parafrasi i fiumi

richiesta

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. j4ckmnz
     
    .

    User deleted


    Mi servirebbe la parafrasi della poesia "i fiumi" di giuseppe ungaretti.
    Grazie!
     
    Top
    .
  2. <Petrosyan>
     
    .

    User deleted


    Mi tengo a quest'albero spezzato,
    isolato e abbandonato dal consorzio umano,
    in questa dolina,
    che è priva di vitalità
    come un circo
    nel momento precedente e successivo allo spettacolo,
    e osservo
    le nuvole che passano sulla luna.

    Questa mattina mi sono disteso
    sull'acqua, quasi fossi in un'urna,
    e ho riposato come una reliquia.

    Le acque dell'Isonzo
    mi levigavano
    come se fossi un sasso.

    Mi sono alzato
    e me ne sono andato
    come un acrobata
    che cammina sull'acqua.

    Mi sono seduto
    vicino alle mie vesti
    sporche per la guerra,
    e come un beduino
    mi sono chinato a prendere
    il sole.

    Questo fiume è l'Isonzo,
    e qui meglio
    ho potuto vivere l'esperienza
    di sentirmi in comunicazione con la natura,
    come una docile fibra dell'universo.

    La mia sofferenza
    è causata dal
    non sentirmi
    in armonia con ciò che mi circonda.

    Ma quelle mani nascoste nell'Isonzo
    che mi stringono nell'acqua,
    mi regalano una felicità
    che è rara a trovarsi.

    Ho ritrascorso
    le età della mia vita.

    Questi sono i miei fiumi.

    Questo è un Serchio,
    al quale hanno attinto
    forse per duemila anni
    i miei antenati campagnoli
    e i miei genitori.

    Questo è il Nilo,
    vicino al quale sono nato e cresciuto,
    inconsapevole del mio destino, trascorrendo la mia fanciullezza nelle estese pianure.

    Questa è la Senna,
    e in quella sua acqua fangosa mi sono rimescolato acquisendo la consapevolezza di me stesso.

    Questi sono i miei fiumi che confluiscono nell'Isonzo, ma che sono distinguibili gli uni dagli altri.

    Questa è la mia nostalgia, che traspare dal ricordo di ognuno di loro, ora che è notte, e che la mia vita mi sembra un fiore (l'essenza del fiore) circondato dalle tenebre.






    Commento



    È questa una poesia di guerra, forse la più nota, scritta sul Carso: il poeta ha fatto il bagno nell’Isonzo, e questo fiume gli riporta il ricordo di altri fiumi, legati a momenti altrettanto importanti della sua vita: il Serchio, il Nilo e la Senna. Il Serchio rappresenta le radici della sua esistenza, è il fiume al quale i suoi avi hanno attinto acqua per secoli, e quindi gli permette di gettare un ponte tra il presente e un passato lontano, addirittura prenatale; il Nilo gli ricorda la fanciullezza; alla Senna è legato il primo contatto con la cultura e la storia; l’Isonzo rappresenta l’esperienza della guerra.
    Forma metrica: nel 1931 usciva la raccolta “L’Allegria” dove si trovano le poesie della prima sperimentazione formale di Ungaretti, nelle quali la scomposizione del verso tende a mettere in evidenza il valore della parola e la sua carica di significati e di suggestioni. C’è in questa raccolta anche una significativa presenza biografica: il poeta si racconta, presentando di volta in volta la sua condizione di “uomo di pena”, già con la consapevolezza che questa è in fondo la condizione comune a tutti gli uomini.
    Questa poesia appartiene a “L’Allegria” e si compone di quindici strofe di vario numero di versi di diversa lunghezza, senza rima.
    La lirica si apre e si chiude con la descrizione di un paesaggio notturno collocato, dal punto di vista temporale, nel presente. La prima strofa contiene tre elementi paesaggistici: l’albero mutilato, la dolina carsica e la luna. L’aggettivo mutilato umanizza l’albero e lo riconduce ai corpi di tanti uomini colpiti dalle granate. Le doline sono cavità tipiche del terreno carsico, dove si rifugiavano i soldati nella prima guerra mondiale, usandole come trincee. In una di esse si trova appunto il poeta. In questa dolina c’è una tristezza solitaria di un circo senza spettatori, quando le luci festose si sono spente e le cose rivelano il loro aspetto. Nelle urne, vasi di cristallo, vengono conservate le reliquie, i resti, ricordi dei santi e dei martiri, e le cose preziose in genere. Come una reliquia si sente il poeta nelle dolci acque dell’Isonzo che, scorrendo, lo lisciava come se fosse una pietra del suo greto. Dopo essersi alzato, il poeta cammina adagio, faticosamente come un acrobata, cioè un ginnasta del circo a causa del fondo pieno di sassi. Dopo aver fatto il bagno, raggiunge gli abiti impregnati di sudiciume fisico e morale della guerra e si siede accanto come un arabo al sole.
    Qui nell’Isonzo il poeta si è riconosciuto in una parte piccolissima dell’universo. Il poeta è felice: sentirsi in armonia con il resto del mondo è per lui fonte di gioia. Sofferenza è invece sentirsi solo, incapace di entrare in comunicazione con gli altri. Ma le acque del fiume, simili a mani misteriose che lo guariscono dalle ferite del suo spirito inquieto regalano al poeta la felicità, così raramente provata, di comunicare, partecipare.
    Poi passa in rassegna le epoche della sua vita ricordandosi i fiumi: primo fra tutti il Serchio, che scorre nella regione lucchese, dove sono nati i suoi genitori, ha irrigato le campagne dove vissero i suoi avi, gente campagnola. Poi viene il Nilo, che scorre in Egitto, dove il poeta nacque e crebbe e questo fiume lo vide inconsapevole del mondo, ignaro delle cose che lo avrebbero poi tormentato. Segue la Senna, che scorre a Parigi, lo vide immergersi nella caotica vita della grande capitale, vita convulsa e agitata, che però gli affinò lo spirito. Questi sono i fiumi ritrovati nelle acque dell’Isonzo, fiume che attraversa il Friuli. A ciascun fiume è legata la nostalgia del poeta.
    Ora che è notte e il buio lo avvolge, la vita assomiglia a un cerchio (“corolla”) di buio e silenzio.

    oppure


    Tematica duplice ne I fiumi, una celebre poesia che compare nella raccolta L'Allegria (1931) in cui Giuseppe Ungaretti rievoca, con i propri ricordi personali, i fiumi che li hanno attraversati.
    Il primo tema è il recupero del passato attraverso la memoria e il secondo tema è il ristabilimento di un rapporto di armonia con il creato, che l’esperienza della guerra sembra aver infranto. Bagnandosi nelle acque dell’Isonzo, il poeta ha la sensazione di essere in piena sintonia con l’universo e con sé stesso. Ciò l'induce a ripensare a tutti i fiumi che ha conosciuto, simbolo delle diverse tappe della sua vita: il Serchio, legato alle vicende dei suoi avi, il Nilo, che lo ha visto crescere negli anni della fervida giovinezza egiziana, La Senna, che ha accompagnato la sua maturazione durante il periodo parigino.
    Nella prima parte della poesia il poeta descrive sè stesso immerso nella sua condizione esterna, ambientale, presso una dolina. Quindi descrive il suo stato d’animo di reduce dalla guerra. Disteso nel letto del fiume Isonzo si sente come una reliquia, un frammento superstite – e pertanto maggiormente prezioso – di un resto mortale, si sente come uno dei sassi levigati su cui cammina con movenze d'acrobata, sotto il sole, il cui calore benefico riceve con la stessa familiarità di un beduino.
    Ora affidato alle “mani” amorevoli dell’Isonzo il poeta si riconosce parte dell’universo, cosciente che il suo rammarico è frutto sempre di una disarmonia con il creato. Le acque del fiume lo lavano e lo purificano e gli danno una rara innocente felicità. Ungaretti rammenta i fiumi che hanno accompagnato la sua vita. Il Serchio, fiume della toscana, dove ha attinto l’acqua la sua stirpe. Il Nilo, che lo ha visto nascere e crescere adolescente. La Senna, il fiume di Parigi, dove il poeta ha conosciuto se stesso. Il ricordo di questi fiumi affolla la memoria nostalgica dell'uomo, ora che la sua vita è oscura e che sembra una collana di tenebre, perché «le tenebre della notte evocano l’immagine di una vita piena di incognite, racchiusa in un cerchio oscuro di timori e di presagi di morte.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Alter ego escursionista

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    834

    Status
    CITAZIONE (<Petrosyan> @ 15/5/2009, 16:26) 
    Mi tengo a quest'albero spezzato,
    isolato e abbandonato dal consorzio umano,
    in questa dolina,
    che è priva di vitalità
    come un circo
    nel momento precedente e successivo allo spettacolo,
    e osservo
    le nuvole che passano sulla luna.

    Questa mattina mi sono disteso
    sull'acqua, quasi fossi in un'urna,
    e ho riposato come una reliquia.

    Le acque dell'Isonzo
    mi levigavano
    come se fossi un sasso.

    Mi sono alzato
    e me ne sono andato
    come un acrobata
    che cammina sull'acqua.

    Mi sono seduto
    vicino alle mie vesti
    sporche per la guerra,
    e come un beduino
    mi sono chinato a prendere
    il sole.

    Questo fiume è l'Isonzo,
    e qui meglio
    ho potuto vivere l'esperienza
    di sentirmi in comunicazione con la natura,
    come una docile fibra dell'universo.

    La mia sofferenza
    è causata dal
    non sentirmi
    in armonia con ciò che mi circonda.

    Ma quelle mani nascoste nell'Isonzo
    che mi stringono nell'acqua,
    mi regalano una felicità
    che è rara a trovarsi.

    Ho ritrascorso
    le età della mia vita.

    Questi sono i miei fiumi.

    Questo è un Serchio,
    al quale hanno attinto
    forse per duemila anni
    i miei antenati campagnoli
    e i miei genitori.

    Questo è il Nilo,
    vicino al quale sono nato e cresciuto,
    inconsapevole del mio destino, trascorrendo la mia fanciullezza nelle estese pianure.

    Questa è la Senna,
    e in quella sua acqua fangosa mi sono rimescolato acquisendo la consapevolezza di me stesso.

    Questi sono i miei fiumi che confluiscono nell'Isonzo, ma che sono distinguibili gli uni dagli altri.

    Questa è la mia nostalgia, che traspare dal ricordo di ognuno di loro, ora che è notte, e che la mia vita mi sembra un fiore (l'essenza del fiore) circondato dalle tenebre.






    Commento



    È questa una poesia di guerra, forse la più nota, scritta sul Carso: il poeta ha fatto il bagno nell’Isonzo, e questo fiume gli riporta il ricordo di altri fiumi, legati a momenti altrettanto importanti della sua vita: il Serchio, il Nilo e la Senna. Il Serchio rappresenta le radici della sua esistenza, è il fiume al quale i suoi avi hanno attinto acqua per secoli, e quindi gli permette di gettare un ponte tra il presente e un passato lontano, addirittura prenatale; il Nilo gli ricorda la fanciullezza; alla Senna è legato il primo contatto con la cultura e la storia; l’Isonzo rappresenta l’esperienza della guerra.
    Forma metrica: nel 1931 usciva la raccolta “L’Allegria” dove si trovano le poesie della prima sperimentazione formale di Ungaretti, nelle quali la scomposizione del verso tende a mettere in evidenza il valore della parola e la sua carica di significati e di suggestioni. C’è in questa raccolta anche una significativa presenza biografica: il poeta si racconta, presentando di volta in volta la sua condizione di “uomo di pena”, già con la consapevolezza che questa è in fondo la condizione comune a tutti gli uomini.
    Questa poesia appartiene a “L’Allegria” e si compone di quindici strofe di vario numero di versi di diversa lunghezza, senza rima.
    La lirica si apre e si chiude con la descrizione di un paesaggio notturno collocato, dal punto di vista temporale, nel presente. La prima strofa contiene tre elementi paesaggistici: l’albero mutilato, la dolina carsica e la luna. L’aggettivo mutilato umanizza l’albero e lo riconduce ai corpi di tanti uomini colpiti dalle granate. Le doline sono cavità tipiche del terreno carsico, dove si rifugiavano i soldati nella prima guerra mondiale, usandole come trincee. In una di esse si trova appunto il poeta. In questa dolina c’è una tristezza solitaria di un circo senza spettatori, quando le luci festose si sono spente e le cose rivelano il loro aspetto. Nelle urne, vasi di cristallo, vengono conservate le reliquie, i resti, ricordi dei santi e dei martiri, e le cose preziose in genere. Come una reliquia si sente il poeta nelle dolci acque dell’Isonzo che, scorrendo, lo lisciava come se fosse una pietra del suo greto. Dopo essersi alzato, il poeta cammina adagio, faticosamente come un acrobata, cioè un ginnasta del circo a causa del fondo pieno di sassi. Dopo aver fatto il bagno, raggiunge gli abiti impregnati di sudiciume fisico e morale della guerra e si siede accanto come un arabo al sole.
    Qui nell’Isonzo il poeta si è riconosciuto in una parte piccolissima dell’universo. Il poeta è felice: sentirsi in armonia con il resto del mondo è per lui fonte di gioia. Sofferenza è invece sentirsi solo, incapace di entrare in comunicazione con gli altri. Ma le acque del fiume, simili a mani misteriose che lo guariscono dalle ferite del suo spirito inquieto regalano al poeta la felicità, così raramente provata, di comunicare, partecipare.
    Poi passa in rassegna le epoche della sua vita ricordandosi i fiumi: primo fra tutti il Serchio, che scorre nella regione lucchese, dove sono nati i suoi genitori, ha irrigato le campagne dove vissero i suoi avi, gente campagnola. Poi viene il Nilo, che scorre in Egitto, dove il poeta nacque e crebbe e questo fiume lo vide inconsapevole del mondo, ignaro delle cose che lo avrebbero poi tormentato. Segue la Senna, che scorre a Parigi, lo vide immergersi nella caotica vita della grande capitale, vita convulsa e agitata, che però gli affinò lo spirito. Questi sono i fiumi ritrovati nelle acque dell’Isonzo, fiume che attraversa il Friuli. A ciascun fiume è legata la nostalgia del poeta.
    Ora che è notte e il buio lo avvolge, la vita assomiglia a un cerchio (“corolla”) di buio e silenzio.

    oppure


    Tematica duplice ne I fiumi, una celebre poesia che compare nella raccolta L'Allegria (1931) in cui Giuseppe Ungaretti rievoca, con i propri ricordi personali, i fiumi che li hanno attraversati.
    Il primo tema è il recupero del passato attraverso la memoria e il secondo tema è il ristabilimento di un rapporto di armonia con il creato, che l’esperienza della guerra sembra aver infranto. Bagnandosi nelle acque dell’Isonzo, il poeta ha la sensazione di essere in piena sintonia con l’universo e con sé stesso. Ciò l'induce a ripensare a tutti i fiumi che ha conosciuto, simbolo delle diverse tappe della sua vita: il Serchio, legato alle vicende dei suoi avi, il Nilo, che lo ha visto crescere negli anni della fervida giovinezza egiziana, La Senna, che ha accompagnato la sua maturazione durante il periodo parigino.
    Nella prima parte della poesia il poeta descrive sè stesso immerso nella sua condizione esterna, ambientale, presso una dolina. Quindi descrive il suo stato d’animo di reduce dalla guerra. Disteso nel letto del fiume Isonzo si sente come una reliquia, un frammento superstite – e pertanto maggiormente prezioso – di un resto mortale, si sente come uno dei sassi levigati su cui cammina con movenze d'acrobata, sotto il sole, il cui calore benefico riceve con la stessa familiarità di un beduino.
    Ora affidato alle “mani” amorevoli dell’Isonzo il poeta si riconosce parte dell’universo, cosciente che il suo rammarico è frutto sempre di una disarmonia con il creato. Le acque del fiume lo lavano e lo purificano e gli danno una rara innocente felicità. Ungaretti rammenta i fiumi che hanno accompagnato la sua vita. Il Serchio, fiume della toscana, dove ha attinto l’acqua la sua stirpe. Il Nilo, che lo ha visto nascere e crescere adolescente. La Senna, il fiume di Parigi, dove il poeta ha conosciuto se stesso. Il ricordo di questi fiumi affolla la memoria nostalgica dell'uomo, ora che la sua vita è oscura e che sembra una collana di tenebre, perché «le tenebre della notte evocano l’immagine di una vita piena di incognite, racchiusa in un cerchio oscuro di timori e di presagi di morte.
     
    Top
    .
  4. grazie1000
     
    .

    User deleted


    davvero utile
     
    Top
    .
3 replies since 15/5/2009, 15:48   36246 views
  Share  
.