Autogrill

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  1. LastOfTheWilds
     
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    Uscimmo dal privè che avevo più voglia di quando vi ero entrata. Eppure le occasioni per farmi una e più scopate le avevo avute, ma mio marito quella sera non era particolarmente in vena me lo mise dentro mentre spompinavo un signor cazzo è dopo sborrato mi disse che voleva tornarsene a casa. Ero infuriata, la passera mi pulsava mi sarei infilata dentro qualsiasi cosa pur di godere, ma a lui non feci capire il mio stato d’animo nessun rimprovero da parte mia. Salì in macchina e gli sfoderai uno dei miei migliori sorrisi lui ricambiò e mi accarezzò il ginocchio l’avrei strozzato. E se l’avessi fatto, avrei sbagliato, non mi sembrava giusto per una serata andata male buttare alle ortiche tutto quello che avevamo fatto fino a quella sera. Grazie a lui in quel privè mi ero fatta tutti i single e non so quanti mariti di coppie reali. Quelle fittizie nate per una sera non c’interessavano cercavamo solo gente come noi ossia “vera!”.

    “fuori uno fuori due fuori tre!”. Ripensavo ad alta voce a quella volta che sotto lo sguardo attento di un vasto pubblico fatto di coppie ne feci sborrare tre in rapida successione. Eravamo nella sala quella grande riservata a sole coppie, mio marito ed io ci mettemmo su un letto in disparte e iniziammo a pomiciare poco dopo si unirono altre coppie e demmo vita a una vera orgia. Di solito le attenzioni di chi preferisce solo guardare erano rivolte al lettone centrale quello a forma circolare ma quella sera si spostarono tutti dalla nostra parte, anche se impegnata a ciucciare tanti cazzi sentivo i commenti dei maschietti e anche delle femminucce ed erano tutti rivolti a me. Mi definivano una gran vacca, una vera troia questo mi lusingava non poco. Ebbi tanti orgasmi quella notte ero davvero sfinita, ma non abbastanza da privarmi dell’ultima sborrata quella di mio marito con la sua venuta nella mia bocca conclusi quella performance che ebbe un gran successo. Mio marito imbocco l’autostrada 53 km ci dividevano da casa, abbassai lo schienale del sedile e mi sfilai il perizoma che buttai alle mie spalle. “cosa fai?” mi chiese il mio uomo distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada. “guida non badare a me” sollevai la gonna e iniziai a masturbarmi. Lui di tanto in tanto mi lanciava qualche occhiata, aspettavo la sua mano che prendesse il posto della mia, non avvenne allora mi girai dal lato della portiera e continuai a menarmi il grilletto e a ficcarmi due dita dentro. “mi dispiace per stasera, ma non mi sento tanto bene ho un forte mal di testa”. Girai la testa verso di lui per rassicurarlo. Adv “non temere avrai modo per rifarti, non devi sentirti in colpa se mi masturbo sai che mi piace farlo!”era la verità. Mi facevo dei ditali sia mentre mi fotteva che dopo un solo orgasmo non mi saziava. La macchina rallentò alzai la testa e vidi che eravamo entrati in un autogrill. Parcheggiò distante dal bar. Si chinò con la testa tra le mie cosce che allargai per accogliere la sua lingua, ma dopo poche leccate si risollevò. “non ce la faccio mi dispiace”. Aveva solo peggiorato la situazione, rimisi a posto il sedile e i capelli accesi una sigaretta. “va al bar lì magari becchi qualcuno ti aspetto qui se ci sono problemi mi fai uno squillo.” L’avevo pensato prima di lui, ma avevo paura di fare qualche brutto incontro gli dissi di ripartire non lo fece continuava a dirmi di andare al bar alla fine scesi e con le gambe che mi tremavano e la figa zuppa mi avviai verso il bar. Il mio abbigliamento non aveva niente di sconcio indossavo una camicetta bianca e una gonna nera con lo spacco sulla coscia sinistra sotto autoreggente sempre neri e stivali dello stesso colore, il reggiseno di pizzo bordò e il perizoma era rimasto sulla macchina. Non vi era molta gente all’interno del bar ordinai un caffè e comprai delle sigarette. Dopo preso il caffè mi aggirai tra gli scaffali da uno presi un libro e con poco interessa iniziai a sfogliarlo. Dietro di me sentii la presenza di qualcuno che mi alitava sul collo. “sei sola?”mi disse con voce calda, non risposi continuai a far finta che quel libro m’interessava. Il tizio avanzò di qualche centimetro che fu sufficiente a farmi sentire la sua verga sulle chiappe. “allora ti va?” mi girai per vedere che faccia aveva era abbastanza giovane e tutto sommato non male. “cosa dovrebbe andarmi?” gli risposi con non poca emozione. “una chiavatina che ne dici?” la sua crudezza non m’infastidì anzi lì preferivo schietti piuttosto che macchinosi girare intorno a quello che si voleva era solo ipocrisia. “e dove la vorresti fare questa chiavatina?” avevo riposto il libro e mio ero girata verso di lui ora eravamo uno di fronte all’atra. “va nel cesso delle “signore” lì staremo tranquilli sei l’unica donna qui dentro.” Mi avviai verso le toilette mi guardai allo specchio la mia faccia mi sputtanava in modo evidente la voglia che avevo, era stampata su di essa. Lo vidi mi mise le mani sulle spalle e iniziò a baciarmi sul collo. “le donne della tua età sono le più puttane!” si chinò e scomparve sotto la mia gonna. Cristo la sua lingua sembrava la punta di un trapano era veloce e non si soffermava mai sullo stesso punto svariava dal clitoride alla vagina fino al buco del culo. Mi ero appoggiata con le mani sul lavello e curvata in modo che potesse lapparmi bene. Accostai le labbra allo specchio tirai fuori la lingua e mi auto leccavo vedere il mio viso da troia riflesso mi eccitava un casino.
    - ohhh... siii lecca fammi godere ti prego. – la voglia, il desiderio di essere appagata non ti fa connettere quel ragazzo che avevo tra le cosce poteva essere un criminale, un maniaco poteva avere qualche brutta malattia, ma tutto questo in quel momento non contava quello che m’importava era il piacere che mi stava dando. Quando mi fece inginocchiare per farsi sbocchinare, sentii dei passi che venivano nella nostra direzione. “non agitarti pensa solo a succhiare!”. Succhiavo, ma non ero tranquilla infatti...una mano si poggiò sulla mia testa e accompagnava il movimento del mio collo. Questo succedeva spesso anche nel privè che mentre ciucciavo uno quello in attesa mi scandiva il tempo. “ora potresti anche succhiare un po’ il mio!”il nuovo arrivato mi girò la testa e me lo mise in bocca all’altro glielo menavo con la mano. Il cesso era stretto il ragazzo conosciuto per primo, si sedette sulla tazza io dandogli le spalle mi ficcai la verga in figa l’altro in piedi me lo rimise in bocca, galoppavo sembravo un’amazzone impazzita e con molta abilità non perdevo il cazzo dalla bocca riuscivo a coordinare le due cose. “posso sborrarti dentro bocchinara?” mi disse quello seduto sul cesso. “NO!” gli intimai e me lo sfilai, e la sborra calda si abbatte sulle mie chiappe la spalmai come fosse crema e nel fare questo non mi accorsi che anche l’altro stava per sborrare e lo fece sul mio viso. Gli schizzi mi centrarono gli occhi, il naso e i capelli. Lo ripresi in bocca era ancora duro sentivo il tizio bestemmiare e offendermi ma non mollavo anche perché stavo per avere un altro orgasmo visto che quello dietro mi aveva ficcato due dita nel culo. “ohhh, oh si...siii vengo, vengooo!” ero venuta e loro scappati. Restai seduta sul cesso per un po’. Dopo mi lavai e ricomposta alla meglio uscii con lo sguardo basso senza guardare gli avventori del bar. Arrivata alla macchina mio marito dormiva. Accesi una sigaretta e la fumavo appoggiata al cofano. Messa così con le gambe incrociate le lo spacco che mostrava la coscia davo proprio l’impressione della puttana e questo dovette pensare l’autista dell’auto che sì accostò. “quanto vuoi?” ero sazia? Forse no visto che buttai la sigaretta e entrai nella macchina. “quello che mi merito” parcheggiò nell’aria destinata ai camion. “sono uno che ama il rischio quindi niente profilattico se accetti ti pago bene”. A me dei suoi soldi non mi fregava niente era il cazzo che volevo e speravo che l’avesse grosso da farmi male. Si sdraiò e lasciò a me ogni iniziativa gli allentai la cintura e calai i calzoni, anche se non ancora duro sembrava abbastanza grosso. Gli accarezzavo le palle e con la punta della lingua giocavo sul glande quando si eresse, lo ingoiai con avidità lui istintivamente si sollevò ed emise un grido di piacere. “stronza così mi fai venire un infarto vacci piano!” per tutta risposta sputai ripetutamente su quella verga maestosa e roteando la mano intorno all’asta spalmavo la mia saliva lo resi talmente viscido che mi arrivò alle tonsille scivolava dentro di me che era un piacere. Il tipo si dimenava sul sedile come se avesse una crisi epilettica quel suo fremere mi contagiava, e come lui anch’io mi dimenavo. Avevo tra le cosce la leva del cambio che stringevo, mi sollevai quel tanto da potermela ficcare dentro nel vedere questo il tipo schizzo il suo piacere sul mio seno che avevo scoperto. Era infuriato perché non era riuscito a chiavarmi la fica. Andavo su e giù su quella leva e stringevo quel cazzo ormai molle quando venni gli morsi le labbra non capiva niente era letteralmente nel pallone. Voleva per forza pagarmi, non accettai un euro. A casa mi misi nella vasca da bagno e ci rimasi fino al mattino.
     
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