Le spese condominiali

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    Salve a tutti. Mi chiamo Sonia; ho 40 anni, vivo in un piccolo paese di una provincia del nord Italia. Alcuni mesi fa, aggirandomi tra i vari siti di internet mi sono imbattuto in questa pagina web. Ho letto diversi racconti erotici, tutti bellissimi e stimolanti, ma i racconti incestuosi hanno attratto la mia attenzione, forse perché mi sono identificato in alcuni di loro.
    La lettura di quelle storie mi ha fatto nascere il desiderio di narrare al pubblico la mia esperienza incestuosa con mio padre.
    Così ho contattato il primo scrittore che ho visto, Guzzon59, e tramite e_mail le ho inviato la mia storia, che vi assicuro è vera.
    Scusatemi se non ho capacità espressive chiare e concise, ma nel mio piccolo cercherò di rappresentare i fatti come si sono verificati.

    “Fin dall’adolescenza ho avuto una vita turbolente e ribelle. Già all’età di 14 anni, quando le mie amiche erano ancora in fase di formazione, io avevo tutte le fattezze di una donna, anzi, di una splendida lolita.
    Ero alta, magra, occhi verdi e capelli castano chiaro. Persino i vicini di casa erano beccati a sbirciare tra le mie tette e le cosce, perché non avevo nessun pudore a vestirmi con minigonne cortissime e magliette scollate fino all’ombellico. Quando salivo le scale, i vecchi libidinosi del condominio, mi lasciavano passare avanti così potevano ammirare il mio lato B, perfettamente visibile visto che indossavo dei perizoma succinti.
    Mia madre mi rompeva sempre le palle, rimproverandomi che mi vestivo come una puttana. Mio padre non parlava mai, anche lui, come me, era una vittima di quella iena, ma in cuor mio sapevo che lui mi voleva un bene dell’anima e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendermi felice.

    Persi la verginità con un mio compagno di scuola, Fabrizio, il ragazzo più figo della scuola. Quel giorno scoprì il capriccio che mi avrebbe segnato per il resto della vita: l’amore maniacale per il cazzo.
    Ogni uomo che incontravo suscitava la mia immaginazione perversa per il suo cazzo. Quando viaggiavo in treno, mi sedevo accavallando le gambe. Quel gesto attirava subito gli sguardi libidinosi degli uomini presenti, vecchi e giovani, e la cosa mi piaceva un casino perché immaginavo la reazione dei loro cazzi, duri e sofferenti nelle mutande. Qualcuno si toccava, mentre mi guardava con libidine.
    In prossimità della stazione, schiacciati sulla pedana dell’uscita dal treno, c’era sempre il furbetto di turno che si appoggiava sul culo con il cazzo turgido, strusciandolo tra le chiappe, mentre il convoglio si fermava.
    Era una sensazione incredibile, mi piaceva avvertire quella rigidità provocata da me, era un contatto diretto che mi infondeva una sensazione piacevole, che mi faceva bagnare Adv tutta.
    Quelle forti emozioni avevano un ruolo fondamentale nelle mie scelte di vita. La mattina quando arrivavo super eccitata davanti alla scuola, mi abbracciavo a Fabrizio, cercando di rinnovare con lui quel contatto fisico che avevo vissuto in treno.
    Tuttavia, non era sufficiente a farmi emozionare, così lo costringevo a marinare la scuola. Gli adolescenti, quando fanno sega, hanno un solo posto dove possono andare a far sesso sfrenato senza rotture di palle. I cessi della stazione ferroviaria. Le scopate duravano pochissimo e quasi sempre uscivo insoddisfatta.
    Un po’ alla volta nella mia mente si fece strada l’idea che un solo ragazzo non mi bastava più. Così una domenica di ottobre, in occasione di un compleanno di un'amica, approfittai dell’assenza di Fabrizio ed accettai il corteggiamento di un ragazzo che non conoscevo. Non era bello, però era simpaticissimo. Gli permisi tutte le avancens, persino la palpata sul culo e sulle tette. Per cui, fu impresa facile da parte sua blandirmi e portarmi infine in cantina dove mi sbatté il suo cazzo nella figa, a pecorina, scopandomi fino a farmi uscire l’anima dal corpo.
    Quell'esperienza segnò un'altra tappa importante della mia vita. Potevo avere tutti gli uomini che desideravo e avevo scoperto che i cazzi variavano di dimensioni. Quello di quel ragazzo era notevole e lo usava in maniera divina. Seguirono altri incontri.

    Dopo quell'esperienza, fui invitata a tutti i compleanni dei ragazzi. Ero l’ultima a lasciare la festa e, come potete immaginare, il motivo era sempre lo stesso.

    A sedici anni ebbi la mia prima esperienza con un jurassico. Anche questa esperienza segnò una fase importante della mia vita. La figa era uno strumento di potere devastante. Mi dava la possibilità di manovrare gli uomini come meglio mi garbava.

    Un pomeriggio di primavera, mi ero intrattenuto con due ragazzi, e, mentre ero presa dall’enfasi della doppia penetrazione, persi la cognizione del tempo.
    Al termine di quella maratona di sesso sfrenato mi accorsi che avevo perso il treno. I ragazzi non avevano la patente, così dovetti ricorrere all’autostop.
    Mi piazzai all’inizio della statale che portava al mio paese. Non feci in tempo ad alzare il pollice che una macchina si fermò davanti a me.

    “Ciao Sonia! Vuoi un passaggio?

    Era Giovanni, il nostro amministratore condominiale.

    Imprecai dentro di me. Cazzo, con tutti i coglioni che conoscevo proprio lui? Era quello che più di tutti si accaniva a guardarmi il culo. Ogni volta che gli passavo accanto non faceva altro che sbavare dalla libidine. Un vecchio porco, cinico e schifoso, che non aveva alcune remore a guardare le ragazzine. Aveva cinquantanni, calvo e con una pancia che facevi prima a saltarlo che a girargli attorno.

    Bo, pensai, almeno mi offriva la possibilità di arrivare a casa in orario. Mia madre aveva capito che c’era qualcosa che non andava in me. Mi controllava e ogni volta che rientravo tardi erano urla e cazziatoni. Così il solo pensiero di dover affrontare quella stronza mi fece accettare il passaggio.

    Poiché era un’abitudine consolidata quella di indossare solo minigonne, chiaramente non appena mi sedetti le gambe si scoprirono fino allo scoscio.
    Gli occhi di Giovanni uscirono fuori delle orbite e strabuzzarono sopra le mie gambe senza perdersi neanche un centimetro quadrato di cosce.

    Durante il tragitto non faceva altro che alludere alle mie conturbanti gambe. Raccontava barzellette sporche per cercare di intortarsi la sottoscritta. Ad un certo punto rallentò infilandosi dentro una strada interpoderale, che correva in mezzo a vigneti altissimi.

    “Ma che strada ha preso?
    “Tranquilla è una scorciatoia che conosco bene; così arriviamo prima!

    Dopo un quarto d’ora.

    “Senti ti scoccia se mi fermo un attimo? Ho un bisogno impellente!
    “Devi pisciare?
    “Si!

    Si fermò in una radura. Lo vidi scomparire dietro un grosso cespuglio. Dopo alcuni minuti ritornò leggero e soddisfatto.
    In macchina, invece di avviare il motore, si girò verso di me:

    “Lo sai che sei una gran fica!
    “Come?
    “Si hai capito benissimo! Sei una gran fica!
    “Ma come ti permetti!
    “Non sei una santarellina! Gira voce che sei anche una troia!
    “Ma come ti permetti!
    “Lo sai che effetto fai agli uomini?
    “Ma che cazzo dici?

    Alle parole fece seguire un gesto che mi lasciò di sasso.

    Dalla cerniera dei pantaloni aperta fece spuntare il suo cazzo. Restai di merda. Era grande e nero come la pece, la pelle era tesa e le nervature dei capillari si dipanavano come ruscelli su una mappa geografica.
    La cappella era grossa e lucida.
    La vista di quell’enorme fava mi aveva bloccato il respiro. Abituata a vedere i cazzi dei miei coetanei stentai a credere che gli uomini maturi potessero avere una bestia simile.

    “Sei sorpresa? Non ti aspettavi un cazzo simile? Invece dei cazzetti di quei mocciosi che ti scopi!

    Non riuscivo a parlare; ero completamente bloccata. La vista di quel palo mi aveva letteralmente scioccato. Avevo gli occhi fissati su quella massa carnosa.
    Ad un tratto la mente fu destata da un altro gesto. Una mano di Giovanni mi afferrò il capo.

    “Dai! Fammi vedere come succhi i cazzi!

    Nonostante avessi opposto un pò di resistenza, fu del tutto inutile. Alla fine dovetti cedere alla forza bruta di quel coglione; così mi lasciai andare.
    In verità non fu lui a sconfiggermi, ma il fascino che emanava il suo cazzo, che mi aveva scombussolato tutti i sensi.
    Appena lo vidi immaginai cosa si potesse provare ad averlo tutto in figa.
    Giovanni era un essere schifoso, ma il suo cazzo era bello, grosso ed irresistibile. Iniziai a leccare la cappella.
    Emanava un forte odore di urina, ed i margini della cappella erano incrostati di una sostanza biancastra e limacciosa che aveva il gusto del sale.
    Tuttavia, nonostante quella sporcizia, andai lo stesso giù di bocca. Dopo averlo ripulito e lucidato con la saliva come una biglia, cominciai a succhiarlo ingoiandolo fino in fondo alla gola.
    Era talmente grosso che le gote si erano gonfiate oltre il limite e la bocca cominciò a farmi male. Quando ingoiavo quel bastone duro sentivo i conati di vomito che mi stringevano la gola. Più di una volta dovetti sputare saliva e vomito.

    “MMM! Sei bravissima! Ora spostati e togliti le mutande!

    Abbassò il sedile facendomi sdraiare. Guardandolo in faccia mi accorsi che la bocca era piena di saliva e sbavava come i cani rognosi.
    Dopo essermi tolto le mutandine, vidi una massa enorme buttarsi sopra di me. Le gambe, oscenamente spalancate erano state sollevate verso l’alto e lui da sotto mi stava mangiando la figa. Le sue mani si muovevano frenetiche su tutto il corpo. Aveva una forza incredibile e quando stringeva le tette mi face un male della madonna.
    Si agitava in modo frenetico. Sembrava posseduto dal diavolo. In macchina, la sua voce rauca aleggiava come un suono cacofonico fastidioso che ripeteva:

    “Dio santissimo! Quanto sei bella! Non sto sognando! Non sto sognando! Non sto sognando!

    Era grosso e si muoveva come un elefante. Ad un certo punto si sdraiò sopra di me, mi prese le gambe e le appoggiò sulle spalle. Il suo ventre enorme cominciò a premere il mio.
    In quella posizione avvertì qualcosa che si stava agitando davanti alla fica. Era la sua enorme cappella che stava cercando l’ingresso.
    Era sudato e si agitava in modo spasmodico.

    “Bella! Bella! Mmmm toooo!

    Proprio in quel preciso istante il suo cazzo penetrò profondamente dentro di me. Io per contro non potei fare a meno di urlare:

    “haaaaaaa!

    Era impossibile non imprecare di fronte a quella invasione barbarica. Avvertivo sensazioni incredibili, mentre la vagina cedeva allo spessore di quel cazzo, che cominciò subito a muoversi dentro di me. Sembrava un parto all’incontrario.

    “Mmmm! Ti piace il mio cazzoooo!
    “Siiiiiii! Daiii muovitiiii veloceeeeee! Mmm

    Vecchio ma arzillo. Si muoveva velocemente, sfruttando il suo enorme peso corporeo. Mi sentivo compressa come una sottiletta, ma felice di avere quel cazzo in mezzo alle gambe. Prima di allora non aveva mai provato un vero orgasmo.
    Quel bastona mi stava sconquassando le pareti interne della figa; non potei fare a meno di cedere a quelle sensazioni inaudite. Avvertivo un forte fremito concentrato dentro il basso ventre. Un godimento vertiginoso da capogiro. Era come volare a velocità folle sulle montagne russe.
    Nonostante lo schifo che provavo per Giovanni, alla fine cedetti all’ennesimo tentativo dei suoi luridi baci.
    In quei momenti concitati ed in piena estasi dei sensi, tutto sembrava idilliaco. Così le sue colate di bava si riversarono dentro la gola e la sua lingua puzzolente si fece strada dentro la mia bocca.
    Godevo follemente e tutto andava bene. Alla fine capì che ero simile a lui, perversa e disposta a tutto per il piacere del cazzo.
    Quel vecchio porco non dava segni di cedimento. Si muoveva dentro di me senza interruzione ansimando come un animale che stava in procinto di tirare le cuoia. Ripeteva all’infinito una cantilena che somigliava ad un lamento suino:

    “Grhoooooo! Grhoooooo! Grhooooo!

    Era di corporatura talmente massiccia che praticamente ero scomparsa sotto di lui. Solo le mie gambe spuntavano in alto, oltre le sue spalle.
    Dopo una bella mezzora abbondante, percepì un cambiamento radicale, il suo cazzo divenne più rigido e penetrava nella figa senza deformarsi. Sembrava la punta di un trapano. Dio mio; non potei fare a meno di gridare dal piacere. Il godimento che sentivo in quegli istanti era vertiginoso:

    “MMMM! Daiiiiii! Fottimiiii! Più forte Bastardooooooooooooooo! Mmmm
    “Grrrhhhoooooooooooooooooooooooooooooooooooo!


    Quella esclamazione finale sottolineò la sua possente sborrata dentro la mia figa. Poi come un pallone gonfiato si afflosciò su di me, esausto e grondante di sudore, come se avesse fatto bagno turco.

    Ci incontrammo altre volte.
    In un'occasione gli chiesi un favore. Mentre con i fazzolettini stavo ripulendo la figa dalla sborra che colava copiosa e spessa:

    “Gio! Ti posso chiedere un favore?
    “Chiedi?
    “Visto che ti faccio scopare come un porco potresti ridurre le spese condominiali ai miei genitori?

    Mi sorrise con quei quattro denti che ancora aveva in bocca:

    “Mia cara troietta arrivi tardi!
    “Tardi?
    “E già! Sono più di ventenni che faccio lo sconto alla tua famiglia!
    “Ventenni? Perché?
    “Chiedilo a quella gran troia di tua madre?
    “Tu e mia madre? Ti sei scopato anche mia madre?
    “Come dice il proverbio prima la madre e poi la figlia! Ahahahahahahahah!
    “Sei un bastardo! Cristo mia madre nooooooooooooo!
    “Lo sai una cosa buffa?
    “Che cosa?
    “Dopo nove mesi che avevo iniziato a scoparmi tua madre sei nata tu!
    “Che cazzo vuoi insinuare che tu sei mio padre!
    “Erano sposati da dieci anni e la cosa mi è sembrata un po’ strana!

    Scesi dalla macchina in preda all’ira. Ero incazzata come una iena, soffrivo all’idea che mia madre aveva fatto cornuto mio padre, con quel fottuto porco. Potevo sopportare tutto; ma quella storia non mi andava proprio nello stomaco. Quella stronza, gli aveva rovinato la vita con il suo carattere di merda. Ora tutto mi era chiaro.

    Entrai in casa e cercai mia madre come un cane rognoso. Era in cucina!

    “Sei una troiaaaaaaaaaaaa!
    “Ma che cazzo dici?
    “So tutto di te e di Giovanni!
    “Ma sei impazzita?
    “Mamma! Finiscila di fare l’ipocrita! Adesso la devi smettere di rompermi i coglioni con i tuoi sermoni!
    “Sonia adesso finiscila! Ti devi vergognare per quello che dici!
    “Adesso sono io che mi devo vergognare? Be visto che le cose stanno così; lo sai che ti dico?
    “Cosa?
    “E’ da due mesi che mi faccio scopare da quello stronzo di Giovanni!
    “Noooooooooooo! Questo noooooooooooo! Mio Dioooooooo! Cosa hai fattoooo!
    “Perché? la cosa ti sconvolge?

    Mi fissò negli occhi, e tremava come una foglia. Respirava con forza e non aveva più fiato per parlare. Alla fine capì le cause di quello stato di disperazione.

    “Mamma? Dimmi la verità? Giovanni è mio padre?

    Piangendo: Siiiiiiiiiiii!

    Scappai di casa. I carabinieri mi trovarono a Milano; vagavo per le strade in compagnia di alcuni ragazzi extracomunitari. Finì in un collegio di suore.
    Mi sposai alcuni anni dopo. Ritornai a vivere in casa dei miei genitori, con mia figlia e mio marito, mentre loro erano ritornati al paese di origine.
    Pagavo regolarmente le spese condominiali, ma per fortuna Giovanni mi faceva lo sconto, chiaramente dietro lauto compenso in natura.
    Ogni tanto mi lanciava una battutina spiritosa:
    “Tua figlia promette di diventare una bella fica come te! Il tempo è galantuomo! Hahahahah!
    Ma questa è un'altra storia....
     
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