di vino, forse un pò troppo, mi ritrovai brilletta e allegra. Continuavo a fissarmi negli specchi, quanto avrei voluto adesso un bel maschio con cui scoprire il mio nuovo corpo! Non potevo mica uscire a cercarlo, dove sarei andata? Non avevo neanche delle scarpe della mia misura! Eppure la voglia era tanta...
     
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