Il dialogo con gli ebrei alle radici della fede Cristiana

Il 17 gennaio la Chiesa in Italia celebra la "Giornata dell'ebraismo"

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  1. max2001
     
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    Il 17 gennaio la Chiesa in Italia celebra la "Giornata dell'ebraismo"

    Il dialogo con gli ebrei
    alle radici della fede cristiana



    Norbert Hofmann
    Segretario della commissione
    per i rapporti religiosi con l'ebraismo

    Il dialogo della Chiesa cattolica con l'ebraismo ha a che fare con l'identità cristiana stessa, poiché il cristianesimo ha radici ebree. Gesù era ebreo e legato alla tradizione ebraica. Maria di Nazaret e gli apostoli erano ebrei, segnati dalla cultura e dalla religione ebraica. La dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate (N. 4) ribadisce questo fatto inserendolo nel più ampio contesto del pensiero paolino: "Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: "dei quali è l'adozione a figliuoli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è Cristo secondo la carne" (Rom 9, 4-5), Figlio di Maria Vergine. Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli Apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo". La Sacra Scrittura è stata redatta nel contesto della tradizione ebraica ed è in tale contesto che essa può essere meglio compresa. Dio ci ha donato la sua Parola fattasi uomo nel contesto della tradizione ebraica. Nella storia della salvezza, non è un caso che Dio si sia fatto uomo nel popolo ebraico.
    Dal tempo di Gesù, l'ebraismo ha conosciuto sviluppi e cambiamenti. Ma l'elemento essenziale è sempre la Tora come Parola rivelata di Dio, insieme alla sua interpretazione, al nesso tra tradizione scritta e orale, al compimento della volontà di Dio conformemente alla Scrittura, al rispetto di quei principî etici espressi nella Bibbia per una vita riuscita nel giusto rapporto con Dio. L'ebraismo odierno attinge alla ricca tradizione del passato e si sforza di attuarla nel presente. Se guardiamo alle singole correnti e agli sviluppi dell'ebraismo odierno constatiamo una situazione varia. "L'ebraismo" come entità astratta normativa non sembra esistere; ci sono tuttavia singoli individui, comunità, associazioni che vivono da una tradizione comune e condivisa. Dato che il cristianesimo ha radici ebree, il dialogo tra cattolici ed ebrei non deve rappresentare un'opzione. Il dialogo è fondamentale per i cristiani. Dal punto di vista teologico, noi abbiamo bisogno dell'ebraismo.
    Oggi, 17 gennaio, la Chiesa in Italia celebra la "Giornata dell'ebraismo", come espressione del grande valore attribuito all'ebraismo dalla Chiesa cattolica. È un'occasione per riprendere coscienza delle radici ebree della nostra fede cristiana e per ricordare e far conoscere il dialogo attuale con l'ebraismo. Non è solo la CEI ad aver introdotto la "Giornata dell'ebraismo", ma anche quella polacca e quella austriaca.
    Papa Benedetto XVI, tramite il cardinale Segretario di Stato, ha incaricato la Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo di condurre un sondaggio sull'introduzione di una "Giornata dell'ebraismo" al livello delle Conferenze episcopali nei paesi in cui grandi comunità ebraiche sono in dialogo con la Chiesa cattolica. La maggior parte delle Conferenze episcopali si è espressa a favore dell'iniziativa. Nei Paesi Bassi, la Conferenza episcopale ha preso da sola la decisione di introdurre una "Giornata dell'ebraismo". La Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo è lieta di questo evento e invia un suo rappresentante a leggere il messaggio del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il cardinale Walter Kasper. Negli ultimi anni il dialogo con l'ebraismo ha compiuto grandi passi. Esemplare dal punto di vista degli sforzi intrapresi, degli incontri e delle attività della Commissione è il dialogo con il Grande Rabbinato di Israele. Dal giugno del 2002 sono stati avviati contatti tra questo e la Commissione. Un primo impulso decisivo per lo sviluppo di tali contatti è stato dato da Giovanni Paolo II, che, durante la sua visita in Israele, ha dimostrato la volontà di allacciare un dialogo con le istituzioni ebraiche. Nel novembre del 2001, anche il cardinale Kasper si è recato in Terra Santa ed ha ribadito la disponibilità del Vaticano di intavolare con gli ebrei un dialogo fruttuoso. È comprensibile che tale dialogo comporti difficoltà specifiche: Israele è l'unico Paese in cui una minoranza cristiana si trova a vivere insieme ad una maggioranza ebrea; molti problemi sono legati alla rispettiva appartenenza etnica. In tal senso, Giovanni Paolo II aveva ragione nel dire, durante un'udienza privata per i due Gran Rabbini d'Israele, che questo dialogo è un segno di grande speranza. Il dialogo con l'ebraismo in Israele ha prodotto risultati incoraggianti. Fino ad oggi, hanno avuto luogo sette riunioni e la prossima è prevista a Roma dal 9 all'11 marzo. Le due città, Gerusalemme e Roma, sono state scelte come luogo di riunione in base alle rispettive tradizioni religiose. La delegazione ebrea del Grande Rabbinato si compone di rabbini ortodossi. L'ebraismo ortodosso mostra nell'insieme una maggiore apertura e disponibilità al dialogo e sempre più accetta di discutere questioni religiose. Il dialogo con il Grande Rabbinato di Israele diventa pertanto la porta di accesso all'ebraismo ortodosso della diaspora nel suo insieme, che si trova al di fuori dello Stato di Israele.
    Non dobbiamo scordarci che la riconciliazione e la mutua comprensione nella auspicata amicizia tra ebrei e cristiani è opera dello Spirito Santo. In questo senso, dobbiamo essere grati a Dio, che si è rivelato innanzitutto al popolo di Israele ma che si è donato nel suo amore infinito a tutta l'umanità nella persona di Gesù Cristo. Dio è all'opera quando ebrei e cristiani riescono ad essere insieme testimoni del Suo amore per l'umanità. È questo il vero senso profondo della odierna "Giornata dell'Ebraismo".

    L'Osservatore Romano - 17 gennaio 2008
     
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