Eugenio Montale: I Limoni

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  1. <Petrosyan>
     
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    Ascoltami, i poeti laureati
    si muovono soltanto fra le piante
    dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
    lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
    fossi dove in pozzanghere
    mezzo seccate agguantanoi ragazzi
    qualche sparuta anguilla:
    le viuzze che seguono i ciglioni,
    discendono tra i ciuffi delle canne
    e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

    Meglio se le gazzarre degli uccelli
    si spengono inghiottite dall'azzurro:
    più chiaro si ascolta il susurro
    dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
    e i sensi di quest'odore
    che non sa staccarsi da terra
    e piove in petto una dolcezza inquieta.
    Qui delle divertite passioni
    per miracolo tace la guerra,
    qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
    ed è l'odore dei limoni.

    Vedi, in questi silenzi in cui le cose
    s'abbandonano e sembrano vicine
    a tradire il loro ultimo segreto,
    talora ci si aspetta
    di scoprire uno sbaglio di Natura,
    il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
    il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
    nel mezzo di una verità.
    Lo sguardo fruga d'intorno,
    la mente indaga accorda disunisce
    nel profumo che dilaga
    quando il giorno piú languisce.
    Sono i silenzi in cui si vede
    in ogni ombra umana che si allontana
    qualche disturbata Divinità.

    Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
    nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
    soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
    La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
    il tedio dell'inverno sulle case,
    la luce si fa avara - amara l'anima.
    Quando un giorno da un malchiuso portone
    tra gli alberi di una corte
    ci si mostrano i gialli dei limoni;
    e il gelo dei cuore si sfa,
    e in petto ci scrosciano
    le loro canzoni
    le trombe d'oro della solarità.

    Parafrasi

    I poeti più acclamati amano descrivere piante rare e usare termini difficili e preziosi.Io amo le strade che conducono ai fossati coperti di erba, dove i ragazzi in pozzanghere quasi asciutte catturano qualche rara anguilla; le piccole vie che costeggiano gli argini dei fossati discendono tra i canneti si immettono negli orti, tra le piante di limoni. Meglio se i gridi e lo stridere degli uccelli si dissolvono nell’azzurro del cielo; si percepisce più nitidamente il mormorio dei rami degli alberi di limoni nell’aria quasi immobile e l’intensità del profumo dei loro frutti,che è tutt’uno con la terra e con il suo odore e questo profumo riversa nel cuore una dolcezza carica di turbamento. In questi luoghi la guerra delle passioni, volte verso altre mete si acquieta, qui anche noi,che siamo persone semplici possiamo godere un po’ di ricchezza: l’odore dei limoni.
    In queste pause di silenzio nelle quali sembra che le cose rivelino all’uomo il loro segreto, talvolta in quegli istanti ci si aspetta di trovare un errore della natura, un varco, un filo che sia un mezzo per consentirci di conoscere la verità. L’uomo osserva la realtà con i sensi, la mente ricerca,collega,separa quello che le sensazioni le forniscono mentre il profumo dei limoni si espande su tutte le cose al calar della sera. In quei momenti di silenzio l’uomo ha l’illusione di vedere in ogni figura che si allontana, una divinità disturbata dalla sua presenza. Questa illusione termina quando il tempo ci riporta nelle città caotiche dove il cielo può essere osservato solo a tratti tra gli alti edifici. La pioggia percuote la terra; si intensifica la noia dell’inverno, la luce diminuisce e l’animo diventa malinconico.Ma da un mal chiuso portone si riescono a intravedere i frutti, si scioglie la tristezza del cuore e i limoni sono trombe d’oro che nel petto risuonano ridando solarità.

    Struttura e figure metriche della poesia

    La poesia è formata da quattro strofe composte da versi liberi con prevalenza di endecasillabi e settenari.
    Rime interne => Nella prima strofa la rima interna è laureati[v.1]/poco usati [v.3], che vuole sottolineare il concetto di determinare una caratteristica letteraria dei poeti laureati: l’utilizzo di parole non frequenti. Questa rima interna può nascondere anche un critica da parte del poeta.
    Rime => Nell’ultima strofa si può trovare la rima sfa [v.46] / solarità [v.49] che comunica un sentimento di speranza poiché l’amarezza dell’animo svanisce.

    La poesia

    In questa poesia viene espresso il concetto di poeti laureati.Ma chi sono per Montale? Secondo Montale i poeti laureati nelle loro liriche utilizzano immagini particolari,come viene riportato dal poeta ad esempio piante poco conosciute;mentre i poeti antiaulici, di cui si sente far parte lo stesso Montale,nelle loro liriche utilizzano immagini umili e quotidiane: pozzi, anguille, limoni...







    MONTALE : I LIMONI

    ANALISI DEL TESTO

    Tono discorsivo e colloquiale: Rivolgendosi direttamente al lettore, in forma pacata e quasi confidenziale ("Ascoltami"), il poeta introduce un tono discorsivo e sommesso, che corrisponde ai contenuti e alle caratteristiche della sua poesia; una poesia che tende alla colloquialità (ancora "Vedi", con cui si apre simmetricamente la terza strofa), senza rinunciare alle spezzature e sprezzature del parlato, come al v. 4: "Io, per me, amo le strade" (anche se il discorso può poi impennarsi nell'uso raro e ricercato di un termine, come la particolare accezione di " riescono agli ", sostituito alla precedente stesura "portano nei fossi / erbosi", con l'ulteriore ricorso alla figura retorica dell'anastrofe).

    Rifiuto della poesia aulica: Il significato programmatico del testo consiste nel rifiuto di una versificazione aulica e sublime, qual è quella, ufficiale e tradizionale, propria dei "poeti laureati", fatta di nobili presenze e di termini selezionati. Ad essa Montale contrappone una realtà comune, costituita da un paesaggio povero e scabro, che vive di presenze consuete e concrete: "erbosi / fossi ", " pozzanghere / mezzo seccate " (con " qualche sparuta anguilla "), " viuzze ", " ciglioni ", " ciuffi delle canne ", " orti ".

    La parola concreta e oggettiva: E' questo il percorso della poesia indicato da Montale, che (sulla linea proposta dal Pascoli) rifiuta l'uso generico e indeterminato della parola, ma se ne serve per indicare con precisione cose e oggetti dalla fisionomia specifica, nettamente individuale e determinata. Al culmine si pone qui l'immagine risolutiva e simbolica dei "limoni", emblema di una realtà nuda e aspra, ma intensamente viva e colorata.

    La natura: La natura descritta in questi versi è una realtà tangibile e animata, seppure nell'immobilità quasi stagnante di un'atmosfera che resta strettamente legata alla sua dimensione terrena, quasi per il timore di smarrirsi in orizzonti troppo vasti e indefiniti. Lontano resta l'"azzurro", in cui le <

    Realtà elementare e aspra: Solo in questa realtà, così elementare e brulla, è possibile strappare ("a noi poveri") un po' di pace e di felicità ("la nostra parte di ricchezza"), che consiste appunto, emblematicamente, nell'"odore dei limoni"; un "odore" (con evidente ripresa del termine dal v. 15) e una "ricchezza" che sono ugualmente lontani dalla profondità del cielo (l'astrazione di una poesia in cui il soggetto si pone in immediato contatto con l'assoluto) e dal clamore del mondo, dalle "passioni" e dalla "guerra" della storia, con una significativa reminiscenza gozzaniana (dai vv. 181-198 della Signorina Felicita, T67, e in particolare dal v. 197: "Meglio fuggire dalla guerra atroce ").

    Significato esistenziale: Nel denso e gravido silenzio della natura, le "cose" sembrano abbandonarsi, come se fossero sul punto di rivelare il "segreto " della loro elementare presenza, lasciando intravedere " il punto " o " il filo " da cui sdipanare il misterioso e incomprensibile disegno dell'esistenza. Come ha scritto Guglielminetti, " la tematica povera di Montale si rivela capace d'insospettabili aperture metafisíche. La scelta di argomenti minori, in altri termini, è in funzione della loro allusività al significato ultimo dell'esistenza: la ricerca d'una verità che sia in grado di rendere ragione delle pause e degli intervalli in cui si libera talora la vita autentica della Natura".

    Difficoltà e limiti della conoscenza: Solo di qui, da questa riduzione al "grado zero" di una nuda ed essenziale realtà, quasi vicina alle ragioni di una identità originaria e immutabile, sembra potersi aprire un varco alla conoscenza: quella, difficile e faticosa, cui allude in particolare il v. 31 (<>), in cui l'assenza di punteggiatura sottolinea il carattere affannoso dell'operazione, mentre l'ultimo verbo ne vanifica lo sforzo. Anche gli spiragli che parevano aprirsi non lasciano scorgere, in fondo, la chiarezza di alcuna luce: l'immagine del divino che in queste "epifanie" sembra di scorgere nella natura è ingannevole.

    L'esaurirsi delle speranze: L'avversativa del v. 37 segna infatti il chiudersi di ogni prospettiva di speranza ("Ma l'illusione manca…"), che non a caso coincide con il mutare del paesaggio: alla campagna immersa nella calura estiva si sovrappone (e si sostituisce) "il tempo/nelle città" ("rumorose", e quindi tali da impedire ogni capacità di attenzione e di concentrazione), dove la natura è scomparsa e anche il cielo, l' azzurro si mostra/ soltanto a pezzi"; la pioggia autunnale e "il tedio dell'inverno sulle case" soffocano la vita, togliendo la luce alle cose e portando la morte nell'"anima" (si noti il bisticcio " avara " / " amara "). Ma nell'alterna vicenda delle stagioni, e nel loro significato esistenziale, la scoperta dei "gialli dei limoni", che si intravedono all'interno di un cortile, riporta il calore della vita e la felicità di una rinata illusione.

    Il rinascere dell'illusione: E' una delle poche poesie dì Montale cui si possa attribuire, alla fine, un significato e un messaggio posìtivi, in quanto lasciano aperta una prospettiva di speranza; ma la speranza consiste unicamente, in Montale, nell'estrema riduzione dell'oggetto del desiderio, in un elemento povero e comune, su cui concentrare, simbolicamente, le certezze limitate di un'effimera gioia, senza ulteriori attese di palingenesi e di rinnovamenti.
     
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    CITAZIONE (<Petrosyan> @ 13/5/2009, 16:14) 
    Ascoltami, i poeti laureati
    si muovono soltanto fra le piante
    dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
    lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
    fossi dove in pozzanghere
    mezzo seccate agguantanoi ragazzi
    qualche sparuta anguilla:
    le viuzze che seguono i ciglioni,
    discendono tra i ciuffi delle canne
    e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

    Meglio se le gazzarre degli uccelli
    si spengono inghiottite dall'azzurro:
    più chiaro si ascolta il susurro
    dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
    e i sensi di quest'odore
    che non sa staccarsi da terra
    e piove in petto una dolcezza inquieta.
    Qui delle divertite passioni
    per miracolo tace la guerra,
    qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
    ed è l'odore dei limoni.

    Vedi, in questi silenzi in cui le cose
    s'abbandonano e sembrano vicine
    a tradire il loro ultimo segreto,
    talora ci si aspetta
    di scoprire uno sbaglio di Natura,
    il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
    il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
    nel mezzo di una verità.
    Lo sguardo fruga d'intorno,
    la mente indaga accorda disunisce
    nel profumo che dilaga
    quando il giorno piú languisce.
    Sono i silenzi in cui si vede
    in ogni ombra umana che si allontana
    qualche disturbata Divinità.

    Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
    nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
    soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
    La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
    il tedio dell'inverno sulle case,
    la luce si fa avara - amara l'anima.
    Quando un giorno da un malchiuso portone
    tra gli alberi di una corte
    ci si mostrano i gialli dei limoni;
    e il gelo dei cuore si sfa,
    e in petto ci scrosciano
    le loro canzoni
    le trombe d'oro della solarità.

    Parafrasi

    I poeti più acclamati amano descrivere piante rare e usare termini difficili e preziosi.Io amo le strade che conducono ai fossati coperti di erba, dove i ragazzi in pozzanghere quasi asciutte catturano qualche rara anguilla; le piccole vie che costeggiano gli argini dei fossati discendono tra i canneti si immettono negli orti, tra le piante di limoni. Meglio se i gridi e lo stridere degli uccelli si dissolvono nell’azzurro del cielo; si percepisce più nitidamente il mormorio dei rami degli alberi di limoni nell’aria quasi immobile e l’intensità del profumo dei loro frutti,che è tutt’uno con la terra e con il suo odore e questo profumo riversa nel cuore una dolcezza carica di turbamento. In questi luoghi la guerra delle passioni, volte verso altre mete si acquieta, qui anche noi,che siamo persone semplici possiamo godere un po’ di ricchezza: l’odore dei limoni.
    In queste pause di silenzio nelle quali sembra che le cose rivelino all’uomo il loro segreto, talvolta in quegli istanti ci si aspetta di trovare un errore della natura, un varco, un filo che sia un mezzo per consentirci di conoscere la verità. L’uomo osserva la realtà con i sensi, la mente ricerca,collega,separa quello che le sensazioni le forniscono mentre il profumo dei limoni si espande su tutte le cose al calar della sera. In quei momenti di silenzio l’uomo ha l’illusione di vedere in ogni figura che si allontana, una divinità disturbata dalla sua presenza. Questa illusione termina quando il tempo ci riporta nelle città caotiche dove il cielo può essere osservato solo a tratti tra gli alti edifici. La pioggia percuote la terra; si intensifica la noia dell’inverno, la luce diminuisce e l’animo diventa malinconico.Ma da un mal chiuso portone si riescono a intravedere i frutti, si scioglie la tristezza del cuore e i limoni sono trombe d’oro che nel petto risuonano ridando solarità.

    Struttura e figure metriche della poesia

    La poesia è formata da quattro strofe composte da versi liberi con prevalenza di endecasillabi e settenari.
    Rime interne => Nella prima strofa la rima interna è laureati[v.1]/poco usati [v.3], che vuole sottolineare il concetto di determinare una caratteristica letteraria dei poeti laureati: l’utilizzo di parole non frequenti. Questa rima interna può nascondere anche un critica da parte del poeta.
    Rime => Nell’ultima strofa si può trovare la rima sfa [v.46] / solarità [v.49] che comunica un sentimento di speranza poiché l’amarezza dell’animo svanisce.

    La poesia

    In questa poesia viene espresso il concetto di poeti laureati.Ma chi sono per Montale? Secondo Montale i poeti laureati nelle loro liriche utilizzano immagini particolari,come viene riportato dal poeta ad esempio piante poco conosciute;mentre i poeti antiaulici, di cui si sente far parte lo stesso Montale,nelle loro liriche utilizzano immagini umili e quotidiane: pozzi, anguille, limoni...







    MONTALE : I LIMONI

    ANALISI DEL TESTO

    Tono discorsivo e colloquiale: Rivolgendosi direttamente al lettore, in forma pacata e quasi confidenziale ("Ascoltami"), il poeta introduce un tono discorsivo e sommesso, che corrisponde ai contenuti e alle caratteristiche della sua poesia; una poesia che tende alla colloquialità (ancora "Vedi", con cui si apre simmetricamente la terza strofa), senza rinunciare alle spezzature e sprezzature del parlato, come al v. 4: "Io, per me, amo le strade" (anche se il discorso può poi impennarsi nell'uso raro e ricercato di un termine, come la particolare accezione di " riescono agli ", sostituito alla precedente stesura "portano nei fossi / erbosi", con l'ulteriore ricorso alla figura retorica dell'anastrofe).

    Rifiuto della poesia aulica: Il significato programmatico del testo consiste nel rifiuto di una versificazione aulica e sublime, qual è quella, ufficiale e tradizionale, propria dei "poeti laureati", fatta di nobili presenze e di termini selezionati. Ad essa Montale contrappone una realtà comune, costituita da un paesaggio povero e scabro, che vive di presenze consuete e concrete: "erbosi / fossi ", " pozzanghere / mezzo seccate " (con " qualche sparuta anguilla "), " viuzze ", " ciglioni ", " ciuffi delle canne ", " orti ".

    La parola concreta e oggettiva: E' questo il percorso della poesia indicato da Montale, che (sulla linea proposta dal Pascoli) rifiuta l'uso generico e indeterminato della parola, ma se ne serve per indicare con precisione cose e oggetti dalla fisionomia specifica, nettamente individuale e determinata. Al culmine si pone qui l'immagine risolutiva e simbolica dei "limoni", emblema di una realtà nuda e aspra, ma intensamente viva e colorata.

    La natura: La natura descritta in questi versi è una realtà tangibile e animata, seppure nell'immobilità quasi stagnante di un'atmosfera che resta strettamente legata alla sua dimensione terrena, quasi per il timore di smarrirsi in orizzonti troppo vasti e indefiniti. Lontano resta l'"azzurro", in cui le <

    Realtà elementare e aspra: Solo in questa realtà, così elementare e brulla, è possibile strappare ("a noi poveri") un po' di pace e di felicità ("la nostra parte di ricchezza"), che consiste appunto, emblematicamente, nell'"odore dei limoni"; un "odore" (con evidente ripresa del termine dal v. 15) e una "ricchezza" che sono ugualmente lontani dalla profondità del cielo (l'astrazione di una poesia in cui il soggetto si pone in immediato contatto con l'assoluto) e dal clamore del mondo, dalle "passioni" e dalla "guerra" della storia, con una significativa reminiscenza gozzaniana (dai vv. 181-198 della Signorina Felicita, T67, e in particolare dal v. 197: "Meglio fuggire dalla guerra atroce ").

    Significato esistenziale: Nel denso e gravido silenzio della natura, le "cose" sembrano abbandonarsi, come se fossero sul punto di rivelare il "segreto " della loro elementare presenza, lasciando intravedere " il punto " o " il filo " da cui sdipanare il misterioso e incomprensibile disegno dell'esistenza. Come ha scritto Guglielminetti, " la tematica povera di Montale si rivela capace d'insospettabili aperture metafisíche. La scelta di argomenti minori, in altri termini, è in funzione della loro allusività al significato ultimo dell'esistenza: la ricerca d'una verità che sia in grado di rendere ragione delle pause e degli intervalli in cui si libera talora la vita autentica della Natura".

    Difficoltà e limiti della conoscenza: Solo di qui, da questa riduzione al "grado zero" di una nuda ed essenziale realtà, quasi vicina alle ragioni di una identità originaria e immutabile, sembra potersi aprire un varco alla conoscenza: quella, difficile e faticosa, cui allude in particolare il v. 31 (<>), in cui l'assenza di punteggiatura sottolinea il carattere affannoso dell'operazione, mentre l'ultimo verbo ne vanifica lo sforzo. Anche gli spiragli che parevano aprirsi non lasciano scorgere, in fondo, la chiarezza di alcuna luce: l'immagine del divino che in queste "epifanie" sembra di scorgere nella natura è ingannevole.

    L'esaurirsi delle speranze: L'avversativa del v. 37 segna infatti il chiudersi di ogni prospettiva di speranza ("Ma l'illusione manca…"), che non a caso coincide con il mutare del paesaggio: alla campagna immersa nella calura estiva si sovrappone (e si sostituisce) "il tempo/nelle città" ("rumorose", e quindi tali da impedire ogni capacità di attenzione e di concentrazione), dove la natura è scomparsa e anche il cielo, l' azzurro si mostra/ soltanto a pezzi"; la pioggia autunnale e "il tedio dell'inverno sulle case" soffocano la vita, togliendo la luce alle cose e portando la morte nell'"anima" (si noti il bisticcio " avara " / " amara "). Ma nell'alterna vicenda delle stagioni, e nel loro significato esistenziale, la scoperta dei "gialli dei limoni", che si intravedono all'interno di un cortile, riporta il calore della vita e la felicità di una rinata illusione.

    Il rinascere dell'illusione: E' una delle poche poesie dì Montale cui si possa attribuire, alla fine, un significato e un messaggio posìtivi, in quanto lasciano aperta una prospettiva di speranza; ma la speranza consiste unicamente, in Montale, nell'estrema riduzione dell'oggetto del desiderio, in un elemento povero e comune, su cui concentrare, simbolicamente, le certezze limitate di un'effimera gioia, senza ulteriori attese di palingenesi e di rinnovamenti.
     
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